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Ricorso inammissibile: sorveglianza speciale in carcere

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro l’applicazione del regime di sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che le lamentele del ricorrente erano basate su questioni di fatto, che non possono essere riesaminate in sede di legittimità. La decisione del Tribunale di Sorveglianza, basata su un episodio di turbativa dell’ordine e su un parere del consiglio di disciplina, è stata quindi confermata, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando le Doglianze di Fatto non Bastano in Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, del 7 marzo 2024, offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa non solo fallire nel suo intento ma anche comportare conseguenze economiche per il proponente. Il caso riguarda un detenuto che ha impugnato il provvedimento di applicazione del regime di sorveglianza speciale, ma le cui argomentazioni sono state giudicate inadatte a un esame di legittimità. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere i limiti del ricorso per cassazione.

I Fatti del Caso

Un detenuto, soggetto al regime di sorveglianza speciale, presentava un reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Firenze avverso tale misura. Il Tribunale rigettava il reclamo, confermando la legittimità del regime applicato. Non soddisfatto della decisione, il detenuto, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione di diverse norme, tra cui quelle dell’ordinamento penitenziario (artt. 14-bis, 14-ter e 14-quater), l’articolo 27 della Costituzione e l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Inoltre, denunciava la contraddittorietà e l’illogicità della motivazione del provvedimento impugnato.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le pretese del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il detenuto al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un organo di legittimità.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile?

Il cuore della decisione risiede nella natura delle censure sollevate dal ricorrente. La Corte ha osservato che le doglianze erano “interamente versate in fatto” e si limitavano a invocare “una mera rilettura degli atti”. In altre parole, il difensore non ha evidenziato errori nell’applicazione della legge, ma ha tentato di convincere la Cassazione a rivalutare i fatti e le prove in modo diverso da come aveva già fatto il Tribunale di Sorveglianza. Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione.

La Corte ha inoltre specificato che il Tribunale di Sorveglianza aveva fornito una motivazione adeguata e giuridicamente ineccepibile, basandosi su due elementi chiave:
1. Il parere del Consiglio di disciplina: Un parere motivato che giustificava la necessità della misura restrittiva.
2. Un episodio specifico: Il provvedimento faceva riferimento a un evento in cui il detenuto si era reso protagonista di un comportamento tale da turbare la sicurezza e l’ordine all’interno dell’istituto penitenziario.

Infine, la Corte ha smentito alcune affermazioni del ricorrente, precisando che, contrariamente a quanto dedotto, il detenuto beneficiava di due ore di permanenza all’aperto al giorno ed era autorizzato a possedere apparecchi radio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: il ricorso deve concentrarsi esclusivamente su questioni di diritto. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti è una strategia destinata al fallimento e che comporta l’inevitabile declaratoria di ricorso inammissibile. Tale esito non solo lascia immutata la decisione impugnata, ma aggrava la posizione del ricorrente con l’aggiunta di una condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. La decisione serve da monito: il giudizio di legittimità è un rimedio straordinario per correggere errori di diritto, non per riesaminare le vicende fattuali.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le lamentele sollevate (doglianze) erano interamente basate su questioni di fatto e chiedevano una semplice rilettura degli atti, attività che non rientra nelle competenze della Corte, la quale giudica solo la corretta applicazione della legge.

Su quali basi era stata applicata la sorveglianza speciale al detenuto?
La misura era stata applicata sulla base del parere motivato del Consiglio di disciplina e di uno specifico episodio in cui il detenuto aveva turbato la sicurezza e l’ordine all’interno dell’istituto penitenziario.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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