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Ricorso inammissibile: truffa e pena confermate

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per truffa aggravata, relativa a una finta compravendita di un diamante pagato con denaro falso. La Corte ha ritenuto infondate le censure sulla configurabilità del reato, confermando che la superficialità della vittima non esclude gli artifici e raggiri. Ha inoltre validato la decisione dei giudici di merito sul trattamento sanzionatorio, ritenendola ben motivata alla luce dei precedenti penali degli imputati. Infine, è stata dichiarata inammissibile per tardività la richiesta di sostituzione della pena con lavori di pubblica utilità, poiché presentata oltre i termini previsti dalla legge.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Truffa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15954/2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da due imputati, confermando così la loro condanna per truffa aggravata. La decisione offre importanti spunti di riflessione sui requisiti del reato di truffa, sulla discrezionalità del giudice nella determinazione della pena e sulla perentorietà dei termini processuali. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti: Una Compravendita di Diamanti Finita Male

Il caso trae origine da una complessa operazione di compravendita di un diamante. Gli imputati, agendo in concorso, hanno indotto in errore l’intermediaria della vendita, simulando l’acquisto del prezioso e consegnando in cambio denaro poi rivelatosi falso. La vittima, nonostante alcune perplessità sulle modalità poco convenzionali della transazione, era stata convinta a procedere grazie alle rassicurazioni ricevute circa la buona fede e la solvibilità degli acquirenti. A seguito della scoperta dell’inganno, gli imputati venivano condannati sia in primo grado che in appello per il reato di truffa aggravata dal danno patrimoniale di rilevante entità.

I Motivi del Ricorso e la Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

Avverso la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:

1. Mancanza degli elementi costitutivi della truffa: Secondo la difesa, non vi sarebbero stati veri e propri artifici o raggiri, suggerendo una sorta di concorso colposo o addirittura una complicità della persona offesa, data la sua eccessiva superficialità nella gestione dell’affare.
2. Errata determinazione della pena: Entrambi i ricorrenti lamentavano una motivazione inadeguata riguardo al bilanciamento tra le circostanze aggravanti (recidiva e danno ingente) e le attenuanti generiche, sostenendo che la pena applicata fosse eccessiva.
3. Mancata sostituzione della pena: Uno degli imputati contestava il rigetto della richiesta di sostituire la pena detentiva con i lavori di pubblica utilità, istanza presentata tramite motivi aggiunti d’appello.

La Suprema Corte ha rigettato tutte le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile in ogni sua parte.

Sulla Configurabilità del Reato di Truffa

La Cassazione ha ritenuto il primo motivo manifestamente infondato. Secondo i giudici, le prove raccolte, incluse le dichiarazioni della vittima e le intercettazioni telefoniche, dimostravano chiaramente che l’intermediaria era stata effettivamente indotta in errore. La sua sprovvedutezza o la gestione superficiale della trattativa non eliminano la sussistenza degli artifici e raggiri posti in essere dagli imputati, che sono l’elemento centrale del reato.

Sul Trattamento Sanzionatorio

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha sottolineato che la decisione dei giudici di merito di non concedere la prevalenza delle attenuanti e di infliggere una pena superiore al minimo edittale era ampiamente giustificata. A pesare su tale valutazione sono stati i numerosi precedenti penali degli imputati per reati contro il patrimonio, la pianificazione del crimine e l’ingente valore del danno causato. La motivazione è stata ritenuta logica, esaustiva e non arbitraria.

Sulla Richiesta di Pena Sostitutiva

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile per un vizio procedurale. La richiesta di sostituzione della pena era stata presentata con motivi aggiunti in una data in cui la nuova normativa, che ampliava la possibilità di accedere a tali pene, era già in vigore da tempo. Pertanto, la richiesta avrebbe dovuto essere formulata nell’atto di appello principale e non successivamente, risultando così tardiva.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha ribadito che la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il giudizio di legittimità della Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. In questo caso, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta completa e coerente.

In secondo luogo, la Corte ha confermato che il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere è sindacabile in Cassazione solo se esercitato in modo palesemente illogico o arbitrario, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. La presenza di una lunga carriera criminale è un fattore che legittimamente può portare a un giudizio di equivalenza e a una pena più severa.

Infine, la decisione sulla tardività della richiesta di pena sostitutiva riafferma la rigidità dei termini processuali, la cui inosservanza comporta l’inammissibilità delle istanze.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti insegnamenti. Da un lato, chiarisce che la configurabilità del reato di truffa non viene meno a causa della negligenza della vittima, quando l’inganno è frutto di un’azione pianificata e fraudolenta dell’agente. Dall’altro, evidenzia l’importanza del rispetto delle scadenze e delle forme processuali: anche una richiesta potenzialmente fondata nel merito può essere respinta se presentata fuori dai termini stabiliti dalla legge. Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui la valutazione della personalità dell’imputato, desunta anche dai suoi precedenti, è cruciale per una giusta determinazione della pena.

La superficialità della vittima in una truffa può escludere il reato?
No, secondo la Corte la sprovvedutezza o la gestione superficiale della trattativa da parte della persona offesa non esclude il reato di truffa, qualora siano provati gli artifici e i raggiri posti in essere dagli imputati per indurla in errore.

Perché la Corte ha confermato la pena decisa in appello senza concedere la prevalenza delle attenuanti?
La Corte ha ritenuto la decisione sulla pena ben motivata, in quanto basata sui numerosi precedenti penali degli imputati per reati contro il patrimonio, sulla determinazione e programmazione del crimine e sull’ingente valore del danno. Questi elementi giustificano sia il giudizio di equivalenza tra circostanze sia una pena superiore al minimo edittale.

Una richiesta di pena sostitutiva può essere presentata in qualsiasi momento del processo?
No, la richiesta deve essere presentata nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Nel caso specifico, la richiesta di sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità è stata dichiarata inammissibile perché tardiva, in quanto doveva essere formulata con l’atto di appello principale e non con motivi aggiunti presentati successivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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