Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti sulla Valutazione dei Fatti
Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere i limiti del suo giudizio. Un errore comune è chiedere alla Suprema Corte di rivalutare le prove, un’operazione che porta quasi sempre a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Cassazione Penale ci offre un chiaro esempio di questo principio, sottolineando come il suo ruolo sia quello di giudice della legge, non dei fatti.
Il Caso in Esame: Una Controversia sulla Qualificazione del Reato
Due soggetti sono stati condannati nei gradi di merito per un reato previsto dall’articolo 641 del codice penale (insolvenza fraudolenta). Non soddisfatti della decisione della Corte d’Appello, hanno proposto ricorso per cassazione. La loro difesa si basava su un’unica argomentazione: la qualificazione giuridica del fatto era errata. Sostenevano che la motivazione della sentenza fosse illogica, ma fondavano questa affermazione su una diversa lettura delle prove emerse nel processo, in particolare del contenuto di un contratto e dei rapporti intercorsi con una struttura alberghiera. In sostanza, proponevano una ricostruzione alternativa dei fatti.
I Limiti della Cassazione e il Concetto di Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può riaprire il dibattimento e discutere nuovamente le prove. Il suo compito è verificare che i giudici di primo e secondo grado abbiano applicato correttamente le norme di legge e che le loro motivazioni siano logiche e non contraddittorie. Questo è il cosiddetto “giudizio di legittimità”.
Quando un ricorso, come in questo caso, si basa su una “diversa ricostruzione storica dei fatti” o su un “diverso giudizio di rilevanza delle fonti di prova”, esso esula dalle competenze della Cassazione. Chiedere alla Corte di sovrapporre la propria valutazione a quella dei giudici di merito è una richiesta che non può essere accolta. Per questo motivo, la legge prevede la sanzione del ricorso inammissibile.
La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile
Coerentemente con il suo ruolo e con la giurisprudenza consolidata, la Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. I ricorrenti non solo non hanno ottenuto una revisione della loro condanna, ma sono stati anche condannati a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. Questa condanna serve anche come deterrente per evitare la presentazione di ricorsi palesemente infondati che hanno il solo scopo di ritardare la conclusione del processo.
Le Motivazioni
La Corte ha motivato la sua decisione in modo chiaro e netto. Ha ribadito che un ricorso che contesta la qualificazione giuridica è ammissibile solo quando la soluzione non richiede nuovi accertamenti di fatto. Nel caso di specie, invece, le argomentazioni dei ricorrenti erano interamente basate su una riconsiderazione del materiale probatorio. La Cassazione ha sottolineato di non poter “saggiare la tenuta logica della pronuncia” confrontando l’apparato argomentativo della sentenza impugnata con “eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno”. Il giudizio sui fatti si è cristallizzato nei gradi di merito e non può essere rimesso in discussione in sede di legittimità.
Le Conclusioni
Questa ordinanza è un importante promemoria dei confini tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Chi intende presentare un ricorso in Cassazione deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legge o su difetti di motivazione che siano palesi e interni alla sentenza stessa, senza mai tentare di proporre una propria versione dei fatti. In caso contrario, il risultato sarà una inevitabile dichiarazione di ricorso inammissibile, con le conseguenti sanzioni economiche.
Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Perché i ricorrenti hanno chiesto una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si limita a verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e non può riesaminare il merito della causa.
È possibile contestare la qualificazione giuridica di un reato in Cassazione?
Sì, ma solo a condizione che la questione possa essere risolta senza la necessità di effettuare nuovi accertamenti di fatto. L’appello deve basarsi su un puro errore di diritto commesso dai giudici dei gradi precedenti e non su una diversa interpretazione delle prove.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
I ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (tremila euro ciascuno) in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione pecuniaria.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19874 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19874 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/03/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da:
COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 10/02/2023 della CORTE APPELLO di ANCONA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Letti i ricorsi di COGNOME NOME e COGNOME NOME,
Rlevato che l’unico motivo d’impugnazione comune a entrambi i ricorrenti contesta la correttezza della qualificazione giuridica del fatto ai sensi dell’art. 641 cod. pen., denunciando la illogicità della motivazione, ma sulla base della diversa lettura delle emergenze processuali (in particolare il contenuto del contratto e i rapporti intercorrenti tra gli imputati e l’RAGIONE_SOCIALE Gabicce Mare) e di una diversa ricostruzione storica dei fatti oltre che di un diverso giudizio di rilevanza delle fonti di prova. Considerato che con tali connotati il ricorso è inammissibile, stante la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, COGNOME, Rv. 216260);
ribadito, inoltre, che il ricorso per cassazione presentato al fine di porre la questione relativa alla corretta qualificazione giuridica è ammissibile solo quando per la sua soluzione non siano necessari accertamenti di fatto (cfr. Rv. 272651 01; Rv. 259730 – 01), mentre nel caso in esame, invece, per come visto, vengono richieste valutazioni di fatto;
rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Roma, 6 marzo 2024