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Ricorso inammissibile spaccio: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. Il ricorso inammissibile per spaccio è stato motivato dalla Corte come meramente ripetitivo di argomentazioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha confermato la correttezza della sentenza impugnata, che aveva escluso sia il fatto di lieve entità sia le attenuanti generiche, basandosi sulla quantità della sostanza e sulla recidiva dell’imputato.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Spaccio: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Un caso di ricorso inammissibile per spaccio di sostanze stupefacenti offre lo spunto per analizzare quando e perché la Suprema Corte respinge un appello senza entrare nel merito delle questioni. Vediamo cosa è successo e quali insegnamenti possiamo trarne.

I Fatti del Caso e i Motivi del Ricorso

Un individuo, già condannato per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio (previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990), ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello. I motivi del ricorso erano quattro e miravano a smontare l’impianto accusatorio e la pena inflitta:

1. Erronea applicazione della legge penale: si contestava la valutazione dei giudici sulla destinazione della droga, sostenendo che fosse per uso personale e non per lo spaccio.
2. Mancata riqualificazione nel fatto di lieve entità: si chiedeva di considerare il reato come meno grave, ai sensi del comma 5 dell’art. 73, che prevede pene molto più miti.
3. Omessa esclusione della recidiva: si contestava l’applicazione dell’aggravante della recidiva.
4. Diniego delle circostanze attenuanti generiche: si lamentava il mancato riconoscimento di fattori che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena.

Analisi del Ricorso Inammissibile per Spaccio

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi inammissibili. La ragione di fondo è che il ricorrente non ha sollevato questioni di diritto o vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza precedente. Al contrario, ha semplicemente riproposto le stesse argomentazioni già esaminate e respinte, in modo corretto e ben motivato, dalla Corte d’Appello. In pratica, ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa che non è permessa in sede di legittimità.

Destinazione della Sostanza e Lieve Entità

Sui primi due punti, la Corte ha sottolineato che la sentenza impugnata aveva fornito una motivazione logica e coerente per escludere sia l’uso personale (dato il ‘significativo quantitativo’ di hashish) sia il fatto di lieve entità. I giudici di merito avevano fatto buon governo dei principi consolidati in materia, e le critiche del ricorrente erano mere contestazioni fattuali.

Recidiva e Attenuanti Generiche

Anche riguardo al trattamento sanzionatorio, la decisione è stata netta. La Corte ha ritenuto sufficiente e logica la motivazione della Corte d’Appello. Un elemento chiave è stato il fatto che il reato era stato commesso mentre l’imputato si trovava in affidamento in prova ai servizi sociali. Questa circostanza, secondo i giudici, non indicava una ‘occasionalità della condotta’, ma al contrario una maggiore pericolosità e una pesante recidiva, rendendo impossibile il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. Questo organo non è un ‘super-giudice’ che riesamina le prove (testimonianze, perizie, ecc.). Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e controllare la logicità delle motivazioni delle sentenze. Quando un ricorso si limita a ripetere censure già respinte o a proporre una diversa lettura dei fatti, senza evidenziare una reale violazione di legge o un vizio logico manifesto, esso viene dichiarato inammissibile. La Corte ha specificato che le argomentazioni proposte erano ‘meramente ripetitive’ e che il ricorrente non si era nemmeno ‘integralmente confrontato’ con le ragioni articolate nella sentenza d’appello.

Le Conclusioni

Questa pronuncia conferma che per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere tecnicamente impeccabile. Non basta essere in disaccordo con la decisione precedente; è necessario dimostrare un errore di diritto o un difetto di motivazione grave e palese. Tentare di ottenere una terza valutazione del merito dei fatti è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in 3.000 euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano meramente ripetitivi di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, e si limitavano a presentare critiche fattuali non consentite nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

Qual è stato il motivo principale per non riconoscere il fatto di ‘lieve entità’?
La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non qualificare il fatto come di lieve entità, basandosi su una valutazione logica del significativo quantitativo di hashish rinvenuto e delle modalità della condotta, in linea con i consolidati principi giurisprudenziali.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche e non è stata esclusa la recidiva?
Le attenuanti generiche sono state negate perché il reato è stato commesso mentre l’imputato era affidato in prova ai servizi sociali. Questa circostanza è stata interpretata come un indicatore di maggiore pericolosità sociale e di una ‘pesante recidiva’, rendendo ingiustificabile una riduzione di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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