Ricorso Inammissibile Usura: Quando le Prove Non Lasciano Dubbi
L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come viene trattato un ricorso inammissibile per usura quando la condanna si fonda su prove solide e convergenti. In questo caso, i giudici di legittimità hanno respinto le doglianze del ricorrente, confermando la decisione di merito basata su un quadro probatorio che non lasciava spazio a dubbi, comprese le intercettazioni. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi giuridici applicati.
Il Contesto del Ricorso
Un soggetto, condannato per il reato di usura dalla Corte d’Appello, ha presentato ricorso in Cassazione. L’unico motivo di appello era incentrato sulla presunta violazione di legge e sull’erroneità della motivazione della sentenza impugnata. In particolare, il ricorrente sosteneva che non vi fosse una prova certa dell’esistenza del patto usurario, basando la sua difesa su un’asserita incertezza derivante da alcuni passaggi delle conversazioni intercettate.
La Decisione della Cassazione: il ricorso inammissibile per usura
La Suprema Corte, con una motivazione sintetica ma incisiva, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si ferma a una valutazione preliminare: i motivi proposti dal ricorrente sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’.
La conseguenza diretta di tale declaratoria è la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili, volti a scoraggiare impugnazioni dilatorie o pretestuose.
Le Motivazioni
Il cuore della decisione risiede nella valutazione della Corte circa la solidità delle prove. I giudici hanno sottolineato che la condanna per usura non si basava su elementi fragili o incerti, ma su un ‘complesso di elementi di prova’. Questo complesso includeva anche prove di ‘tipo intercettivo’, ovvero le registrazioni delle conversazioni che, secondo la difesa, erano ambigue.
Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Cassazione ha ritenuto che queste prove, lette nel loro insieme e in combinazione con altri elementi, fossero più che sufficienti per superare qualsiasi incertezza e per fondare in modo solido l’affermazione di responsabilità. I giudici hanno specificato che le pagine 3-5 della sentenza d’appello impugnata illustravano chiaramente come le prove raccolte dimostrassero l’esistenza del patto usurario, rendendo l’argomentazione difensiva manifestamente infondata.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale e del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Se la motivazione del giudice di merito è coerente, logica e basata su un solido quadro probatorio, come in questo caso, il ricorso che tenta di rimettere in discussione l’analisi delle prove viene dichiarato inammissibile. L’esistenza di un robusto compendio probatorio, incluse le intercettazioni, è stata decisiva per considerare il motivo di ricorso privo di ogni fondamento, sigillando così la condanna per usura.
Quando un ricorso in Cassazione per usura è dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando il motivo presentato è ‘manifestamente infondato’, ovvero quando appare palesemente privo di fondamento giuridico o fattuale senza la necessità di un esame approfondito. Nel caso specifico, l’incertezza sulla prova, sollevata dal ricorrente, è stata ritenuta infondata di fronte a un solido complesso di elementi probatori.
Quali prove sono state considerate decisive per confermare la condanna per usura?
La sentenza si è basata su un ‘complesso di elementi di prova’, che includeva anche prove di ‘tipo intercettivo’ (intercettazioni di conversazioni). La Corte ha ritenuto che l’insieme di queste prove fosse sufficiente a dimostrare l’esistenza del patto usurario e a superare ogni dubbio prospettato dalla difesa.
Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18970 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18970 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 19/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a TARANTO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 18/09/2023 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di TARANTO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME, ritenuto che l’unico motivo, con cui si lamenta la violazione di legge e la correttezza della motivazione posta a base della dichiarazione di responsabilità per il reato di usura, è manifestamente infondato in quanto l’esistenza del patto usurario si fonda su un complesso di elementi di prova, anche di tipo intercettivo, che consentono di superare l’incertezza prospettata dal ricorrente facendo leva su alcuni passaggi di conversazione – si vedano le pagine 3-5 della sentenza impugnata -;
osservato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 19 marzo 2024
Il Consigliere COGNOMECOGNOMENOME> hnsore COGNOME
Il Presidente