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Ricorso inammissibile stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per un reato legato a stupefacenti. I motivi, incentrati su presunti errori di valutazione dei fatti, sulla recidiva e sulle attenuanti, sono stati giudicati come mere doglianze fattuali già esaminate o manifestamente infondate. La Corte ha confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda, ribadendo che il ricorso per cassazione non è una sede per riesaminare il merito della vicenda. Questo caso evidenzia l’importanza di formulare un ricorso inammissibile stupefacenti basato su vizi di legittimità e non su una diversa interpretazione dei fatti.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Stupefacenti: Quando le Doglianze di Fatto non Bastano

Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non rappresenta un’ulteriore occasione per discutere i fatti del processo. Il suo ruolo è garantire l’uniforme interpretazione della legge. Un caso recente di ricorso inammissibile stupefacenti ce lo ricorda: se i motivi dell’appello si limitano a criticare la valutazione delle prove già effettuata dai giudici di merito, la bocciatura è quasi certa. Analizziamo insieme un’ordinanza che chiarisce perfettamente questo principio.

Il Caso: Condanna per Stupefacenti e Appello in Cassazione

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per un reato di lieve entità legato alla cessione e detenzione di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana), decide di presentare ricorso in Cassazione. La sua difesa si basa su tre principali motivi:

1. Difetto di correlazione tra accusa e sentenza: L’imputato sosteneva di essere stato accusato di un reato lieve (previsto dal comma 5 dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti) ma di essere stato condannato per le ipotesi più gravi (commi 1 e 4 dello stesso articolo).
2. Vizio di motivazione sulla recidiva: Contestava la motivazione con cui i giudici avevano ritenuto sussistente la recidiva specifica infraquinquennale (ovvero la commissione di un reato dello stesso tipo entro cinque anni da una condanna precedente).
3. Mancata applicazione della massima riduzione per le attenuanti generiche: Lamentava che la riduzione di pena concessa per le circostanze attenuanti generiche non fosse stata applicata nella sua massima estensione.

L’Analisi della Corte sul ricorso inammissibile stupefacenti

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso è inammissibile. Vediamo perché ogni singolo punto è stato respinto.

Primo Motivo: Correlazione tra Accusa e Sentenza

La Corte ha liquidato questo motivo come manifestamente infondato. Un semplice controllo degli atti processuali ha dimostrato che sia l’imputazione originaria sia la condanna, sia in primo grado che in appello, riguardavano esattamente lo stesso reato di lieve entità. Non vi era alcuna discrepanza. La doglianza dell’imputato era quindi una critica infondata, non un vizio di legittimità.

Secondo Motivo: La Recidiva Specifica

Anche su questo punto, la Corte ha ritenuto il motivo inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente: il nuovo reato, per la sua natura (cessione di cocaina e detenzione di cocaina e marijuana) e per la vicinanza temporale con un precedente specifico, dimostrava una ‘più accentuata colpevolezza e una maggiore pericolosità’ dell’imputato. Contestare questa valutazione significava chiedere alla Cassazione una nuova analisi del merito, cosa che non le compete. La critica era, ancora una volta, una mera doglianza di fatto.

Terzo Motivo: Le Attenuanti Generiche

Questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte d’Appello non solo aveva concesso le attenuanti generiche, ma lo aveva fatto nella misura massima possibile (riduzione di un terzo della pena). Inoltre, aveva stabilito che tali attenuanti dovessero prevalere sulla contestata recidiva. Pertanto, la lamentela era palesemente priva di fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella natura stessa del giudizio di legittimità. La Corte Suprema ha ribadito di non essere un ‘terzo grado di merito’. I primi due motivi del ricorso sono stati respinti perché costituivano ‘mere doglianze in punto di fatto riproduttive di deduzioni già adeguatamente vagliate e disattese con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito’. In altre parole, il ricorrente stava semplicemente riproponendo le stesse argomentazioni fattuali già sconfitte in appello, senza individuare un vero errore di diritto. Il terzo motivo è stato respinto perché basato su un presupposto errato, risultando quindi manifestamente infondato.

Le Conclusioni

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende. La Corte ha ritenuto che vi fosse colpa nella proposizione del ricorso, proprio perché basato su motivi privi di reale consistenza giuridica. Questa ordinanza serve da monito: un ricorso in Cassazione deve essere fondato su precise violazioni di legge o su vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza, non su un semplice disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici dei gradi precedenti. Tentare di ottenere una terza valutazione nel merito è una strategia destinata al fallimento e comporta ulteriori costi per il ricorrente.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano essenzialmente critiche sulla valutazione dei fatti, già correttamente esaminate dai giudici di merito, oppure erano palesemente privi di fondamento giuridico. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma controlla solo la corretta applicazione della legge.

La recidiva era stata applicata correttamente secondo la Corte?
Sì, la Corte ha confermato che la motivazione della Corte d’Appello sulla recidiva era adeguata. La commissione di un reato simile a un precedente commesso entro cinque anni era stata correttamente interpretata come un indice di maggiore colpevolezza e pericolosità sociale.

All’imputato era stata negata la massima riduzione di pena per le attenuanti generiche?
No, questo motivo di ricorso era manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva, al contrario, applicato la riduzione di pena nella misura massima consentita dalla legge (un terzo) e aveva anche deciso che le attenuanti prevalessero sulla recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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