LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile spaccio: intercettazioni bastano

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La condanna, basata su intercettazioni telefoniche che provavano il suo ruolo di intermediario, è stata confermata in quanto la richiesta di riesame dei fatti non è consentita in sede di legittimità, rendendo il gravame non accoglibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Spaccio: Quando le Intercettazioni Sono Prova Sufficiente

Con l’ordinanza n. 7287 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Questa decisione chiarisce perché un ricorso inammissibile viene dichiarato tale quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già valutate nei gradi precedenti, soprattutto in casi di spaccio provati tramite intercettazioni.

I Fatti del Caso: Intermediazione nello Spaccio di Droga

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver agito come intermediario nella compravendita di un quantitativo non precisato di hashish.

Le prove a suo carico si fondavano principalmente su una serie di conversazioni intercettate tra lui e un altro soggetto. Durante queste chiamate, i due organizzavano incontri finalizzati al reperimento della sostanza e alla sua valutazione. Il linguaggio utilizzato, a volte allusivo e altre volte esplicito, insieme alla deposizione di un agente di Polizia Giudiziaria che aveva condotto le indagini, ha permesso ai giudici di merito di ricostruire il ruolo di intermediario dell’imputato tra fornitori non identificati e l’acquirente finale.

Il Percorso Giudiziario e il Ricorso Inammissibile

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la colpevolezza dell’imputato, condannandolo a sei mesi di reclusione e a una multa. Contro la sentenza d’appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In sostanza, si sosteneva che la responsabilità era stata affermata in assenza di riscontri probatori certi, poiché dalle intercettazioni non emergeva con chiarezza l’oggetto della compravendita.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è netta: l’imputato non ha sollevato questioni di diritto, ma ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito. Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno sottolineato come la motivazione della Corte d’Appello fosse del tutto congrua, logica e fondata su elementi oggettivi emersi durante il processo. Le intercettazioni e la testimonianza dell’agente investigatore erano state ritenute sufficienti a provare, senza ombra di dubbio, le cessioni di stupefacenti.

La Corte ha inoltre evidenziato la debolezza della tesi difensiva. L’imputato si era limitato a criticare l’impianto accusatorio, sostenendo che non fosse chiaro se si parlasse di droga e di quale qualità, senza però fornire alcuna spiegazione alternativa e plausibile al tenore delle conversazioni registrate. Questo atteggiamento, volto a demolire l’accusa senza proporre una ricostruzione alternativa coerente, non ha trovato accoglimento.

Conclusioni: Limiti del Giudizio di Cassazione e Conseguenze dell’Inammissibilità

Questa ordinanza è un chiaro promemoria dei limiti del ricorso per cassazione. La Suprema Corte non è un “terzo giudice” dei fatti, ma un organo di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge e la coerenza logica delle motivazioni delle sentenze impugnate. Riproporre le medesime doglianze già respinte in appello, sperando in una diversa lettura del materiale probatorio, porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile.

Le conseguenze per il ricorrente non sono solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro. Una lezione importante sull’uso corretto e strategico degli strumenti di impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare vizi di legittimità della sentenza, si limitava a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, chiedendo di fatto una nuova valutazione delle prove, attività non consentita alla Corte di Cassazione.

Le sole intercettazioni telefoniche possono essere sufficienti per una condanna per spaccio?
Sì, in questo caso la Corte ha ritenuto che le conversazioni intercettate, unitamente alla deposizione dell’agente di polizia giudiziaria che ha svolto le indagini, fossero prove sufficienti a dimostrare le cessioni di sostanza stupefacente e il ruolo di intermediario dell’imputato.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, a norma dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati