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Ricorso misure di prevenzione: i limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di prevenzione di sorveglianza speciale. Il motivo risiede nella genericità del ricorso e nei limiti del giudizio di legittimità, che non ammette censure sul merito della valutazione dei giudici, ma solo per violazione di legge. Il ricorso per cassazione misure di prevenzione deve essere specifico e non limitarsi a criticare la motivazione.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Misure di Prevenzione: Quando è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i severi limiti del ricorso per cassazione misure di prevenzione. Questa decisione offre un importante chiarimento sulla differenza tra violazione di legge, unico motivo di ricorso ammissibile, e vizio di motivazione, che invece non consente l’accesso al giudizio di legittimità se non in casi estremi. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le ragioni dietro una dichiarazione di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Un soggetto, destinatario di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno, decideva di impugnare il decreto della Corte d’Appello che aveva confermato tale misura. Il ricorrente si rivolgeva alla Corte di Cassazione lamentando un vizio di motivazione. Nello specifico, sosteneva che la valutazione sull’attualità della sua pericolosità sociale fosse viziata da un’erronea indicazione dei suoi precedenti penali da parte della Corte d’Appello.

I Limiti del Ricorso per Cassazione Misure di Prevenzione

La Suprema Corte, prima di entrare nel merito del ricorso, ha richiamato un principio consolidato (ius receptum) nel nostro ordinamento. Nel procedimento di prevenzione, il ricorso per Cassazione è ammesso solo ed esclusivamente per violazione di legge, come stabilito dall’art. 10, comma 2, del D.Lgs. 159/2011 (il cosiddetto Codice Antimafia).

Questo significa che non è possibile contestare davanti alla Cassazione l’analisi dei fatti o la valutazione delle prove compiuta dal giudice di merito. Sono escluse le censure relative al vizio di motivazione, come previsto dall’art. 606, comma 1, lettera e), del codice di procedura penale.
L’unica eccezione si verifica quando la motivazione è talmente carente da equivalere a una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti. Ciò accade solo se la motivazione è:

* Inesistente o meramente apparente;
* Priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e logicità;
* Caratterizzata da argomentazioni talmente scoordinate da rendere impossibile comprendere il ragionamento del giudice.

In sostanza, non si può chiedere alla Cassazione di rivalutare la pericolosità di un soggetto, ma solo di verificare se il giudice ha applicato correttamente la legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per la sua manifesta infondatezza e genericità. Il motivo di ricorso presentato dal soggetto era stato giudicato generico e indeterminato perché si limitava a lamentare un errore nell’indicazione dei precedenti penali, senza però documentarlo adeguatamente né specificare come tale presunto errore costituisse una violazione di legge.

Secondo gli Ermellini, il ricorrente non ha individuato un vizio rientrante tra quelli ammessi, ma ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione del merito della sua pericolosità sociale. Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il ricorso, pertanto, non superava il vaglio preliminare di ammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso e consolidato. Chi intende proporre un ricorso per cassazione avverso una misura di prevenzione deve essere consapevole dei limiti stringenti imposti dalla legge. Le implicazioni pratiche sono chiare: non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione del giudice di merito. È necessario, invece, individuare uno specifico errore di diritto, una palese violazione di una norma procedurale o sostanziale.

Qualsiasi tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti o la congruità della motivazione, se non nei casi patologici di motivazione assente o totalmente illogica, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La conseguenza, come in questo caso, è non solo la conferma del provvedimento impugnato, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quali sono gli unici motivi per cui si può fare ricorso in Cassazione contro una misura di prevenzione?
L’unico motivo ammesso dalla legge è la ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare la valutazione dei fatti o la motivazione della decisione, a meno che quest’ultima sia completamente assente, puramente apparente o talmente illogica da non essere comprensibile.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato considerato inammissibile perché era generico e indeterminato. Il ricorrente lamentava un errore nell’indicazione dei suoi precedenti penali ma senza documentarlo, e soprattutto cercava di ottenere una nuova valutazione nel merito della sua pericolosità sociale, un’attività che non compete alla Corte di Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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