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Ricorso inammissibile se ripetitivo: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in materia di stupefacenti, poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma solo la corretta applicazione della legge, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre uno spunto fondamentale sulla corretta redazione degli atti di impugnazione nel processo penale. La Suprema Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile perché i motivi addotti erano una semplice ripetizione di quelli già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. Questa decisione ribadisce un principio cardine: il ricorso per cassazione deve contenere una critica argomentata e specifica della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di una donna da parte della Corte d’Appello di Firenze per concorso nella cessione di sostanze stupefacenti. La difesa della donna ha proposto ricorso per cassazione, contestando la violazione di legge in relazione a un episodio specifico avvenuto il 28 maggio 2012. Secondo la ricorrente, la sua condotta non integrava gli estremi del concorso nel reato commesso dal marito.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi interconnessi: la genericità dei motivi e i limiti del giudizio di legittimità.

La Mera Ripetizione dei Motivi d’Appello

Il punto centrale della decisione è che il ricorso si risolveva in una ‘pedissequa reiterazione’ delle argomentazioni già presentate in appello. La Corte ha sottolineato che un ricorso per essere ammissibile deve assolvere a una ‘tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso’. In altre parole, non è sufficiente ripetere ciò che è già stato detto; è necessario individuare specifici vizi logici o giuridici nella motivazione del giudice precedente e sviluppare una critica puntuale e pertinente.

Il Limite della Cassazione: Giudizio di Legittimità, non di Merito

La Suprema Corte ha inoltre osservato che il ricorso mirava, in sostanza, a ottenere una ‘inammissibile ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito’. Questo è un punto cruciale da comprendere: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può riesaminare il merito della vicenda (chi ha fatto cosa, come e perché). Il suo compito è esclusivamente quello di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata (giudizio di legittimità). Tentare di far rivalutare le prove è un’operazione destinata al fallimento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e dirette. La sentenza della Corte d’Appello era stata esente da vizi logici e giuridici, avendo esplicitato chiaramente le ragioni per cui era stato ritenuto provato il concorso dell’imputata nel reato. I giudici di secondo grado avevano puntualmente disatteso le critiche della difesa, sottolineando gli elementi che provavano non solo un concorso morale, ma una vera e propria ‘compartecipazione attiva’ nella cessione della sostanza stupefacente. Di fronte a una motivazione così strutturata, un ricorso generico e ripetitivo non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per la pratica forense. La presentazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi approfondita e critica della sentenza impugnata, non la sterile riproposizione di tesi già sconfessate. Un ricorso inammissibile non solo porta alla conferma definitiva della condanna, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro. Pertanto, la specificità e la pertinenza dei motivi non sono solo requisiti tecnici, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione davanti alla Suprema Corte.

Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché era una ‘pedissequa reiterazione’, ovvero una mera ripetizione, dei motivi già presentati e respinti dalla Corte d’Appello, mancando quindi della necessaria funzione di critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti del caso?
No. L’ordinanza ribadisce che il ruolo della Corte di Cassazione è limitato al giudizio di legittimità, cioè al controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Non può effettuare una nuova ricostruzione dei fatti o una diversa valutazione delle prove, che sono compiti esclusivi dei giudici di merito (primo grado e appello).

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma stabilita è stata di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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