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Ricorso inammissibile: spaccio di banconote false

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spendita di banconote false e recidiva. I motivi del ricorso sono stati giudicati ripetitivi e manifestamente infondati, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva correttamente valutato la gravità del fatto, la consapevolezza dell’illecito e la personalità dell’imputato, negando la riqualificazione del reato, il vincolo di continuazione e l’applicazione di sanzioni sostitutive.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Spaccio di Banconote False

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile, consolidando principi fondamentali in materia di reati contro la fede pubblica e di procedura penale. La decisione riguarda un caso di spendita di banconote false, aggravato dalla recidiva, e offre spunti cruciali sulla specificità dei motivi di ricorso e sulla valutazione della personalità dell’imputato. Questo provvedimento ribadisce come il giudizio di legittimità non possa trasformarsi in una terza istanza di merito.

I Fatti del Caso e i Motivi del Ricorso

Un individuo, già condannato dalla Corte d’Appello di Venezia per il reato di cui agli artt. 455 (spendita di monete falsificate) e 99 (recidiva) del codice penale, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi sollevati dalla difesa erano molteplici e miravano a smantellare l’impianto accusatorio confermato nei primi due gradi di giudizio.

In sintesi, l’imputato contestava:
1. La sua affermazione di responsabilità penale, ritenendo la motivazione della sentenza d’appello viziata.
2. La mancata riqualificazione del reato nella fattispecie meno grave prevista dall’art. 457 c.p. (spendita di monete ricevute in buona fede).
3. Il riconoscimento della recidiva.
4. Il mancato riconoscimento del vincolo di continuazione con altri fatti giudicati in una diversa sede.
5. La negata applicazione di una sanzione sostitutiva alla pena detentiva.

Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema ha esaminato ciascun motivo, rigettandoli tutti in quanto manifestamente infondati o non deducibili in sede di legittimità. La decisione della Corte di dichiarare il ricorso inammissibile si fonda su argomentazioni precise che meritano di essere approfondite, poiché tracciano una linea netta tra ciò che è ammissibile in Cassazione e ciò che costituisce un tentativo di rivalutare i fatti.

La Genericità del Primo Motivo

Il primo motivo è stato considerato una mera riproposizione di argomenti già presentati e respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ricordato che un ricorso, per essere specifico, deve contenere una critica argomentata e puntuale della sentenza impugnata, non limitarsi a ripetere le stesse doglianze. La motivazione della Corte territoriale era stata, al contrario, ampia e corretta, basandosi su elementi concreti come la quantità di banconote, l’uso di un falso nome e le modalità della vendita.

La Corretta Qualificazione del Reato e la Valutazione della Recidiva

La richiesta di riqualificare il reato è stata respinta poiché la Corte d’Appello aveva adeguatamente dimostrato la piena consapevolezza dell’imputato riguardo alla falsità delle banconote. Elementi come il ragguardevole numero di pezzi, tutti con lo stesso numero di serie, erano stati correttamente interpretati come prova della malafede. Anche la valutazione sulla recidiva è stata ritenuta corretta, in quanto il giudice di merito non si era basato solo sulla gravità dei fatti, ma aveva esaminato il rapporto concreto tra il reato attuale e le condanne precedenti, concludendo che queste ultime avessero agito come fattore criminogeno.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la decisione della Corte d’Appello non presentava alcun vizio riconducibile all’art. 606 c.p.p. La Corte territoriale aveva offerto una ricostruzione coerente dei fatti, sussumendoli correttamente nella fattispecie dell’art. 455 c.p. e motivando in modo logico e ineccepibile anche il diniego della sanzione sostitutiva. Quest’ultimo punto è stato giustificato con una prognosi sfavorevole sulla futura condotta dell’imputato, basata non su un giudizio di astratta gravità, ma sull’analisi della sua personalità e della sua capacità a delinquere, come emerso dalla natura del reato e dai precedenti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un’importante conferma di diversi principi cardine del nostro sistema processuale. In primo luogo, sottolinea la necessità che i ricorsi per Cassazione siano specifici e critici, e non mere ripetizioni di argomenti già discussi. In secondo luogo, ribadisce che la valutazione del giudice di merito sulla personalità dell’imputato, se logicamente motivata, è insindacabile in sede di legittimità. Infine, la decisione chiarisce che la concessione di benefici come le sanzioni sostitutive dipende da una prognosi concreta sulla capacità del reo di astenersi dal commettere futuri reati, una valutazione che tiene conto di tutti gli aspetti soggettivi della sua condotta passata e presente. Questo caso serve da monito: il percorso verso la Cassazione richiede l’individuazione di vizi di legge precisi, non un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti.

Quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a ripetere argomenti già esaminati e respinti nei gradi di merito senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, oppure quando i motivi sono manifestamente infondati.

Qual è la differenza fondamentale tra il reato di spendita di monete false (art. 455 c.p.) e quello previsto dall’art. 457 c.p.?
La differenza risiede nella consapevolezza della falsità al momento della ricezione delle monete. L’art. 455 c.p. punisce chi spende monete false avendole ricevute con la consapevolezza della loro falsità (in mala fede), mentre l’art. 457 c.p. punisce chi, avendo ricevuto monete false in buona fede, le spende dopo averne scoperto la falsità.

Su quali basi il giudice può negare l’applicazione di una sanzione sostitutiva alla detenzione?
Il giudice può negarla sulla base di un giudizio di prognosi sfavorevole riguardo alla futura commissione di reati da parte dell’imputato. Questa valutazione, come nel caso di specie, non si basa sulla sola gravità del reato, ma esamina anche i precedenti penali e gli aspetti soggettivi della personalità dell’imputato che indicano una sua capacità a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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