Ricorso Inammissibile Stupefacenti: Quando la Cassazione Non Riesamina i Fatti
L’esito di un processo penale non si esaurisce sempre con la sentenza di appello. Spesso, la difesa tenta un’ultima via presentando ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, è fondamentale comprendere i limiti di questo strumento. Un’ordinanza recente chiarisce perfettamente perché un ricorso inammissibile stupefacenti viene dichiarato tale se si limita a riproporre questioni di fatto già decise, senza sollevare vizi di legittimità. Analizziamo il caso specifico e le sue importanti implicazioni.
I Fatti del Caso
Un individuo veniva condannato per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti, sebbene nella sua forma meno grave prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La sua difesa si basava su un punto cruciale: la sostanza era destinata esclusivamente all’uso personale e non allo spaccio.
Nonostante questa tesi fosse stata sostenuta anche davanti alla Corte d’Appello, i giudici di secondo grado avevano confermato la condanna, ritenendo non provata la destinazione personale. Insoddisfatto della decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, insistendo nuovamente sulla violazione di legge per il mancato riconoscimento dell’uso personale.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con una sintetica ma chiara ordinanza, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, non solo la condanna penale è diventata definitiva, ma il ricorrente è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Una decisione che funge da monito sull’uso appropriato del ricorso in sede di legittimità.
Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile Stupefacenti
La Corte ha basato la sua decisione su un principio cardine del nostro sistema processuale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. I primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello) servono ad accertare i fatti. La Corte di Cassazione, invece, non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono ridiscutere le prove o la ricostruzione degli eventi.
Il suo compito è verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e che la loro motivazione sia logica e coerente. Nel caso di specie, il ricorrente chiedeva alla Cassazione di fare esattamente ciò che non le compete: una nuova valutazione nel merito sulla destinazione della sostanza.
I giudici supremi hanno rilevato che la Corte d’Appello aveva già esaminato e respinto questa tesi con “argomenti giuridici corretti” e una “motivazione lineare e priva di fratture logiche”. Poiché il motivo del ricorso si limitava a riproporre la stessa questione di fatto, senza evidenziare un reale errore di diritto o un vizio logico manifesto nella sentenza impugnata, non era consentito in sede di legittimità. Di qui, la declaratoria di inammissibilità.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. Per avere una possibilità di successo, il ricorso deve concentrarsi su specifiche violazioni di norme di legge o su vizi di motivazione così gravi da renderla incomprensibile o contraddittoria.
Proporre un ricorso basato su argomenti fattuali già esaminati e motivatamente respinti espone al rischio concreto non solo di una declaratoria di inammissibilità, ma anche di una condanna economica significativa, come avvenuto in questo caso. Pertanto, la scelta di ricorrere in Cassazione deve essere ponderata attentamente, focalizzandosi esclusivamente su questioni di pura legittimità.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché riproponeva una questione di fatto, cioè se la droga fosse per uso personale, che era già stata adeguatamente valutata e respinta dalla Corte d’Appello con una motivazione corretta e logicamente coerente. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti.
Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in questi casi?
La Corte di Cassazione agisce come giudice di legittimità. Il suo compito non è decidere una terza volta il caso nel merito, ma controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
Oltre alla conferma della condanna, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese del procedimento e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende a causa dell’inammissibilità del suo ricorso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 44675 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 44675 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 11/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 12/06/1987
avverso la sentenza del 09/01/2024 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
N. 18982/24 OKORO
OSSERVA
Visti gli atti e la sentenza impugnata (condanna per il reato di cui all’art. 73, comma 5, d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 e altro);
Esaminati i motivi di ricorso nonché la memoria in data 28 settembre 2024;
Ritenuto che l’unico motivo di ricorso – ribadito con la citata memoria che denunzia la violazione di legge con riguardo al mancato riconoscimento della detenzione della sostanza ai fini di uso personale non è consentito in sede di legittimità, trattandosi di un profilo di censura già adeguatamente vagliato e disatteso dalla Corte territoriale con argomenti giuridici corretti e motivazione lineare e priva di fratture logiche;
Rilevato, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con la condanna dela ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 11/10/2024