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Ricorso patteggiamento appello: i limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello. La decisione si fonda sul principio che le doglianze relative alla quantificazione della pena, già concordata tra le parti, non rientrano tra i motivi consentiti per l’impugnazione, salvo il caso di illegalità della sanzione. Il ricorso patteggiamento appello è ammesso solo per vizi del consenso o per difformità tra l’accordo e la sentenza.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento Appello: Quando è Possibile Impugnare la Sentenza?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 11146 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso patteggiamento appello. Questa decisione stabilisce con fermezza che, una volta raggiunto un accordo sulla pena tra le parti e ratificato dal giudice, non è più possibile contestarne la misura, a meno che non sussistano specifici vizi procedurali. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte di Appello di Napoli. Quest’ultima, accogliendo una richiesta concorde delle parti, aveva applicato la pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione e 2.000 euro di multa per il reato di rapina.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione lamentando un unico motivo: l’omessa motivazione riguardo alla determinazione della pena. A suo dire, i giudici di appello avrebbero applicato una pena base superiore al minimo legale senza fornire adeguate spiegazioni.

I Limiti del Ricorso Patteggiamento Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza. Il cosiddetto ‘patteggiamento in appello’, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta un negozio processuale. Le parti, esercitando il potere dispositivo loro riconosciuto dalla legge, stipulano liberamente un accordo che, una volta consacrato nella decisione del giudice, non può essere modificato unilateralmente.

L’impugnazione di una tale sentenza è consentita solo per motivi tassativamente previsti, quali:

* Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
* Vizi relativi al consenso del pubblico ministero.
* Contenuto della sentenza difforme rispetto a quanto concordato.
* Illegalità della pena applicata (ad esempio, una pena fuori dai limiti edittali).

Qualsiasi doglianza relativa alla congruità o alla determinazione della pena, se questa rientra nei limiti legali ed è frutto dell’accordo, è da considerarsi inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso proposto per motivi non consentiti dalla legge. Ha inoltre sottolineato la genericità delle argomentazioni del ricorrente, che non si sono confrontate con le ragioni addotte dai giudici di merito.

La Corte territoriale, infatti, si era limitata a ratificare l’accordo intervenuto tra le parti, valutandone la congruità e l’assenza di cause di proscioglimento evidenti. Di conseguenza, l’appello è stato dichiarato inammissibile. In applicazione dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, ravvisando una colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura pattizia dell’istituto. Accettando il concordato, le parti rinunciano a contestare il merito della decisione, compresa la quantificazione della pena, in cambio di un esito processuale certo e spesso più favorevole. Permettere a una delle parti di rimettere in discussione la misura della pena concordata significherebbe snaturare l’essenza stessa dell’accordo, trasformandolo in un atto unilaterale e vanificando la sua funzione deflattiva. La Corte ha chiarito che il potere dispositivo delle parti, una volta esercitato e approvato dal giudice, crea un vincolo che non può essere sciolto se non per i gravi vizi procedurali già menzionati. Le critiche sulla misura della pena base, essendo parte integrante dell’accordo, non costituiscono un valido motivo di ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la stabilità delle sentenze emesse a seguito di patteggiamento in appello. Le parti e i loro difensori devono essere pienamente consapevoli che la scelta di accedere a tale rito comporta una rinuncia quasi totale a future impugnazioni sul merito della pena. La decisione finale è un monito: il ricorso patteggiamento appello non è uno strumento per tentare di ottenere un ulteriore sconto di pena, ma un mezzo di impugnazione straordinario, limitato alla verifica della legalità e della corretta formazione dell’accordo processuale.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento in appello perché si ritiene la pena troppo alta?
No. Secondo l’ordinanza, le doglianze relative alla determinazione della pena concordata sono inammissibili, a meno che la sanzione non sia palesemente illegale. L’accordo sulla pena è un negozio processuale che, una volta accettato, non può essere modificato unilateralmente.

Quali sono gli unici motivi validi per un ricorso contro una sentenza emessa ex art. 599-bis cod. proc. pen.?
Il ricorso è ammissibile solo se si contestano vizi relativi alla formazione della volontà di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero, o se la pronuncia del giudice è difforme rispetto a quanto concordato tra le parti.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile contro un patteggiamento in appello?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, qualora si ravvisino profili di colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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