LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso misure prevenzione: i limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di prevenzione personale (sorveglianza speciale). La Corte chiarisce che il ricorso per cassazione per misure di prevenzione è consentito solo per violazione di legge e non per contestare la valutazione del giudice sulla pericolosità sociale del soggetto, a meno che la motivazione non sia totalmente assente o meramente apparente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Misure di Prevenzione: Quando il Merito è Fuori Gioco

Quando si parla di ricorso per cassazione per misure di prevenzione, è fondamentale comprendere i confini precisi entro cui la Suprema Corte può operare. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio cardine: il giudizio di legittimità non è la sede per ridiscutere la pericolosità sociale di un individuo, ma solo per verificare la corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso di un soggetto contro un decreto della Corte d’Appello che aveva confermato l’applicazione nei suoi confronti della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, con annesso obbligo di soggiorno. L’unico motivo di doglianza sollevato dal ricorrente riguardava la valutazione della sua attuale pericolosità sociale, ritenuta scorretta e immotivata dalla difesa. In sostanza, si chiedeva alla Corte di Cassazione di entrare nel merito della decisione e di riesaminare gli elementi di fatto che avevano portato i giudici dei gradi precedenti a considerare il soggetto socialmente pericoloso.

I Limiti del Ricorso per Cassazione nelle Misure di Prevenzione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un’interpretazione rigorosa delle norme che regolano l’impugnazione in questo specifico settore. La chiave di volta si trova nel combinato disposto degli articoli 10 e 27 del D.Lgs. 159/2011 (il cosiddetto Codice Antimafia). Queste norme stabiliscono in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione avverso i decreti in materia di misure di prevenzione è ammesso esclusivamente per violazione di legge.

Questo significa che non è possibile contestare davanti alla Cassazione:

* L’interpretazione dei fatti data dai giudici di merito.
* La logicità o la coerenza della motivazione, a meno che non sia del tutto assente.

La Differenza tra Vizio di Motivazione e Violazione di Legge

È cruciale capire questa distinzione. Un vizio di motivazione (come l’illogicità manifesta, prevista dall’art. 606, lett. e, cod. proc. pen.) attiene al percorso argomentativo del giudice. La violazione di legge, invece, riguarda un errore nell’applicazione di una norma. Secondo la Corte, nel campo delle misure di prevenzione, solo il secondo tipo di errore può essere fatto valere. L’unico caso in cui un problema di motivazione diventa rilevante è quando essa è inesistente o meramente apparente, poiché ciò si traduce in una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti, imposto dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha osservato che contestare la ‘correttezza della motivazione in riferimento alla sussistenza di un’attuale pericolosità sociale’ equivale a chiedere un nuovo giudizio sui fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Il ricorso non lamentava un’errata applicazione delle norme, ma un presunto errore di valutazione da parte della Corte d’Appello. Di conseguenza, il motivo di ricorso non rientrava tra quelli ammessi dalla legge.

I giudici hanno quindi ribadito il principio, consolidato anche da sentenze delle Sezioni Unite, secondo cui il sindacato sulla motivazione in tema di misure di prevenzione è limitato al caso estremo di motivazione assente o apparente. Poiché nel caso di specie la sentenza impugnata presentava una motivazione completa, sebbene contestata nel merito dal ricorrente, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato e quindi inammissibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione in commento offre una lezione chiara: chi intende impugnare in Cassazione un provvedimento applicativo di una misura di prevenzione deve concentrare le proprie censure su specifiche violazioni di legge. Tentare di ottenere una rivalutazione del quadro fattuale o della pericolosità sociale è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

In materia di misure di prevenzione, è possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla pericolosità sociale?
No, l’ordinanza chiarisce che il ricorso per cassazione è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare l’apprezzamento dei fatti, come la valutazione sulla sussistenza della pericolosità sociale, a meno che la motivazione del giudice sia totalmente assente o meramente apparente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso per cassazione dichiarato inammissibile in questo ambito?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso di specie, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

Qual è la differenza tra un vizio di ‘violazione di legge’ e un vizio di motivazione nel contesto delle misure di prevenzione?
La ‘violazione di legge’ si verifica quando un giudice interpreta o applica una norma giuridica in modo errato. Il ‘vizio di motivazione’, invece, riguarda la logicità del ragionamento del giudice sui fatti. Nel caso delle misure di prevenzione, solo il primo tipo di vizio può essere fatto valere in Cassazione, salvo il caso di motivazione inesistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati