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Ricorso inammissibile stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile per stupefacenti, presentato da un individuo condannato per possesso di 75 mg di ketamina. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano inammissibili perché si basavano su questioni di fatto e non di diritto, e le argomentazioni difensive erano troppo generiche. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Stupefacenti: La Cassazione e i Motivi Generici

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile per stupefacenti venga trattato dalla Corte di Cassazione. Il caso riguarda un individuo condannato per la detenzione di ketamina, il cui ricorso è stato respinto perché basato su motivi non consentiti in sede di legittimità. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare censure precise e fondate su questioni di diritto, anziché tentare di ridiscutere i fatti del processo.

Il Contesto del Caso Giudiziario

I fatti traggono origine da una sentenza della Corte d’Appello di Bologna, che aveva confermato la responsabilità penale di un soggetto per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti). L’imputazione riguardava la detenzione di 75 milligrammi di ketamina.

Contro tale decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, cercando di contestare la propria responsabilità penale. Le sue argomentazioni si concentravano sulla quantità della sostanza detenuta e sulla natura del principio attivo, tentando di metterne in discussione la rilevanza penale.

Analisi del Ricorso Inammissibile per Stupefacenti

La Suprema Corte ha rapidamente liquidato il ricorso, dichiarandolo inammissibile sulla base di due principi procedurali fondamentali.

Motivi di Fatto vs. Motivi di Diritto

Il primo ostacolo insormontabile per il ricorrente è stata la natura delle sue censure. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un giudice di legittimità. Il suo compito non è rivalutare le prove o i fatti (come la quantità esatta di sostanza), ma verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge.

Nel caso specifico, le contestazioni relative alla quantità di sostanza e al principio attivo sono state considerate questioni di fatto, già accertate nei precedenti gradi di giudizio e non ridiscutibili in Cassazione. Contestare che 75 mg di ketamina non costituiscano reato è un argomento che attiene al merito della vicenda.

Genericità delle Deduzioni Difensive

Il secondo punto critico è stata la genericità delle argomentazioni difensive. La Corte ha osservato che le deduzioni erano “puramente evocative della natura non drogante della sostanza”. Un’affermazione di questo tipo, senza specifici e pertinenti richiami a norme di legge o a vizi logici della motivazione della sentenza impugnata, è considerata troppo vaga per essere esaminata. In un ricorso per Cassazione, non è sufficiente sollevare dubbi generici, ma è necessario indicare con precisione l’errore di diritto che si assume commesso dal giudice precedente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione in modo conciso e netto. Ha ritenuto che le censure proposte fossero inammissibili in quanto “svolte in fatto” e in diretto confronto con la contestazione, che già specificava chiaramente il possesso di ketamina, nome che identifica lo stesso principio attivo. Le argomentazioni difensive sono state qualificate come generiche, in quanto non supportate da solidi argomenti giuridici ma limitate a evocare una presunta natura non stupefacente della sostanza, affermazione irrilevante a fronte della classificazione legale della ketamina.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, applicando il principio consolidato secondo cui non possono essere introdotte in sede di legittimità questioni che implicano una nuova valutazione dei fatti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia conferma un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione deve essere fondato su motivi di diritto chiari e specifici. Tentare di ottenere una nuova valutazione del merito della causa è una strategia destinata al fallimento e comporta conseguenze negative per il ricorrente.

La condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende non è solo una sanzione, ma anche un deterrente contro la proposizione di ricorsi palesemente infondati o dilatori. Per gli operatori del diritto, questa ordinanza ribadisce la necessità di una preparazione tecnica rigorosa, concentrando gli sforzi difensivi sulla corretta applicazione delle norme procedurali e sostanziali sin dai primi gradi di giudizio.

Perché il ricorso per possesso di ketamina è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le sue argomentazioni si basavano su questioni di fatto (come la quantità della sostanza) anziché su errori di diritto, e le tesi difensive erano considerate troppo generiche e vaghe per essere esaminate dalla Corte di Cassazione.

Qual è la conseguenza di un ricorso dichiarato inammissibile in questo caso?
La conseguenza diretta per il ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa valuta la Corte di Cassazione in un ricorso?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti del caso, ma si limita a valutare se i giudici dei gradi di giudizio precedenti abbiano applicato correttamente la legge. I ricorsi basati su contestazioni di fatto sono, per loro natura, inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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