LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 1650/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile stupefacenti presentato contro una condanna per detenzione di hashish. L’appello è stato respinto poiché i motivi erano generici e basati su una rivalutazione dei fatti, contestando la gravità del reato e il diniego delle attenuanti. La Corte ha confermato la correttezza della decisione impugnata, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Stupefacenti: Quando i Motivi sono di Mero Fatto

La Corte di Cassazione svolge un ruolo cruciale nel nostro ordinamento: quello di giudice di legittimità. Non riesamina i fatti, ma assicura la corretta applicazione della legge. Una recente ordinanza ci offre un chiaro esempio di questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile stupefacenti perché basato su censure di puro fatto. Analizziamo insieme la decisione per capire i confini del giudizio di Cassazione.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dalla Corte d’Appello per detenzione di sostanze stupefacenti, nello specifico hashish. Non accettando la sentenza, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento dell’ipotesi di reato di lieve entità (prevista dal comma 5 del dpr 309/90) e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva errato nella sua valutazione.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile Stupefacenti

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o meno dell’imputato, ma si concentra sulla natura delle doglianze presentate. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso non erano ammissibili in sede di legittimità, in quanto miravano a una riconsiderazione dei fatti già valutati dal giudice di merito, operazione preclusa alla Cassazione. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile?

La Corte ha spiegato punto per punto perché le censure sollevate non potevano trovare accoglimento. La motivazione della Cassazione si è articolata principalmente su tre fronti.

Censura sulla Gravità del Fatto

Il primo motivo di ricorso contestava la decisione della Corte d’Appello di non qualificare il fatto come di ‘lieve entità’. La Cassazione ha osservato che questa censura era aspecifica e fattuale. La Corte d’Appello, infatti, aveva basato la sua decisione non solo sul ‘dato ponderale’ (la quantità di droga, indicativa di una ‘notevole scorta’), ma anche sulle circostanze e le modalità concrete della detenzione. Tentare di contestare questa valutazione in Cassazione equivale a chiedere un nuovo giudizio sui fatti, cosa che non rientra nei poteri della Suprema Corte.

Mancato Riconoscimento delle Attenuanti Generiche

Anche la critica relativa al diniego delle circostanze attenuanti generiche è stata giudicata infondata. La Cassazione ha ritenuto ‘corretta ed esaustiva’ la motivazione del giudice di merito, il quale aveva evidenziato l’assenza di ‘fattori positivi’ a cui ancorare una possibile attenuazione della pena. Anche in questo caso, il ricorso si limitava a contrapporre una diversa valutazione a quella, ben motivata, della sentenza impugnata.

Adeguatezza della Confisca

Infine, la Corte ha confermato che anche la motivazione relativa alla confisca disposta era ‘adeguata e congrua’, chiudendo ogni possibile varco a una riconsiderazione della decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per presentare un ricorso inammissibile stupefacenti o per qualsiasi altro reato, è necessario evidenziare vizi di legge o difetti di motivazione logica, non semplicemente proporre una lettura alternativa delle prove. La decisione sottolinea che una sentenza di merito ben motivata, che valuta tutti gli elementi a disposizione (quantità della sostanza, modalità dell’azione, assenza di elementi positivi per le attenuanti), è difficilmente censurabile in sede di legittimità. Per gli operatori del diritto, ciò significa concentrare i motivi di ricorso su questioni puramente giuridiche, evitando di trasformare l’appello alla Suprema Corte in un tentativo di revisione fattuale del processo.

Perché il ricorso per detenzione di stupefacenti è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano aspecifici e di puro fatto. Il ricorrente non ha contestato una violazione di legge, ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove e delle circostanze del caso, un’attività che non è consentita alla Corte di Cassazione, la quale giudica solo la corretta applicazione del diritto (giudizio di legittimità).

Quali elementi, oltre alla quantità, sono importanti per valutare la gravità della detenzione di stupefacenti?
La sentenza impugnata, confermata dalla Cassazione, ha stabilito che per valutare la gravità del fatto non si deve considerare solo il dato ponderale (il peso della sostanza), ma anche le circostanze e le modalità del fatto. Questo significa che il contesto in cui avviene la detenzione è fondamentale per la decisione del giudice.

È sufficiente non essere d’accordo con la valutazione del giudice per fare ricorso in Cassazione?
No, non è sufficiente. Il ricorso in Cassazione deve basarsi su motivi specifici previsti dalla legge, come la violazione di norme giuridiche o un vizio logico e manifesto della motivazione della sentenza. Non può essere un semplice dissenso rispetto alla ricostruzione dei fatti o alla valutazione delle prove operata dai giudici dei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati