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Ricorso inammissibile: truffa e motivi non specifici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due imputati condannati per tentata truffa aggravata ai danni di una persona anziana. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano generici e riproponevano questioni già decise, come la sussistenza dell’aggravante legata alla vulnerabilità della vittima. Inoltre, la richiesta di considerare il risarcimento del danno come attenuante è stata presentata per la prima volta in Cassazione, violando il principio devolutivo e rendendo il motivo un ‘novum’ inammissibile.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello Sono Generici o Nuovi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36040/2025, ha ribadito principi fondamentali della procedura penale, dichiarando un ricorso inammissibile a causa della genericità e della novità dei motivi presentati. Questa decisione offre spunti cruciali su come formulare correttamente un’impugnazione, specialmente in casi di reati come la tentata truffa aggravata. Analizziamo i dettagli del caso e le ragioni che hanno portato la Suprema Corte a questa conclusione.

I Fatti: Tentata Truffa Aggravata ai Danni di una Persona Anziana

Il caso trae origine dalla condanna di due individui per il reato di tentata truffa aggravata. La vittima del reato era una donna di 87 anni, e proprio la sua età avanzata è stata considerata un’aggravante, data la sua particolare condizione di vulnerabilità. La Corte d’Appello di Salerno aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo gli imputati colpevoli. La difesa, non accettando la decisione, ha deciso di presentare ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il proprio ricorso su due punti:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione sull’aggravante: Gli avvocati contestavano l’applicazione dell’aggravante legata alla vulnerabilità della vittima. A loro dire, i giudici di merito si erano limitati a considerare l’età anagrafica (87 anni) come unico parametro, senza valutare l’effettiva condizione di debolezza che ciò avrebbe comportato. Si trattava, secondo la difesa, di una valutazione insufficiente e parziale.
2. Mancata considerazione del risarcimento del danno: In secondo luogo, la difesa lamentava che i giudici non avessero tenuto conto, e nemmeno menzionato, l’avvenuto risarcimento del danno in favore della persona offesa.

La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su precise regole procedurali che limitano l’ambito del giudizio di legittimità.

Analisi del Primo Motivo: Genericità e il Principio della “Doppia Conforme”

Il primo motivo è stato considerato generico e manifestamente infondato. La Corte ha osservato che le argomentazioni della difesa erano una mera riproduzione del cosiddetto cahier de doléances già presentato in appello. In altre parole, non costituivano una critica specifica e argomentata contro la sentenza di secondo grado, ma si limitavano a ripetere le stesse doglianze.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la presenza di una “doppia conforme”: sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello erano giunti alla medesima conclusione sulla responsabilità e sull’aggravante. In questi casi, le due sentenze formano un unico corpo decisionale. La Cassazione ha evidenziato che i giudici di merito non si erano basati su un astratto pregiudizio legato all’età, ma avevano analizzato le concrete modalità dell’azione e la specifica vulnerabilità dell’anziana. La motivazione della sentenza d’appello riportava infatti che la vittima si era mostrata “tutt’altro che lucida e presente a se stessa”, tanto che solo l’intervento del nipote aveva impedito la consumazione del reato. Questo dimostra che la valutazione è stata fatta sul caso concreto.

Analisi del Secondo Motivo: il “Novum” e la Violazione della Catena Devolutiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per una ragione diversa: la novità della questione. La Corte ha ricostruito come la difesa avesse tentato, in modo errato, di far valere il risarcimento del danno nelle fasi precedenti:

* In primo grado, aveva chiesto un rito abbreviato condizionato al riconoscimento del risarcimento, una richiesta proceduralmente impossibile.
* In appello, aveva invocato l’estinzione del reato per remissione di querela a seguito del risarcimento, ma la truffa aggravata è procedibile d’ufficio.

Solo nel ricorso per cassazione la difesa ha, per la prima volta, chiesto di valorizzare il risarcimento come circostanza attenuante. Questa richiesta costituisce un novum, ovvero un argomento nuovo non sottoposto ai giudici di merito. Introdurre questioni nuove in Cassazione viola la “catena devolutiva”, secondo cui il giudizio di impugnazione è limitato ai punti già discussi in precedenza. Di conseguenza, la Corte di Cassazione non poteva valutare un presunto difetto di motivazione su un punto che non era stato correttamente sollevato davanti alla Corte d’Appello.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su due pilastri procedurali: la specificità dei motivi di ricorso e il rispetto della catena devolutiva. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni già respinte, ma deve contenere una critica puntuale e logico-giuridica alla sentenza impugnata. Allo stesso modo, non è possibile introdurre in sede di legittimità questioni o richieste che non siano state correttamente formulate nei gradi di merito. La Corte ha quindi applicato rigorosamente gli articoli 606 e 609 del codice di procedura penale, che sanciscono l’inammissibilità dei motivi non consentiti o manifestamente infondati. La decisione di condannare i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la diretta conseguenza di questa inammissibilità, ravvisando una colpa nella presentazione del ricorso.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito sull’importanza della tecnica processuale nella redazione degli atti di impugnazione. La genericità, la ripetitività e l’introduzione di argomenti nuovi in fasi processuali non appropriate conducono inesorabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Per gli imputati, ciò significa non solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di ulteriori spese. Per i professionisti del diritto, sottolinea la necessità di formulare i motivi di gravame in modo specifico, pertinente e tempestivo, rispettando le regole che governano le diverse fasi del processo penale.

Perché il motivo sull’aggravante della vulnerabilità è stato dichiarato inammissibile?
È stato ritenuto generico e ripetitivo delle argomentazioni già presentate in appello. Inoltre, la Corte ha sottolineato che, essendoci una ‘doppia conforme’, la valutazione dei giudici di merito era solida e basata su elementi concreti del comportamento della vittima, non solo sulla sua età anagrafica.

Perché il risarcimento del danno non è stato considerato dalla Corte?
La richiesta di valutarlo come circostanza attenuante è stata presentata per la prima volta in Cassazione, costituendo un ‘novum’ (un argomento nuovo) non consentito in sede di legittimità. Nelle fasi precedenti, la questione era stata sollevata in modo proceduralmente errato, impedendo ai giudici di merito di pronunciarsi sul punto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna definitiva degli imputati, il rigetto di tutte le loro richieste e la loro condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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