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Ricorso inammissibile stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile stupefacenti, confermando la condanna a due anni per detenzione di cocaina e marijuana. L’inammissibilità deriva dalla riproposizione di motivi già vagliati in appello, relativi alla valutazione dei precedenti penali e alla qualificazione del possesso non per uso personale. La decisione ribadisce che l’apprezzamento dei fatti da parte del giudice di merito, se logicamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Stupefacenti: Quando la Cassazione Conferma la Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il tema del ricorso inammissibile stupefacenti, delineando i confini del proprio giudizio di legittimità. La pronuncia chiarisce che la riproposizione di motivi già esaminati e rigettati nei precedenti gradi di giudizio non costituisce un valido fondamento per l’impugnazione. Questo principio è stato applicato a un caso di detenzione di sostanze stupefacenti, dove l’imputato contestava la valutazione dei suoi precedenti penali e la qualificazione del possesso ai fini di spaccio.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato dalla Corte di Appello di Roma alla pena di due anni di reclusione e duemila euro di multa per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. L’imputato era stato trovato in possesso di cocaina, frazionabile in circa 50 dosi, e di marijuana.

La difesa aveva sostenuto che la droga fosse destinata a un uso esclusivamente personale, ma i giudici di merito avevano respinto questa tesi. A pesare sulla decisione erano stati i numerosi precedenti penali dell’imputato: ben sette condanne per violazioni delle leggi sull’immigrazione e due condanne specifiche in materia di stupefacenti. Questi elementi sono stati considerati sufficienti a escludere la tesi dell’uso personale e a giustificare la pena inflitta.

Il Ricorso e la Decisione sul ricorso inammissibile stupefacenti

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile stupefacenti perché i motivi addotti non erano altro che una riproduzione delle censure già presentate e disattese dal giudice d’appello.

La Corte ha specificato che la valutazione dei precedenti penali, sia per escludere l’uso personale sia per determinare l’entità della pena, rientra nell’apprezzamento esclusivo del giudice di merito. Quando tale valutazione è supportata da una motivazione logica ed esauriente, come nel caso di specie, essa non può essere messa in discussione in sede di legittimità. Il tentativo di ottenere un nuovo esame dei fatti è estraneo al ruolo della Cassazione, che si limita a verificare la corretta applicazione del diritto.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. I giudici di primo e secondo grado hanno il compito di analizzare le prove e ricostruire i fatti. La Corte di Cassazione, invece, ha il ruolo di ‘guardiano della legge’, assicurando che le norme siano state interpretate e applicate correttamente e che la motivazione della sentenza sia coerente e non contraddittoria.

Nel caso analizzato, la Corte d’Appello aveva fornito una spiegazione logica e completa delle ragioni per cui riteneva l’imputato colpevole e perché aveva applicato una determinata pena. Aveva valorizzato i precedenti specifici in materia di droga e la quantità non trascurabile di sostanza detenuta come indici della destinazione allo spaccio. Di fronte a una motivazione così strutturata, il ricorso dell’imputato, limitandosi a contestare tale valutazione senza evidenziare vizi di legge, è risultato inevitabilmente inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per ottenere un esame dalla Suprema Corte, è necessario sollevare questioni di puro diritto o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. La semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già respinte non è sufficiente. La conseguenza diretta di un ricorso inammissibile è non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva le stesse censure già esaminate e respinte con motivazione logica dalla Corte d’Appello, senza sollevare reali questioni di legittimità o vizi di legge.

In che modo i precedenti penali hanno influenzato la decisione dei giudici?
I precedenti penali, incluse due condanne specifiche per reati legati agli stupefacenti, sono stati considerati elementi decisivi per escludere che la droga detenuta fosse per uso personale e per determinare la severità della pena finale di due anni di reclusione.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che propone un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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