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Ricorso inammissibile: usura e prove documentali

Un individuo condannato per usura ha presentato ricorso in Cassazione lamentando vizi procedurali, l’inutilizzabilità di prove e il mancato riconoscimento di attenuanti. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la piena validità delle registrazioni audio effettuate dalla vittima come prova documentale e ritenendo giustificato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile per usura: la Cassazione fa chiarezza su prove e attenuanti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per usura, offrendo importanti chiarimenti sulla validità delle registrazioni audio come prova e sui criteri per la concessione delle attenuanti generiche. La decisione sottolinea come la manifesta infondatezza dei motivi di ricorso porti a una pronuncia che non entra nel merito della questione, ma si limita a confermare la solidità della condanna inflitta nei gradi precedenti.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per diversi episodi di usura ai danni di una persona, la quale si era anche costituita parte civile nel processo. La condanna prevedeva, oltre alla pena detentiva, il risarcimento dei danni e la confisca del profitto del reato, quantificato in 13.000 euro. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale, riformando solo parzialmente la pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte Suprema basandosi su tre motivi principali:

1. Vizio di correlazione tra accusa e sentenza: Sosteneva che vi fosse una discrepanza tra quanto contestato nel decreto di rinvio a giudizio e quanto stabilito nella sentenza. L’accusa parlava di una richiesta di restituzione di 16.000 euro (suddivisa in due tranche da 10.000 e 6.000), mentre la condanna si basava su una pretesa di 26.000 euro (20.000 più 6.000).
2. Vizio di motivazione e inutilizzabilità delle prove: Criticava l’attendibilità della persona offesa, ritenendo illogico che si fosse rivolta a un noto usuraio potendo chiedere aiuto ad amici. Contestava inoltre l’utilizzabilità delle registrazioni dei colloqui, effettuate dalla vittima con il proprio cellulare, definendole un’attività investigativa non autorizzata. Infine, lamentava la mancata assunzione di testimoni ritenuti decisivi.
3. Violazione di legge sul diniego delle attenuanti generiche: Riteneva ingiusto il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato in ogni suo punto.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso. In primo luogo, ha escluso qualsiasi violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. I giudici hanno chiarito che l’importo complessivo preteso (26.000 euro) era chiaramente indicato nel capo di imputazione, e la diversa indicazione di una delle tranche (10.000 anziché 20.000) era un semplice errore materiale che non ha mai compromesso il diritto di difesa dell’imputato.

Sul secondo motivo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la registrazione di un colloquio effettuata da uno dei partecipanti è una prova documentale pienamente utilizzabile e non un’intercettazione ambientale che richiede l’autorizzazione del giudice. Questo vale anche se l’iniziativa è stata suggerita dalla polizia giudiziaria. Di fronte a prove così solide, come le conversazioni registrate che confermavano il racconto della vittima, la Corte d’Appello ha legittimamente ritenuto superflua l’assunzione di altri testimoni su circostanze marginali.

Infine, riguardo al diniego delle attenuanti generiche, la Cassazione ha ritenuto la decisione della Corte d’Appello logica e ben motivata. La concessione di tale beneficio non è un diritto, ma una valutazione discrezionale del giudice basata su elementi positivi. Nel caso di specie, la pluralità di precedenti penali gravi a carico dell’imputato è stata considerata un elemento ostativo, sintomo di una propensione a delinquere che non meritava un trattamento sanzionatorio più mite.

Le Conclusioni

La sentenza consolida importanti principi del diritto processuale penale. In primo luogo, conferma la legittimità dell’uso di registrazioni private come prova documentale, uno strumento sempre più comune nell’era digitale per accertare la verità. In secondo luogo, ribadisce che il ricorso inammissibile è la sanzione per impugnazioni prive di fondamento, che non possono essere utilizzate per ritardare l’esecuzione di una condanna giusta. La decisione evidenzia infine che la concessione delle attenuanti generiche richiede la presenza di elementi positivi concreti, non potendo basarsi su una richiesta generica, specialmente in presenza di una significativa storia criminale.

Una registrazione audio fatta di nascosto con il cellulare è una prova valida in un processo penale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la registrazione fonografica di un colloquio, effettuata da uno dei partecipanti, costituisce una prova documentale pienamente utilizzabile e non è considerata un’intercettazione ambientale soggetta ad autorizzazione del giudice.

Un piccolo errore nel capo d’imputazione rende nulla la sentenza?
No. Se l’errore è meramente materiale (come un errore di battitura su una cifra) e non crea alcuna incertezza sul fatto storico contestato, non compromettendo il diritto di difesa dell’imputato, non invalida la sentenza.

Perché il giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche quando mancano elementi positivi specifici che giustifichino una riduzione della pena. La presenza di numerosi e gravi precedenti penali, che indicano una propensione a violare la legge, è considerata una ragione valida e sufficiente per negare tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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