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Ricorso inammissibile: valutazione fatti stupefacenti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per reati di droga. L’imputato contestava le prove a suo carico, ma la Corte ha stabilito che l’appello era una mera richiesta di nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La condanna è stata confermata sulla base di plurimi indizi, tra cui la presenza dell’imputato in un garage con stupefacenti, il ritrovamento di un involucro simile a uno da lui trasportato e il possesso di altra sostanza presso la sua abitazione, elementi che dimostravano la sua cointeressenza nell’attività illecita.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come funziona il giudizio in Corte di Cassazione, evidenziando il principio fondamentale per cui non è possibile ottenere una nuova valutazione delle prove. Il caso riguarda una condanna per detenzione di stupefacenti e illustra perfettamente perché un ricorso inammissibile viene respinto quando si concentra sui fatti anziché su questioni di diritto.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti. La condanna si basava su una serie di elementi raccolti durante un’operazione di polizia. L’imputato era stato trovato in un garage in compagnia di un’altra persona; all’interno del locale venivano rinvenuti cinque involucri di cocaina, sostanza da taglio e un bilancino di precisione. Inoltre, durante la perquisizione domiciliare, l’imputato veniva trovato in possesso di un’ulteriore quantità di hashish.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale. A suo dire, la sua responsabilità era stata affermata unicamente perché si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, senza prove certe che la droga trovata nel garage fosse nella sua disponibilità.

La Valutazione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando un punto cruciale del nostro sistema processuale. Il ricorso non sollevava reali questioni sulla corretta applicazione delle norme, ma tentava di ottenere una diversa e più favorevole lettura delle prove già esaminate dai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Cassazione, il cui compito è verificare la legittimità della decisione, non ricostruire i fatti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello del tutto congrua e priva di vizi logici. I giudici di secondo grado avevano infatti costruito un quadro probatorio solido, basato su più indizi convergenti:

1. Presenza giustificata dalla cointeressenza: L’imputato non aveva fornito alcuna spiegazione plausibile per la sua presenza nel garage. L’unica ragione logica, secondo la Corte, era la sua cointeressenza nella gestione della sostanza stupefacente lì custodita.
2. Prove materiali: Nel garage era stata trovata una busta di plastica analoga a quella che l’imputato era stato visto trasportare poco prima, rafforzando il suo legame con il materiale illecito.
3. Possesso di altra sostanza: Il rinvenimento di hashish presso la sua abitazione, sebbene per uso personale, dimostrava la sua familiarità con gli stupefacenti, un elemento che, sommato agli altri, confermava il suo coinvolgimento.

In sostanza, la Corte d’Appello aveva utilizzato un ragionamento logico e coerente basato su prove oggettive. Il tentativo del ricorrente di smontare questo quadro probatorio proponendo una lettura alternativa è stato giudicato come un tentativo di invadere la sfera del giudizio di merito, portando inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si può rimettere in discussione l’intera vicenda. Il ricorso deve individuare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Se l’appello si limita a criticare l’interpretazione delle prove data dai giudici precedenti, senza evidenziare una reale violazione di legge, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Posso chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del mio processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o le prove, ma valuta solo se la legge è stata applicata correttamente. Come stabilito in questa ordinanza, un ricorso che mira a una diversa valutazione delle “emergenze istruttorie” è dichiarato inammissibile.

La semplice presenza in un luogo dove viene trovata della droga è sufficiente per una condanna?
In questo caso, la Corte ha ritenuto che la presenza dell’imputato nel garage non fosse casuale, ma legata alla sostanza stupefacente. Questa conclusione è stata rafforzata da altri indizi, come il rinvenimento di una busta simile a quella che trasportava e il possesso di altra droga a casa, dimostrando una sua “cointeressenza” nella gestione della sostanza.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale e citato nell’ordinanza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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