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Ricorso inammissibile: spaccio e precedenti penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per detenzione di cocaina. La sostanza era stata trovata occultata nella sua biancheria intima. La Corte ha stabilito che la valutazione dei fatti, la gravità del reato e i precedenti penali dell’imputato sono questioni di merito non riesaminabili in sede di legittimità, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Spaccio

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La vicenda analizzata riguarda un ricorso inammissibile contro una condanna per detenzione di stupefacenti, dove la Corte ha sottolineato come la valutazione dei fatti e della personalità dell’imputato spetti esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti.

I Fatti del Caso: Occultamento di Sostanze Stupefacenti

Il caso ha origine da un controllo durante il quale un uomo è stato trovato in possesso di due involucri contenenti complessivamente 44 grammi di cocaina. La sostanza era stata abilmente occultata all’interno della sua biancheria intima e sigillata con nastro adesivo nero, una modalità che suggeriva una chiara volontà di nascondere il possesso illecito.

La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, basando la propria decisione su una serie di elementi concreti: la quantità e la tipologia della sostanza, il luogo del ritrovamento e, soprattutto, le modalità utilizzate per l’occultamento. Questi fattori, nel loro insieme, sono stati ritenuti sufficienti per affermare la responsabilità penale dell’imputato.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

Di fronte al ricorso presentato dall’imputato, la Suprema Corte ha adottato una posizione netta, dichiarandolo ricorso inammissibile. La difesa, con ogni probabilità, contestava la ricostruzione dei fatti o la valutazione della gravità del reato operata dai giudici di merito. Tuttavia, la Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di primo e secondo grado.

Il controllo di legittimità si limita a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Quando una decisione è basata su una valutazione ponderata e ben argomentata degli elementi di fatto, come in questo caso, essa diventa ‘insindacabile in cassazione’.

Le Motivazioni della Decisione

Nelle motivazioni dell’ordinanza, la Corte ha spiegato che i giudici d’appello avevano adeguatamente argomentato la loro decisione. Essi avevano considerato non solo gli elementi oggettivi (quantità di droga, occultamento), ma anche quelli soggettivi. La pena era stata determinata in base ai parametri dell’art. 133 del codice penale, tenendo conto della gravità del fatto e della ‘negativa personalità’ dell’imputato, gravato da numerosi precedenti penali.

Questa valutazione complessiva, essendo frutto di un’analisi di merito logica e coerente, non può essere messa in discussione davanti alla Cassazione. Di conseguenza, il ricorso, non presentando valide censure di legittimità, è stato rigettato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conclusione del procedimento è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Questa ordinanza rappresenta un’importante lezione pratica: un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi difensive già respinte nei gradi di merito. Per avere successo, è necessario individuare vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o una motivazione manifestamente illogica o contraddittoria, elementi che in questo caso erano del tutto assenti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la valutazione dei fatti e del merito (gravità del reato, personalità dell’imputato, precedenti penali) compiuta dal giudice d’appello. Tale valutazione, se motivata in modo logico e coerente, non è riesaminabile dalla Corte di Cassazione, che si occupa solo di questioni di diritto.

Quali fattori sono stati considerati per determinare la pena dell’imputato?
La pena è stata determinata secondo i parametri dell’art. 133 del codice penale, valutando la gravità del fatto (quantità e tipo di sostanza, modalità di occultamento) e la personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente dopo la decisione della Cassazione?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione pecuniaria prevista dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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