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Ricorso inammissibile: tenuità e precedenti penali

Un soggetto condannato per false dichiarazioni a pubblico ufficiale ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e la concessione delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La gravità concreta del fatto ha impedito l’applicazione della tenuità, mentre i numerosi precedenti penali dell’imputato hanno giustificato il diniego delle attenuanti.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando Precedenti e Gravità del Fatto Contano

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi fondamentali in materia di impugnazioni penali, dichiarando un ricorso inammissibile e facendo luce sui limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e delle attenuanti generiche. Questa decisione sottolinea come la valutazione del giudice di merito, se logicamente motivata, sia difficilmente censurabile in sede di legittimità, specialmente quando si basa su elementi concreti come le modalità dell’azione e i precedenti penali dell’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale, previsto dall’art. 495 del codice penale. La Corte d’Appello di Brescia aveva confermato la sentenza di primo grado. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi:

1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sostenendo che il reato commesso fosse di minima offensività.
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

L’obiettivo della difesa era ottenere una revisione della condanna basata su una diversa valutazione della gravità del comportamento e della personalità dell’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. L’analisi della Corte si è concentrata sulla correttezza logica e giuridica delle argomentazioni della sentenza impugnata.

### Il Diniego della Particolare Tenuità del Fatto

Con riferimento al primo motivo, i giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La decisione non era basata su una valutazione astratta del reato, ma sulla gravità del fatto apprezzata in ragione delle concrete modalità di esso. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Tentare di proporre una “ricostruzione alternativa” in sede di legittimità, come fatto dalla difesa, è una strategia processuale non consentita e destinata al fallimento. La motivazione della corte territoriale è stata ritenuta logica e conforme al diritto, e pertanto non sindacabile.

### Il Rigetto delle Attenuanti Generiche e il Peso dei Precedenti Penali

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha osservato come la decisione di non concedere le attenuanti generiche fosse stata ampiamente giustificata. Il giudice d’appello non si era limitato a rilevare l’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato, ma aveva attribuito un rilievo decisivo ai suoi numerosi precedenti penali. Questo elemento, previsto dall’art. 133 c.p. tra i criteri di valutazione della gravità del reato, è stato considerato preponderante nell’esercizio del potere discrezionale riservato al giudice. La difesa, nel suo ricorso, non era riuscita a confrontarsi compiutamente con questa specifica e centrale argomentazione della sentenza impugnata, rendendo il motivo di ricorso debole e inefficace.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, un ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti logici evidenti nella motivazione) e non può limitarsi a riproporre una diversa lettura dei fatti. In secondo luogo, la presenza di un curriculum criminale significativo rappresenta un ostacolo quasi insormontabile per ottenere benefici come la particolare tenuità del fatto o le attenuanti generiche. I giudici, nel loro potere discrezionale, tendono a valorizzare negativamente tale dato. Infine, la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, a testimonianza della censurabilità di un’impugnazione proposta senza un solido fondamento giuridico.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, ad esempio perché non contestano specificamente le ragioni legali della decisione impugnata o perché tentano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

I precedenti penali possono impedire la concessione delle attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha confermato che i numerosi precedenti penali di un imputato costituiscono un elemento che il giudice può legittimamente considerare preponderante e decisivo per negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche, esercitando il proprio potere discrezionale.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa evidente del ricorrente, quest’ultimo viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver promosso un’impugnazione palesemente infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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