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Ricorso patteggiamento e confisca: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la confisca di un bene, disposta nell’ambito di una sentenza di patteggiamento. La Corte ha ribadito che il ricorso patteggiamento non può essere utilizzato per contestare la ricostruzione dei fatti, ma solo per vizi specifici previsti dalla legge, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile l’impugnazione sulla confisca

L’ordinanza n. 6208/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso patteggiamento, specialmente quando l’oggetto della contestazione è un provvedimento di confisca. La decisione sottolinea come l’appello alla Suprema Corte, in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti, non possa trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma debba rimanere confinato entro i rigidi paletti normativi.

Il Caso in Esame: La Confisca nel Contesto del Patteggiamento

Il caso trae origine dal ricorso di un soggetto che, dopo aver definito la propria posizione con un patteggiamento, ha impugnato la sentenza davanti alla Corte di Cassazione. L’oggetto della doglianza non era la pena concordata, ma la confisca di un bilancino di precisione, disposta ai sensi dell’art. 240 del codice penale in quanto bene utilizzato per commettere il reato. Il ricorrente sosteneva, in sintesi, l’inutilità di tale strumento ai fini del reato contestato, cercando di ottenere una lettura alternativa dei fatti che ne escludesse la confisca.

I Limiti del Ricorso Patteggiamento in Cassazione

La questione centrale affrontata dalla Corte riguarda l’ammissibilità di un ricorso patteggiamento che mira a una rivalutazione degli elementi di fatto. La normativa di riferimento, in particolare l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, delinea un ambito di impugnazione molto ristretto per le sentenze di patteggiamento. Non è possibile, in questa sede, rimettere in discussione la ricostruzione del fatto o l’accertamento della responsabilità, che sono stati cristallizzati con l’accordo tra accusa e difesa.
Il ricorso è consentito solo per motivi specifici, come l’erronea qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena applicata, ma non per contestare la valutazione fattuale che ha portato, ad esempio, alla confisca di un bene strumentale al reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con motivazioni nette e lineari. I giudici hanno evidenziato come le censure del ricorrente fossero “generiche” e dirette unicamente a “sollecitare una diversa ricostruzione del fatto non consentita in sede di ricorso per cassazione”.
La Corte ha ribadito che l’appello contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 444 c.p.p. non può avere ad oggetto l’accertamento del fatto e la valutazione della pertinenza dei beni confiscati, soprattutto quando l’utilizzo di tali beni per la commissione del reato era già menzionato nell’imputazione accettata con il patteggiamento.
Di conseguenza, stante l’inammissibilità, la Corte ha applicato l’art. 616 del codice di procedura penale, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il patteggiamento è una scelta che comporta una rinuncia a contestare nel merito le accuse. L’impugnazione successiva è un rimedio eccezionale, non una nuova opportunità per rimettere in discussione i fatti. La decisione serve da monito, evidenziando che i tentativi di superare i limiti imposti dalla legge per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento non solo sono destinati al fallimento, ma comportano anche significative conseguenze economiche per il ricorrente. Chi opta per il rito alternativo deve essere consapevole delle sue implicazioni, inclusa la quasi definitività delle statuizioni accessorie come la confisca.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti in un ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso avverso una sentenza di patteggiamento ha un ambito di impugnazione molto ristretto e non consente di sollecitare una diversa ricostruzione del fatto, che si considera accettata con l’accordo sulla pena.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Secondo l’art. 616 c.p.p., la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della cassa delle ammende, il cui importo è determinato dal giudice.

Perché la confisca del bilancino è stata confermata in questo caso?
La confisca è stata confermata perché le censure del ricorrente sono state ritenute generiche e volte a un riesame del fatto, non consentito in sede di legittimità. L’utilizzo del bene per la commissione del reato era già parte dell’imputazione accettata con il patteggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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