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Ricorso inammissibile spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Il caso di ricorso inammissibile spaccio si è concretizzato perché i motivi dell’appello si concentravano sulla rivalutazione dei fatti e delle prove (come il confezionamento della droga e la presenza di un bilancino), un’attività riservata ai giudici di merito. La Corte ha inoltre stabilito che la richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto era inammissibile perché non sollevata in appello.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Spaccio: Quando la Cassazione non può riesaminare i fatti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il suo ruolo di giudice di legittimità, non di merito. La decisione ha portato a dichiarare un ricorso inammissibile per spaccio presentato da un imputato, chiarendo i confini invalicabili tra la valutazione delle prove, riservata ai giudici di primo e secondo grado, e il controllo sulla corretta applicazione della legge, compito della Suprema Corte. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere perché un ricorso, anche se ben articolato, può essere respinto senza un esame del suo contenuto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di circa 37 grammi di hashish e oltre 6 grammi di marijuana. La Corte d’Appello aveva riqualificato il reato come fatto di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), condannandolo alla pena di otto mesi di reclusione e 1.000 euro di multa.

La condanna si basava su una serie di elementi probatori considerati decisivi: la sostanza era già suddivisa in 35 involucri, pronti per la cessione, e avvolta in carta argentata. Inoltre, erano stati rinvenuti un bilancino di precisione, uno strumento per tritare le foglie e altro materiale per il confezionamento. Questi elementi, secondo i giudici di merito, provavano in modo inequivocabile la destinazione della droga allo spaccio e non a un uso esclusivamente personale.

Le Ragioni del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Violazione di legge: Si contestava l’affermazione di responsabilità, sostenendo che non fosse stata provata la finalità di spaccio. In subordine, si chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava che la pena inflitta fosse eccessiva e non corrispondente al minimo edittale, senza un’adeguata giustificazione da parte della Corte d’Appello.

L’obiettivo della difesa era ottenere un annullamento della condanna o, quantomeno, una riduzione della pena, cercando di rimettere in discussione le conclusioni a cui erano giunti i giudici nei precedenti gradi di giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il ricorso è inammissibile per spaccio?

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Le motivazioni dell’ordinanza sono estremamente chiare e didattiche nel delineare i limiti del giudizio di legittimità.

La Valutazione dei Fatti è Riservata al Giudice di Merito

Il primo motivo di ricorso è stato respinto perché, di fatto, non denunciava un errore di diritto, ma mirava a una nuova e diversa valutazione delle prove. La Cassazione ha ribadito che la ricostruzione dei fatti è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Il compito della Suprema Corte non è decidere se la droga fosse per uso personale o per spaccio, ma verificare se la motivazione della sentenza impugnata fosse logica, coerente e completa. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ampiamente giustificato la sua decisione basandosi su elementi concreti (suddivisione in dosi, bilancino, materiale per confezionamento), rendendo la sua conclusione incensurabile in sede di legittimità. Questo ha reso inevitabile la dichiarazione di ricorso inammissibile per spaccio.

La Tardiva Richiesta di Applicazione dell’Art. 131-bis c.p.

Un punto cruciale della decisione riguarda la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Cassazione ha osservato che questa richiesta non era stata formulata nei motivi di appello. Secondo l’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, non è possibile presentare in Cassazione questioni che non siano state sollevate nel grado precedente. Di conseguenza, anche questa censura è stata dichiarata inammissibile.

La Congruità della Pena

Anche il secondo motivo, relativo all’eccessività della pena, è stato giudicato inammissibile. La determinazione della pena rientra nell’ambito del potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione è assente o manifestamente illogica. In questo caso, la Corte d’Appello aveva giustificato la pena facendo riferimento alla quantità di sostanza, al suo grado di purezza e al numero di dosi ricavabili. Avendo applicato le attenuanti per il rito, la pena finale si attestava su un livello prossimo al minimo edittale, risultando quindi adeguatamente motivata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio cardine del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’imputato che intende contestare una condanna davanti alla Suprema Corte deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici macroscopici della motivazione, senza tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di articolare tutte le proprie difese già in sede di appello, pena l’inammissibilità delle stesse nel successivo grado di legittimità. Infine, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende funge da monito contro la proposizione di ricorsi palesemente infondati.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile principalmente perché i motivi sollevati non rientravano tra quelli consentiti dalla legge per un giudizio in Cassazione. L’imputato contestava la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti, attività che sono di esclusiva competenza dei giudici di merito (primo grado e appello), e aveva introdotto una richiesta (applicazione dell’art. 131-bis c.p.) che non era stata presentata nel precedente grado di giudizio.

Quali elementi hanno convinto i giudici che la droga fosse destinata allo spaccio?
I giudici hanno basato la loro convinzione su una serie di prove oggettive, tra cui: la suddivisione della sostanza in 35 involucri già pronti, il numero significativo di dosi estraibili (181 di hashish e 21 di marijuana), il rinvenimento di un bilancino di precisione, di uno strumento per la tritatura delle foglie e di altro materiale per il confezionamento.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per la prima volta in Cassazione?
No, secondo questa ordinanza, la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. deve essere formulata nei motivi di appello. Se la questione non viene sollevata in quella sede, è preclusa la sua discussione in Cassazione, e il relativo motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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