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Ricorso inammissibile: valutazione fatti e attenuanti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ricorso era basato su critiche alla valutazione delle intercettazioni e sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione dei fatti è di competenza esclusiva dei giudici di merito e che il giudizio sulla personalità dell’imputato, se ben motivato, non è sindacabile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare i fatti

Il giudizio di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, ma il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti come un terzo processo. La sua funzione è di legittimità, ovvero verificare la corretta applicazione delle norme di diritto. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce perfettamente i confini di questo giudizio, dichiarando un ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio i limiti del ricorso in Cassazione.

I Fatti alla Base del Ricorso

Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Lecce, decideva di presentare ricorso per Cassazione. Le sue doglianze si concentravano principalmente su due aspetti: in primo luogo, contestava la rilevanza probatoria attribuita alle intercettazioni telefoniche, ritenendole non sufficientemente valide per fondare la condanna. In secondo luogo, lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 46188/2024, ha respinto completamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La conseguenza diretta di tale decisione è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione al ricorrente del pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Le motivazioni dietro il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha fornito una motivazione chiara e lineare per la sua decisione. Per quanto riguarda le intercettazioni, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la ricostruzione dei fatti e la valutazione del materiale probatorio sono attività che rientrano nella competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella, a meno che la motivazione della sentenza impugnata non sia palesemente illogica o contraddittoria. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e adeguata, basata su corretti criteri di inferenza logica, rendendo le censure del ricorrente un tentativo inammissibile di ottenere un nuovo giudizio sul fatto.

Anche le lamentele relative al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche sono state ritenute inammissibili. La Corte ha sottolineato come il ricorrente non si fosse confrontato efficacemente con le ragioni esposte dal giudice di merito. Quest’ultimo aveva motivato la sua decisione sulla base del giudizio negativo sulla personalità dell’imputato, gravato da numerosi precedenti penali. Tale valutazione, essendo adeguatamente e logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza riafferma con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Chi intende ricorrere in Cassazione deve essere consapevole che non può limitarsi a contestare la valutazione delle prove operata nei gradi precedenti. È necessario, invece, individuare specifici vizi di legge, come l’errata applicazione di una norma giuridica o una motivazione manifestamente illogica. Un ricorso inammissibile non solo non porta a una riforma della sentenza, ma comporta anche ulteriori costi per il ricorrente, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rendendo la scelta di impugnare una decisione da ponderare con estrema attenzione.

Perché la Cassazione ha ritenuto inammissibili le critiche sulle intercettazioni?
La Corte le ha ritenute inammissibili perché la ricostruzione e la valutazione del fatto, così come l’apprezzamento del materiale probatorio, sono profili rimessi alla competenza esclusiva della Corte d’Appello, la quale aveva fornito una motivazione congrua, adeguata e priva di vizi logici.

Qual è stato il motivo del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
Le doglianze sono state giudicate inammissibili per l’assenza di un confronto effettivo con le valutazioni del giudice di merito e per l’insindacabilità della sua decisione, adeguatamente motivata sul giudizio negativo circa la personalità dell’imputato, gravato da plurimi precedenti penali.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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