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Ricorso inammissibile: valutazione prove e pena

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, chiarendo i limiti del sindacato sulla valutazione delle prove e sulla motivazione della pena. La ricorrente contestava la ricostruzione della sua convivenza familiare e la congruità della sanzione. La Corte ha stabilito che la critica all’interpretazione delle prove non costituisce ‘travisamento’ e che una motivazione sintetica sulla pena può essere sufficiente se logica, confermando la condanna e il pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione su Prova e Motivazione della Pena

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del giudizio di legittimità. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere quando un’impugnazione non può superare il vaglio della Suprema Corte, in particolare riguardo alle censure sulla valutazione delle prove e sulla motivazione della pena. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine dalla condanna di una donna per un reato previsto dal Testo Unico sulle spese di giustizia (art. 95 d.P.R. 115/2002). La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità penale. L’imputata, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Travisamento della prova: Secondo la difesa, i giudici di merito avevano erroneamente interpretato le prove relative alla convivenza dell’imputata con i suoi familiari. Tale convivenza, non dichiarata, era stata accertata sulla base della deposizione di un agente di polizia giudiziaria e da elementi indiretti, come la risoluzione di un altro contratto di locazione. La difesa proponeva letture alternative dei fatti.
2. Mancanza di motivazione sulla pena: Si contestava che la Corte d’Appello non avesse fornito una risposta esaustiva ai motivi di gravame relativi alla quantificazione della pena, limitandosi a un generico riferimento alla riduzione per le attenuanti generiche.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. Le argomentazioni della Suprema Corte sono cruciali per comprendere la funzione e i limiti del giudizio di legittimità.

La Critica alla Prova non è Travisamento

Sul primo punto, la Corte ha chiarito una distinzione fondamentale: criticare l’interpretazione del significato di una prova è diverso dal denunciare un ‘travisamento della prova’. Il travisamento si verifica quando il giudice afferma che un documento o una testimonianza dicono qualcosa che in realtà non dicono. Nel caso di specie, la ricorrente non contestava il contenuto della deposizione dell’agente, ma il significato che i giudici ne avevano tratto.

La Cassazione ha sottolineato che proporre una propria valutazione dei fatti, per quanto plausibile, non è consentito in sede di legittimità. Questo è particolarmente vero in presenza di una ‘doppia conforme’, cioè quando sia il Tribunale che la Corte d’Appello sono giunti alla medesima conclusione sui fatti. In tali casi, per contestare la ricostruzione fattuale, è necessario dimostrare un errore macroscopico e palese nella lettura delle prove, non una semplice interpretazione diversa.

La Motivazione sulla Pena: Sintetica ma Sufficiente

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha spiegato che una motivazione non ‘esaustiva’ non è automaticamente una motivazione mancante o illogica. Nel caso concreto, la Corte d’Appello aveva ritenuto la pena equa, pur essendo notevolmente inferiore alla media e vicina al minimo legale, in considerazione della gravità del fatto.

La gravità era stata desunta dalla notevole discrepanza tra il reddito dichiarato dall’imputata (circa 8.000 euro) e quello familiare effettivo (circa 50.000 euro). Pertanto, la decisione di applicare una pena contenuta, grazie alle attenuanti generiche, era stata implicitamente ma sufficientemente giustificata. Non è richiesto al giudice di appello di rispondere punto per punto a ogni argomentazione difensiva se la sua motivazione complessiva è coerente e logica.

Le Conclusioni

La decisione in esame ribadisce principi consolidati della procedura penale. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando l’impugnazione tenta di trasformare la Corte di Cassazione in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. La critica deve vertere su vizi di legittimità, come l’errata applicazione della legge o una motivazione manifestamente illogica o inesistente, e non sulla richiesta di una nuova e diversa valutazione delle prove. L’esito per la ricorrente è stato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità.

Quando una critica alla valutazione delle prove può essere fatta valere in Cassazione?
Una critica alla valutazione delle prove è ammissibile in Cassazione solo se si configura come un ‘travisamento’, cioè quando si dimostra che il giudice ha basato la sua decisione su una prova inesistente o ne ha alterato palesemente il contenuto. Non è sufficiente proporre una diversa interpretazione del significato di una prova correttamente riportata.

Una motivazione breve sulla pena è sempre considerata insufficiente?
No. Secondo la Corte, una motivazione sulla pena, anche se non ‘esaustiva’ e sintetica, è considerata sufficiente se risulta logica e coerente con gli elementi del caso. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva considerato la gravità del fatto (notevole discrepanza di reddito) ma aveva comunque concesso una pena vicina al minimo, ritenendola congrua. Questo è stato giudicato un ragionamento adeguato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. L’importo di tale somma è determinato dal giudice in base alla causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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