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Ricorso inammissibile: spaccio e spese processuali

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato poiché la notevole quantità di droga (oltre 200 dosi) e la situazione economica dell’imputato erano incompatibili con un uso personale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Difesa non Supera il Vaglio della Cassazione

L’esito di un processo penale non si conclude sempre con il giudizio di merito. A volte, l’impugnazione si arena prima ancora di essere discussa, come nel caso di un ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre uno spunto prezioso per comprendere i criteri che portano a tale declaratoria, in particolare in materia di stupefacenti e particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Brindisi, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Lecce. L’imputato era stato ritenuto colpevole di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente (hashish) e condannato alla pena di un anno di reclusione e 2.000 euro di multa. Non accettando la decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso: Due Punti Chiave

La difesa ha contestato la sentenza d’appello su due fronti principali:

1. Vizio di motivazione sulla destinazione della droga: Il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel qualificare la detenzione come finalizzata allo spaccio, anziché all’uso personale.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità: Si lamentava il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, che avrebbe potuto escludere la sua punibilità.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi proposti e li ha giudicati entrambi manifestamente infondati, dichiarando di conseguenza il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza, già accertata nei gradi precedenti, ma si concentra sulla validità stessa dell’impugnazione, ritenendola priva dei requisiti minimi per poter essere accolta e discussa.

Le Motivazioni della Corte

L’ordinanza spiega in modo dettagliato le ragioni che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità, analizzando separatamente ciascun motivo di ricorso.

Valutazione sulla Destinazione della Sostanza

Per quanto riguarda il primo punto, la Cassazione ha ritenuto la valutazione della Corte d’Appello del tutto logica e priva di vizi giuridici. I giudici di merito avevano basato la loro convinzione su due elementi fattuali cruciali:

* Il dato ponderale: Dalla sostanza sequestrata era possibile ricavare oltre 200 dosi medie singole. Un quantitativo ritenuto oggettivamente eccessivo per un consumo meramente personale.
* Le condizioni reddituali: L’acquisto di una tale quantità di stupefacente è stato giudicato incompatibile con la situazione economica dell’imputato.

Secondo la Corte, questi elementi erano sufficienti a escludere in modo ragionevole la destinazione al solo uso personale, rendendo la doglianza del ricorrente infondata.

La Questione dell’Art. 131-bis e il Ricorso Inammissibile

Anche il secondo motivo è stato considerato manifestamente infondato. La difesa si era limitata a criticare genericamente la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. senza però specificare quali elementi favorevoli all’imputato la Corte d’Appello avrebbe omesso di considerare o avrebbe valutato erroneamente. Un motivo di ricorso, per essere ammissibile, deve essere specifico e indicare con precisione le lacune o gli errori della decisione impugnata, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è priva di conseguenze. In base all’articolo 616 del codice di procedura penale, quando non vi sono elementi per ritenere che il ricorso sia stato proposto senza colpa, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte lo ha condannato al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Motivi generici o manifestamente infondati conducono inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con ulteriori oneri economici per il condannato.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, i motivi proposti sono considerati manifestamente infondati. Ciò accade se le censure sono generiche o se non riescono a evidenziare vizi logici o giuridici nella decisione impugnata, come avvenuto nel caso di specie.

Quali elementi distinguono la detenzione per uso personale da quella per spaccio secondo i giudici in questo caso?
In questa ordinanza, i giudici hanno confermato che la destinazione allo spaccio può essere desunta da elementi oggettivi quali l’ingente dato ponderale della sostanza (sufficiente per oltre 200 dosi) e l’incompatibilità dell’acquisto con le condizioni reddituali dell’imputato.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la definitività della condanna, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende, che in questa vicenda è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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