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Ricorso inammissibile se reitera motivi d’appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché si limitava a riproporre le medesime censure già formulate nel giudizio d’appello, alle quali la corte territoriale aveva già fornito una risposta congrua e logica. Il caso riguardava una condanna per un reato previsto dal Codice della Strada. La Suprema Corte ha confermato che la semplice reiterazione dei motivi, senza un confronto critico con la sentenza impugnata, porta all’inammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di Ripetere i Motivi d’Appello

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è quello che si limita a riproporre pedissequamente le stesse doglianze già sollevate in appello, senza un reale e critico confronto con le motivazioni della sentenza impugnata. Analizziamo la vicenda processuale e le ragioni di tale decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Condanna al Ricorso

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Ravenna a un imputato, ritenuto colpevole del reato previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada (d.lgs. n. 285/1992). La pena stabilita era di otto mesi di arresto e 6.000 euro di ammenda. La Corte d’Appello di Bologna, con sentenza del 7 marzo 2023, confermava integralmente la decisione di primo grado.

Avverso tale sentenza, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, articolando la propria difesa su quattro distinti motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I motivi presentati alla Suprema Corte erano i seguenti:
1. Carenza e illogicità della motivazione sulla mancata assoluzione, contestando la prova della sua colpevolezza.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131 bis c.p.
3. Mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
4. Eccessività del trattamento sanzionatorio applicato.

Tutti i motivi lamentavano un vizio di motivazione secondo l’art. 606 lett. e) del codice di procedura penale.

Analisi del Ricorso Inammissibile: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso nel suo complesso inammissibile. La ragione di fondo di questa decisione risiede nella natura stessa del ricorso presentato, considerato una mera reiterazione delle censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

La Congruità della Risposta della Corte d’Appello

Secondo la Cassazione, la Corte territoriale aveva già fornito una risposta ‘congrua e logica’ a tutte le questioni sollevate. In particolare:
– Sulla colpevolezza, era stato chiarito che la presenza dell’imputato vicino alla sua auto costituiva prova adeguata del fatto che la stesse guidando.
– Sulla particolare tenuità del fatto, era stato evidenziato che la condotta si inseriva in un contesto di abitualità, ostativo all’applicazione della causa di non punibilità.
– Sulle attenuanti generiche, si era fatto riferimento ai precedenti penali dell’imputato.
– Sulla pena, la sentenza d’appello aveva adeguatamente motivato i criteri utilizzati per la sua commisurazione.

La Reiterazione dei Motivi come Causa di Inammissibilità

Il punto cruciale della decisione è che l’appellante non si è confrontato con queste specifiche statuizioni, ma si è limitato a riproporre le medesime argomentazioni. Questo comportamento processuale rende il ricorso inammissibile, poiché il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve concentrarsi sui vizi specifici della sentenza impugnata. La Corte ha quindi stabilito che, in assenza di nuove e pertinenti argomentazioni critiche verso la decisione d’appello, il ricorso non supera il vaglio di ammissibilità.

Le Conclusioni della Suprema Corte: Conseguenze Pratiche

Le conclusioni della Corte di Cassazione sono nette. Dichiarare il ricorso inammissibile comporta due conseguenze dirette per il ricorrente:
1. La definitività della condanna, così come confermata dalla Corte d’Appello.
2. La condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa pronuncia serve da monito: il ricorso per cassazione deve essere un atto processuale mirato a censurare specifici errori di diritto o vizi logici della sentenza di secondo grado, e non una semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a reiterare le censure già proposte in appello, senza misurarsi criticamente con le motivazioni fornite dalla Corte territoriale a sostegno della sua decisione.

Perché nel caso di specie non è stata riconosciuta la particolare tenuità del fatto?
La Corte d’Appello aveva escluso l’applicazione della causa di non punibilità perché la condotta dell’imputato si inseriva in un contesto di abitualità, una circostanza che per legge impedisce il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Alla dichiarazione di inammissibilità segue, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata in 3.000,00 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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