LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile spaccio: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La decisione si fonda sulla natura meramente ripetitiva dei motivi di ricorso, già ampiamente argomentati e respinti in appello. La condanna per spaccio, e non per uso personale, è stata confermata sulla base di plurimi elementi come la messaggistica e l’assenza di un’attività lavorativa stabile. L’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Spaccio: La Cassazione Sancisce un Principio Fondamentale

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: i requisiti di ammissibilità del ricorso. Quando un ricorso è una mera fotocopia dei motivi d’appello, la Suprema Corte non entra nel merito della questione. Questo caso di ricorso inammissibile spaccio ci offre l’occasione per comprendere perché la specificità dei motivi sia un requisito imprescindibile per accedere al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 1, del D.P.R. 309/1990. La Corte d’Appello di Roma aveva confermato la sua responsabilità penale, respingendo la tesi difensiva secondo cui la droga fosse destinata all’uso personale.

Avverso tale sentenza, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, contestando la valutazione delle prove e la qualificazione giuridica del fatto. Tuttavia, come vedremo, il suo tentativo di ottenere un annullamento della condanna si è scontrato con un ostacolo procedurale insormontabile.

Il Ricorso Inammissibile Spaccio: L’Analisi della Suprema Corte

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione tanto sintetica quanto netta. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del ricorso stesso, definito come ‘interamente reiterativo’ degli stessi motivi già presentati alla Corte d’Appello.

La Reiterazione dei Motivi come Causa di Inammissibilità

I giudici di legittimità hanno osservato che il ricorrente non si è confrontato in modo specifico con le argomentazioni contenute nella sentenza d’appello. Invece di contestare puntualmente le ragioni che avevano portato alla conferma della condanna, la difesa si è limitata a riproporre le medesime doglianze, ignorando la solida motivazione fornita dal giudice del secondo grado.

Questo comportamento processuale viola il principio di specificità dei motivi di ricorso, che impone alla parte di indicare con precisione le critiche mosse alla decisione impugnata, instaurando un dialogo critico con essa. Un ricorso che non assolve a tale onere è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Gli Indizi a Sostegno dell’Accusa di Spaccio

La Corte ha inoltre sottolineato come la sentenza d’appello avesse fornito una ‘specifica ed adeguata motivazione’ per escludere l’uso personale e confermare l’ipotesi di spaccio. Gli elementi valorizzati erano plurimi e concordanti:

* La qualità della sostanza stupefacente.
* L’assenza di una stabile e documentata attività lavorativa del ricorrente.
* La presenza di una fitta messaggistica istantanea che dimostrava un’attività di cessione.
* L’uso di un linguaggio criptico con i coimputati, tipico di chi opera in un sistema organizzato di spaccio.

La valutazione di questi elementi, secondo la Cassazione, non è stata arbitraria, ma completa e congrua, e come tale non può essere riesaminata in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione dell’ordinanza si fonda su un principio consolidato: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. La Corte non può rivalutare i fatti o le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che chiede, di fatto, una nuova valutazione delle prove, travestendola da critica per vizio di motivazione, è inammissibile.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva costruito un percorso argomentativo logico e coerente, basato su elementi fattuali precisi, per giustificare la condanna. Il ricorso inammissibile spaccio non è riuscito a scalfire questa costruzione, limitandosi a un generico confronto senza individuare specifiche aporie o illogicità nel ragionamento dei giudici di merito.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. È necessario un’analisi critica e puntuale della sentenza di secondo grado, evidenziandone i vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione. In assenza di ciò, il ricorso si espone a una quasi certa dichiarazione di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie, dove al ricorrente è stata comminata una sanzione di 3.000 euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era ‘interamente reiterativo’, ovvero si limitava a riproporre gli stessi identici motivi già presentati e respinti dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi in modo specifico e critico con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Quali elementi hanno convinto i giudici che la droga fosse per lo spaccio e non per uso personale?
I giudici hanno basato la loro convinzione su un insieme di elementi, tra cui: la qualità dello stupefacente, l’assenza di un’attività lavorativa stabile e documentata da parte dell’imputato, le conversazioni tramite messaggistica istantanea che provavano l’attività di cessione, e l’uso di un linguaggio cifrato con i coimputati, indicativo di un’attività abituale e organizzata.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati