LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: truffa e attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per truffa. I motivi, incentrati sulla valutazione della responsabilità e sul diniego delle attenuanti generiche, sono stati giudicati come una mera riproposizione di argomenti già respinti in appello e quindi non specifici. La decisione conferma la condanna e l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello sono Solo Apparenti

Presentare un ricorso in Cassazione richiede un’attenzione scrupolosa alla specificità dei motivi. Un ricorso inammissibile è spesso il risultato di una critica generica o della semplice riproposizione di argomenti già valutati nei gradi di giudizio precedenti. Un’ordinanza recente della Suprema Corte offre un chiaro esempio di questa dinamica, in un caso relativo al reato di truffa e al diniego delle attenuanti generiche.

I Fatti del Caso: un’Accusa di Truffa

Un individuo, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di truffa previsto dall’art. 640 del codice penale, ha presentato ricorso per cassazione. L’impugnazione si fondava su due motivi principali: il primo contestava la correttezza della motivazione che aveva stabilito la sua responsabilità penale, mentre il secondo lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Cassazione: il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, stabilendo che l’impugnazione non possiede i requisiti minimi per essere esaminata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si basa su un’analisi rigorosa dei requisiti di ammissibilità del ricorso, evidenziando le carenze di entrambi i motivi presentati.

Primo Motivo: La Reiterazione delle Argomentazioni

La Corte ha ritenuto il primo motivo del tutto indeducibile. Il ricorrente, infatti, non aveva formulato una critica argomentata e specifica contro la sentenza d’appello, ma si era limitato a riproporre le stesse difese già presentate e puntualmente respinte dalla corte territoriale. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente provato la responsabilità dell’imputato sulla base di un quadro probatorio completo e coerente, aggravato dal fatto che l’individuo era stato colto in flagranza di reato. Un ricorso che non si confronta criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, ma si limita a ripeterla, è per definizione non specifico e quindi destinato a diventare un ricorso inammissibile.

Secondo Motivo e ricorso inammissibile: Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per negare le attenuanti generiche, non è necessario che il giudice di merito analizzi e confuti ogni singolo elemento favorevole all’imputato. È sufficiente che la motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi e rilevanti per la decisione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva logicamente motivato il diniego basandosi sull’assenza di elementi positivamente valutabili a favore del ricorrente, rendendo superflua ogni altra considerazione e immune da censure la decisione.

L’Elemento Soggettivo della Truffa: Il Dolo Generico

La Corte ha colto l’occasione per ricordare che, nel reato di truffa, la prova del dolo generico (cioè la coscienza e volontà di ingannare) può essere desunta dalle circostanze concrete e dalle modalità esecutive dell’azione. Attraverso un processo logico-deduttivo, è possibile risalire alla sfera intellettiva e volitiva del soggetto, dimostrando la sua consapevolezza dell’inganno, del profitto e del danno, anche solo come possibili conseguenze della propria condotta.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per un Ricorso Efficace

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la pratica legale. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è fondamentale che l’impugnazione in Cassazione non sia una sterile ripetizione delle difese già svolte, ma una critica puntuale, specifica e argomentata dei vizi logici o giuridici presenti nella motivazione della sentenza impugnata. Allo stesso modo, la contestazione sul diniego delle attenuanti generiche deve mirare a dimostrare un’evidente illogicità nella valutazione del giudice, e non semplicemente a riproporre elementi già considerati e motivatamente scartati.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca di specificità, ossia quando si limita a ripetere argomenti già esaminati e respinti nel precedente grado di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Come si dimostra l’intenzione di truffare (dolo) in un processo?
La prova del dolo generico nel reato di truffa può essere ricavata indirettamente dalle circostanze concrete e dalle modalità esecutive del crimine. Attraverso un ragionamento logico, si può risalire alla volontà cosciente del soggetto di ingannare per ottenere un profitto, accettando il rischio di causare un danno.

Il giudice è obbligato a concedere le attenuanti generiche se ci sono elementi a favore dell’imputato?
No, il giudice non è obbligato. Per negare la concessione delle attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento a elementi ritenuti decisivi (come, in questo caso, l’assenza di aspetti positivamente valutabili), senza dover analizzare e confutare ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati