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Ricorso inammissibile: sorveglianza speciale e limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro il decreto della Corte d’Appello che confermava la misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato e generico, in quanto tentava di ottenere un riesame del merito sulla pericolosità sociale, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso avverso tali misure è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione, a meno che questa non sia del tutto assente o meramente apparente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: i limiti all’impugnazione delle misure di prevenzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigidi paletti che regolano l’impugnazione delle misure di prevenzione, come la sorveglianza speciale. La decisione sottolinea come un ricorso inammissibile sia la conseguenza inevitabile quando si tenta di rimettere in discussione il merito della pericolosità sociale di un soggetto davanti alla Suprema Corte. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere la differenza tra violazione di legge e vizio di motivazione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già sottoposto a misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza su decreto del Tribunale, vedeva confermata tale misura anche dalla Corte d’Appello di Torino. Ritenendo ingiusta la decisione, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme del Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011). La sua difesa si concentrava sulla presunta erronea valutazione della sua pericolosità sociale e sull’attualità della stessa.

I Motivi del Ricorso Inammissibile in materia di prevenzione

Il ricorrente basava la sua impugnazione su un unico motivo, denunciando la violazione degli articoli 1, 4 e 10 del D.Lgs. 159/2011. In sostanza, contestava le conclusioni dei giudici di merito riguardo alla sua riconducibilità a una delle categorie di soggetti socialmente pericolosi. Tuttavia, le sue argomentazioni sono state considerate dalla Suprema Corte come un tentativo di sollecitare un nuovo giudizio sui fatti, piuttosto che evidenziare una specifica violazione di norme giuridiche.

La difesa, infatti, utilizzava argomentazioni generiche sia sulla qualificazione del proposto sia sull’attualità della pericolosità, finendo per prospettare un vizio di motivazione. Questo è un punto fondamentale: nel procedimento di prevenzione, il ricorso per Cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Il vizio di motivazione può essere dedotto solo in casi estremi, ovvero quando la motivazione è totalmente assente o meramente apparente, situazione che non ricorreva nel caso di specie.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e mancanza di specificità. I giudici hanno chiarito diversi principi chiave:

1. Valutazione della Pericolosità: Un giudice può ritenere un soggetto pericoloso anche in assenza di sentenze di condanna definitive. Possono essere valorizzati anche dati provenienti da procedimenti penali non ancora conclusi, a condizione che tale valutazione non sia smentita da sentenze assolutorie passate in giudicato (salvo che l’assoluzione non sia dipesa da cause estintive del reato). Nel caso esaminato, la Corte territoriale aveva correttamente fondato la sua decisione sia su condanne definitive sia su elementi tratti da procedimenti in corso.

2. Limiti del Ricorso in Cassazione: Il ricorso contro le misure di prevenzione è un rimedio a critica vincolata, limitato alla sola “violazione di legge”. Non è possibile, quindi, contestare l’adeguatezza o la logicità della motivazione con cui il giudice di merito ha valutato gli elementi a carico del proposto. Farlo equivarrebbe a trasformare la Corte di Cassazione in un terzo grado di giudizio sul merito, ruolo che non le compete.

3. Inammissibilità di Nuove Prove: La difesa aveva tentato di produrre in sede di legittimità nuovi documenti. La Corte ha ribadito che nel giudizio di Cassazione possono essere introdotti solo documenti che non si è stati in grado di esibire nei gradi precedenti e che non richiedano una nuova attività di apprezzamento nel merito delle prove già raccolte.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità nell’ambito delle misure di prevenzione. Chi intende ricorrere in Cassazione deve concentrarsi sull’individuazione di precise violazioni di legge, evitando censure generiche sulla valutazione della pericolosità sociale operata dai giudici dei gradi precedenti. La conseguenza di un ricorso inammissibile, come in questo caso, non è solo la conferma del provvedimento impugnato, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a causa della palese infondatezza dell’impugnazione.

Per quali motivi un ricorso in Cassazione contro una misura di prevenzione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è manifestamente infondato, generico, o se contesta il merito della valutazione della pericolosità sociale (vizio di motivazione) invece di denunciare una specifica violazione di legge, che è l’unico motivo ammesso in questa sede.

È necessario avere condanne definitive per applicare la sorveglianza speciale?
No, non è strettamente necessario. Secondo la Corte, il giudice può basare la sua valutazione sulla pericolosità sociale anche su elementi tratti da procedimenti penali ancora in corso, purché la sua decisione sia congruamente motivata e non contraddetta da sentenze di assoluzione definitive nel merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa evidente del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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