LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: tardività e conseguenze

Un imputato per reati di droga presenta ricorso in Cassazione lamentando vizi di notifica nel giudizio d’appello. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile perché depositato un giorno dopo la scadenza del termine previsto dalla legge. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, senza che i suoi motivi di doglianza vengano esaminati nel merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando un Giorno di Ritardo Annulla Ogni Difesa

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine non negoziabile. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda in modo lapidario come anche un solo giorno di ritardo nel deposito di un atto possa portare a un ricorso inammissibile, vanificando qualsiasi argomento difensivo, anche se potenzialmente fondato. Analizziamo questa ordinanza per comprendere le rigide regole procedurali e le pesanti conseguenze per chi non le rispetta.

I Fatti del Processo

La vicenda riguarda un uomo condannato sia in primo che in secondo grado per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, in violazione dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990. Insoddisfatto della sentenza della Corte d’Appello, l’imputato decide di presentare ricorso per cassazione, l’ultimo grado di giudizio possibile.

Il suo principale argomento difensivo non riguardava il merito dell’accusa, ma un vizio procedurale che, a suo dire, avrebbe minato la validità dell’intero processo d’appello.

I Motivi del Ricorso: una questione di notifiche

Con un unico motivo di doglianza, la difesa lamentava la nullità della sentenza impugnata per la violazione degli articoli 178, 179 e 185 del codice di procedura penale. In particolare, si sosteneva che il decreto di citazione per il giudizio di appello non fosse mai stato notificato correttamente all’imputato.

La situazione era complessa: l’avvocato originario aveva rinunciato al mandato e ne era stato nominato uno d’ufficio. Tuttavia, l’elezione di domicilio dell’imputato era rimasta presso lo studio del precedente legale. La difesa asseriva che nessun atto fosse stato notificato né presso la residenza dell’imputato, né presso il domicilio eletto, e che la sola notifica al difensore d’ufficio non fosse sufficiente. Questa mancata conoscenza del processo d’appello, secondo il ricorrente, avrebbe dovuto portare la Corte a rinnovare la citazione.

La Decisione della Corte: il ricorso inammissibile per tardività

Pronunciandosi sul caso, la Suprema Corte non è nemmeno entrata nel merito della questione delle notifiche. La sua decisione si è fermata a un controllo preliminare, risultato fatale per l’esito del ricorso. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile in quanto proposto oltre il termine stabilito dalla legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La motivazione dell’ordinanza è tanto semplice quanto ferrea. La Corte ha verificato le date e ha rilevato che il termine ultimo per il deposito del ricorso era scaduto il 25 gennaio 2023. Il ricorso, invece, era stato depositato il giorno successivo, il 26 gennaio 2023. Questo ritardo di un solo giorno è stato sufficiente per attivare la sanzione processuale dell’inammissibilità.

La tardività è una causa di inammissibilità che il giudice deve rilevare d’ufficio e che prevale su ogni altra questione. In pratica, se un’impugnazione è tardiva, il giudice non può e non deve esaminare i motivi per cui è stata proposta. È come arrivare a una porta chiusa a chiave: non importa quanto siano valide le ragioni per voler entrare, se non si è arrivati in tempo, l’accesso è precluso. La Corte ha inoltre specificato che non sussistevano elementi per ritenere che il ricorrente avesse proposto il ricorso tardivamente senza sua colpa, escludendo così la possibilità di una rimessione in termini.

Le Conclusioni: le conseguenze dell’inammissibilità

Le conseguenze di questa declaratoria sono state pesanti per il ricorrente. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il proponente viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata equitativamente fissata in € 3.000,00. Questa ordinanza serve da monito: nel labirinto delle procedure legali, la forma è sostanza e il tempo è un giudice implacabile. Il mancato rispetto dei termini procedurali non è un mero tecnicismo, ma un errore che può precludere l’accesso alla giustizia e comportare significative sanzioni economiche.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene depositato anche un solo giorno dopo la scadenza?
Secondo questa ordinanza, il ricorso viene dichiarato inammissibile. La tardività è un vizio procedurale che impedisce alla Corte di esaminare nel merito i motivi di ricorso, indipendentemente dalla loro fondatezza.

Se ci sono validi motivi di nullità, come un difetto di notifica, possono ‘salvare’ un ricorso tardivo?
No. La tardività del ricorso è una questione preliminare e assorbente. Se il ricorso è depositato fuori termine, la Corte si ferma a questa constatazione e non procede all’analisi di alcun altro motivo di doglianza, anche se astrattamente valido.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati