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Ricorso inammissibile: sorveglianza speciale e dolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un soggetto in sorveglianza speciale, condannato per non aver rispettato l’orario di rientro. La Corte ha stabilito che la scelta di rimanere al lavoro oltre l’orario consentito è stata una decisione consapevole e volontaria, configurando il dolo. Inoltre, la richiesta di attenuanti generiche è stata respinta a causa della ‘allarmante’ personalità criminale del ricorrente, basata su precedenti reati gravi.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Scelta Consapevole Esclude l’Errore

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla disciplina del ricorso inammissibile e sulla valutazione dell’elemento soggettivo del dolo nei reati legati alla violazione delle misure di prevenzione. La Corte di Cassazione ha rigettato l’impugnazione di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, condannato per essere rientrato a casa oltre l’orario prescritto, chiarendo che la consapevolezza della violazione, anche se motivata da esigenze lavorative, non esclude la responsabilità penale.

I Fatti del Processo

Un individuo, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, veniva condannato in primo grado e successivamente in appello alla pena di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione. Il reato contestato era la violazione dell’articolo 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011, per non aver rispettato l’obbligo di rientrare nella propria abitazione entro un determinato orario.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per cassazione, basandolo essenzialmente su due motivi: la presunta assenza di dolo e la mancata concessione delle attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e la Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non riconoscere l’assenza di dolo, in quanto il ritardo nel rientro era dovuto a motivi di lavoro e non a una volontà deliberata di trasgredire. Inoltre, si lamentava che il diniego delle attenuanti generiche e l’applicazione della recidiva fossero stati motivati con ‘formule di stile’, basate unicamente sui precedenti penali del soggetto.

La Corte di Cassazione ha ritenuto entrambi i motivi causa di un ricorso inammissibile. La ragione risiede nella manifesta infondatezza e nell’aspecificità delle argomentazioni, che si limitavano a riproporre le stesse doglianze già presentate in appello, senza confrontarsi criticamente con le specifiche motivazioni della sentenza impugnata.

La Valutazione del Dolo nel Ricorso Inammissibile

La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello avesse già ampiamente e logicamente motivato l’infondatezza della tesi difensiva sull’assenza di dolo. Era emerso, infatti, che l’imputato stesso, in sede di interrogatorio, aveva ammesso di essere perfettamente a conoscenza dell’orario di rientro obbligatorio. Nonostante ciò, aveva deciso di trattenersi al lavoro, compiendo una scelta consapevole e volontaria. Non si trattava, quindi, di un mero errore, ma di una decisione deliberata di non rispettare la prescrizione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che un ricorso non può limitarsi a ripetere le argomentazioni già respinte nel grado precedente. Deve, invece, individuare e contestare specifici vizi di legittimità o di logica nella motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, il ricorso era generico e non affrontava il nucleo del ragionamento del giudice d’appello.

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha confermato la correttezza della decisione impugnata. Il diniego del beneficio era stato motivato non in modo stereotipato, ma sulla base della ‘allarmante personalità criminale’ del ricorrente, desunta sia dai numerosi e gravi reati precedentemente commessi, sia dalla condotta oggetto del processo, considerata irrispettosa delle regole imposte dalla sorveglianza speciale.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce due principi fondamentali. Primo, in tema di procedura penale, l’appello in Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità; un ricorso inammissibile è la sanzione per chi non si attiene a questa regola, limitandosi a riproporre le stesse tesi. Secondo, dal punto di vista del diritto penale sostanziale, la piena consapevolezza di violare una norma, unita alla scelta volontaria di agire in quel modo, integra pienamente il dolo richiesto per la configurabilità del reato, anche se le motivazioni dell’agente (come quelle lavorative) non sono di per sé illecite. La valutazione della personalità dell’imputato, basata su elementi concreti come i precedenti penali, rimane un criterio valido per negare la concessione delle attenuanti generiche.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza e aspecificità, poiché si limitava a ripetere i motivi già presentati in appello senza confrontarsi in modo critico con la motivazione della sentenza impugnata.

Rimanere al lavoro oltre l’orario di rientro obbligatorio può escludere il dolo?
No. Secondo la Corte, il fatto che l’imputato fosse pienamente consapevole dell’orario di rientro e abbia scelto volontariamente di trattenersi al lavoro configura una ‘scelta consapevole e volontaria’ che integra il dolo del reato, non un mero errore.

Su quali basi sono state negate le attenuanti generiche?
Sono state negate a causa della ‘allarmante personalità criminale’ del ricorrente, motivata sulla base dei suoi numerosi e gravi precedenti penali e della condotta stessa di violazione delle regole della sorveglianza speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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