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Ricorso inammissibile: valutazione dei fatti in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. L’imputato era stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e per reati legati agli stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa nel giudizio di legittimità. Anche la mancata concessione dell’attenuante della speciale tenuità del profitto è stata ritenuta correttamente motivata dalla Corte d’Appello, che aveva evidenziato la detenzione di droga pesante destinata allo spaccio. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente alle spese processuali e al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del giudizio di legittimità. Quando un ricorso si spinge a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, la sua sorte è segnata. Il caso in esame offre uno spunto chiaro per comprendere perché un ricorso inammissibile non è solo un esito processuale, ma la conseguenza di una precisa richiesta che la Suprema Corte non può accogliere.

I Fatti di Causa

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Torino per resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, co. 5, d.P.R. 309/90), decideva di presentare ricorso per Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado, contestando sia la valutazione delle prove relative al reato di resistenza, sia la mancata applicazione di una circostanza attenuante.

I Motivi del Ricorso: una Critica all’Accertamento dei Fatti

Il ricorrente basava la sua difesa su due punti principali:

1. Errata valutazione delle prove: Sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente ricostruito la dinamica dei fatti relativi alla resistenza, criticando l’apprezzamento del materiale probatorio.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante: Lamentava la mancata concessione della circostanza attenuante del profitto di speciale tenuità, ritenendo che il giudice non avesse adeguatamente considerato la sua posizione.

In sostanza, l’imputato chiedeva alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova e diversa lettura degli eventi e delle prove, sostituendo la propria valutazione a quella dei giudici dei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile e i Suoi Confini

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un pilastro del diritto processuale penale: la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

La ricostruzione del fatto, la valutazione delle testimonianze e l’apprezzamento del materiale probatorio sono attività demandate in via esclusiva al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione, quale giudice di legittimità, non può riesaminare le prove o sostituire la propria interpretazione dei fatti a quella, logicamente motivata, dei giudici precedenti. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia congrua e priva di vizi logici evidenti.

L’Esclusione della Circostanza Attenuante

Anche riguardo al secondo motivo, la Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello. La mancata concessione dell’attenuante non è stata un’omissione, ma una scelta motivata. I giudici di merito avevano accertato la detenzione di ulteriori quantitativi di stupefacenti (nello specifico, “droga pesante”) destinati allo spaccio. Questa circostanza, secondo una motivazione ritenuta logica e coerente dalla Cassazione, era incompatibile con il riconoscimento di un lucro di “speciale tenuità”, giustificando così l’esclusione dell’attenuante.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione evidenziando che il primo motivo di ricorso introduceva censure inammissibili perché mirava a una rivalutazione del fatto e delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata congrua, adeguata, esente da vizi logici e basata su corretti criteri di inferenza e massime di esperienza. Per quanto riguarda la circostanza attenuante, la sua esclusione è stata considerata correttamente argomentata in relazione all’accertata detenzione di droga pesante destinata allo spaccio, il che ha reso insussistente il presupposto di un lucro di speciale tenuità.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza rappresenta un monito importante: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può ridiscutere l’intera vicenda. È uno strumento di controllo sulla corretta applicazione del diritto. Qualsiasi tentativo di trasformarlo in un appello mascherato, volto a ottenere una nuova valutazione delle prove, è destinato a scontrarsi con una dichiarazione di inammissibilità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure presentate dal ricorrente non riguardavano vizi di legge, ma contestavano la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove, attività che sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

È possibile contestare la valutazione delle prove davanti alla Corte di Cassazione?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova valutazione delle prove. Il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, ovvero di verificare la corretta applicazione della legge e l’assenza di vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito dei fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito dall’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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