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Ricorso inammissibile: spaccio e usura confermati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato in appello per spaccio continuato di sostanze stupefacenti, usura e porto illegale di un coltello. La Corte ha ritenuto le censure dell’imputato del tutto generiche e non in grado di confrontarsi con le solide prove raccolte, che includevano dichiarazioni, intercettazioni e sequestri. La sentenza conferma l’importanza di motivazioni specifiche nei ricorsi e ribadisce i criteri per escludere la lieve entità del fatto in caso di attività di spaccio professionali e prolungate nel tempo.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando le Censure Sono Troppo Generiche

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso complesso che tocca temi cruciali come lo spaccio di stupefacenti, l’usura e il porto d’armi, stabilendo principi importanti sulla specificità dei motivi di impugnazione. La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile sottolinea come non sia sufficiente contestare genericamente una condanna, ma sia necessario confrontarsi punto per punto con le prove e le motivazioni della sentenza impugnata. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per una serie di reati gravi e continuati. Le accuse includevano:

* Detenzione e cessione di sostanze stupefacenti: Un’attività di spaccio protratta per circa cinque anni (dal 2017 al 2022), che comprendeva marijuana, hashish e cocaina, vendute a numerosi acquirenti.
* Usura: La concessione di un prestito a un acquirente di cocaina, pretendendo la restituzione di una somma triplicata (3.000 euro a fronte di 1.000 euro) in un breve lasso di tempo.
* Porto illegale di arma: Il porto ingiustificato, fuori dalla propria abitazione, di un coltello a serramanico di 16 cm.

A seguito della conferma della condanna a cinque anni di reclusione e a una pesante multa, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, affidandosi a quattro distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

La difesa ha tentato di smontare l’impianto accusatorio, ma la Cassazione ha ritenuto le argomentazioni deboli e astratte. Vediamo perché ciascun motivo è stato respinto, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

Genericità delle Censure sulle Prove

Il primo motivo lamentava l’assenza di prove certe sia per lo spaccio che per l’usura, sostenendo che l’imputato fosse un semplice consumatore e che l’accusa di usura si basasse solo sulle dichiarazioni della persona offesa. La Corte ha replicato che le sentenze di merito avevano ampiamente dimostrato la colpevolezza basandosi su un quadro probatorio solido: dichiarazioni precise e concordanti di numerosi acquirenti, esiti di perquisizioni, sequestri di droga e denaro, e conversazioni intercettate, anche con linguaggio criptico (“mozzarelle”). Per l’usura, le dichiarazioni della vittima erano state corroborate da quelle della sorella, dall’agente finanziario che curò la pratica di un prestito e dal ritrovamento di una somma di denaro compatibile con la vicenda.

Il Bilanciamento tra Attenuanti e Recidiva

La difesa contestava il mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva. Anche in questo caso, la Corte ha ritenuto la censura infondata. I giudici di merito avevano già valorizzato il buon comportamento dell’imputato concedendo le attenuanti e ritenendole equivalenti (e non soccombenti) rispetto alla recidiva, che era specifica e reiterata. Una decisione, quindi, già favorevole e correttamente motivata.

Le Motivazioni della Sentenza: Perché il Ricorso è Inammissibile

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su principi procedurali e sostanziali chiari, che meritano un approfondimento.

Esclusione della “Lieve Entità” nello Spaccio Continuato

Uno dei punti più interessanti riguarda il diniego dell’attenuante della lieve entità per i reati di droga. La Corte ha spiegato che la valutazione non può basarsi solo sulla quantità di droga ceduta di volta in volta. Nel caso di specie, emergevano elementi che delineavano un’attività di spaccio tutt’altro che marginale:

* Stabilità e durata: L’attività si è protratta per cinque anni.
* Varietà delle sostanze: L’imputato trattava droghe leggere e pesanti.
* Vasto giro di clienti: Le cessioni erano rivolte a numerosi acquirenti (in un caso, si parla di almeno 600 cessioni a una sola persona).
* Continuità dell’illecito: L’attività proseguiva anche durante periodi di arresti domiciliari e sorveglianza speciale.

Questi elementi, nel loro complesso, indicano una professionalità e un’offensività incompatibili con la fattispecie della lieve entità.

Inapplicabilità dell’Art. 131-bis per il Porto d’Armi

Infine, la Corte ha confermato l’esclusione della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per il porto del coltello. La decisione si basa su due fattori oggettivi e contestuali: le dimensioni significative dell’arma (un serramanico di 16 cm) e le circostanze del ritrovamento. Il coltello è stato scoperto durante una perquisizione avvenuta subito dopo che l’imputato aveva proferito minacce nei confronti della vittima del reato di usura. Questo contesto rendeva la condotta tutt’altro che tenue.

Le Conclusioni: Principi di Diritto e Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza di censure che non si misurano con la realtà processuale descritta nella sentenza impugnata. Non basta affermare l’assenza di prove; è necessario dimostrare il vizio logico o giuridico nel ragionamento del giudice. Sul piano sostanziale, la Corte ci ricorda che la valutazione della gravità di un reato, come lo spaccio, richiede un’analisi complessiva che tenga conto della professionalità, della durata e del contesto in cui si svolge l’attività criminale, andando oltre il mero dato quantitativo.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, ossia non si confrontano specificamente con le argomentazioni e le prove indicate nella sentenza impugnata, ma si limitano a riproporre le stesse tesi difensive o a chiedere una nuova valutazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

Come si valuta la “lieve entità” nei reati di spaccio di droga?
La valutazione non si limita alla quantità di sostanza ceduta in una singola occasione. Secondo la sentenza, per escludere la lieve entità bisogna considerare elementi complessivi come la durata e la stabilità dell’attività di spaccio, la varietà delle droghe trattate, il numero di clienti, e la continuazione dell’attività anche durante misure restrittive come gli arresti domiciliari.

Perché il porto di un coltello non è stato considerato un reato di “particolare tenuità”?
L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stata esclusa a causa delle dimensioni significative dell’arma (coltello a serramanico di 16 cm) e, soprattutto, del contesto in cui è stata trovata: l’imputato l’aveva con sé subito dopo aver minacciato la vittima del reato di usura, il che aggravava la pericolosità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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