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Ricorso inammissibile: vizi di motivazione esclusi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva respinto l’istanza di revoca di una misura di prevenzione (sorveglianza speciale). Il motivo del ricorso si basava esclusivamente sul vizio di motivazione, un presupposto non consentito dalla legge per questo tipo di procedimento. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando il Vizio di Motivazione Non Basta

Nel complesso panorama della procedura penale, la corretta formulazione dei motivi di impugnazione è un passaggio cruciale per la tutela dei diritti. Un errore in questa fase può portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, chiudendo di fatto la porta a un riesame della decisione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questo principio, specificando i limiti dei motivi di ricorso nell’ambito delle misure di prevenzione.

Il Caso: Richiesta di Revoca di una Misura di Prevenzione

La vicenda trae origine dalla richiesta di un soggetto, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, di ottenere una revoca o una modifica migliorativa (in melius) di tale misura. La sua istanza, presentata mentre era pendente l’appello, veniva rigettata dalla Corte d’Appello di Napoli.

Contro questa decisione, il soggetto proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: il vizio di motivazione del provvedimento della Corte territoriale. Sostanzialmente, lamentava che i giudici d’appello non avessero adeguatamente spiegato le ragioni del loro rigetto.

I Limiti dell’Impugnazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha immediatamente stroncato le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione risiede in una regola procedurale specifica: nel procedimento di riesame delle misure di prevenzione, il vizio di motivazione non è un motivo di ricorso consentito.

Gli Ermellini hanno richiamato un loro precedente consolidato (Sez. 2, n. 20968 del 2020), ribadendo che l’impugnazione in Cassazione per questa particolare materia è limitata a specifici vizi di legittimità, tra cui non rientra la semplice censura sulla logicità o completezza della motivazione del giudice di merito. Denunciare un difetto nella spiegazione della decisione, quindi, si rivela uno strumento non idoneo e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione in modo netto e conciso. La scelta del legislatore di limitare i motivi di ricorso in questo ambito non è casuale, ma risponde a esigenze di celerità e di specificità del procedimento di prevenzione. Consentire un sindacato ampio sulla motivazione aprirebbe le porte a un terzo grado di giudizio di merito, snaturando la funzione della Cassazione, che è quella di giudice della legittimità (cioè della corretta applicazione della legge) e non del fatto.

La palese infondatezza del motivo ha portato la Corte a ravvisare profili di colpa nel comportamento del ricorrente. L’evidente inammissibilità dell’impugnazione, basata su un principio giurisprudenziale consolidato, ha comportato non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche il versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva serve come deterrente contro la proposizione di ricorsi temerari che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito per i difensori e i loro assistiti. Evidenzia in modo inequivocabile che non tutti i difetti di un provvedimento possono essere fatti valere in Cassazione. È fondamentale conoscere i limiti specifici previsti per ogni tipo di procedimento. Nel caso delle misure di prevenzione, tentare la via del ricorso basandosi unicamente sul vizio di motivazione è una strategia destinata al fallimento, con conseguenze economiche negative per il ricorrente. La decisione riafferma il rigore formale richiesto dalla legge e la necessità di presentare impugnazioni fondate su motivi legalmente ammessi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato era il vizio di motivazione, un presupposto non consentito dalla legge per impugnare in Cassazione i provvedimenti in materia di modifica o revoca delle misure di prevenzione.

Qual è la conseguenza economica di un ricorso inammissibile in questo caso?
Oltre al pagamento delle spese processuali, il ricorrente è stato condannato a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nell’aver proposto un’impugnazione palesemente infondata.

È sempre possibile contestare la motivazione di un provvedimento in Cassazione?
No. Come dimostra questa ordinanza, la possibilità di denunciare un vizio di motivazione dipende dal tipo di procedimento. In alcuni ambiti, come quello relativo alle misure di prevenzione esaminato nel caso di specie, la legge limita i motivi di ricorso e può escludere questa specifica censura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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