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Ricorso inammissibile: ritardo conclusioni PG e prove

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per rapina. La Suprema Corte ha respinto sia il motivo procedurale relativo a un ritardo di due giorni nella comunicazione delle conclusioni del Procuratore Generale, evidenziando la mancata prova di un pregiudizio concreto, sia il tentativo di rivalutare le prove testimoniali, ribadendo che tale attività è preclusa nel giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi non Superano il Vaglio della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10184 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, dichiarando un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per rapina aggravata. Questa pronuncia ribadisce i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità, oltre a precisare gli effetti delle irregolarità procedurali nel contesto del processo d’appello svoltosi con rito ‘cartolare’ durante l’emergenza sanitaria.

I Fatti del Processo e i Motivi del Ricorso

Un individuo, condannato in primo grado dal Tribunale e in appello dalla Corte di Appello per il reato di rapina aggravata dall’uso di un’arma, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi alla base dell’impugnazione erano essenzialmente due:

1. Violazione procedurale: La difesa lamentava che le conclusioni scritte del Procuratore Generale, seppur depositate tempestivamente in cancelleria, le erano state notificate via PEC con due giorni di ritardo. Secondo il ricorrente, questo ritardo violava il principio di ‘immediatezza’ previsto dalla normativa emergenziale (art. 23 D.L. n. 149/2020), causando un pregiudizio al diritto di difesa.
2. Vizio di motivazione: Il ricorrente contestava la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello, in particolare riguardo all’uso di un coltello. Si sosteneva che la motivazione fosse contraddittoria, poiché un testimone oculare aveva dichiarato di non aver visto alcuna arma nelle mani dell’imputato.

La Decisione della Cassazione: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso nel suo complesso inammissibile. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla manifesta infondatezza e sulla non pertinenza delle censure mosse.

Sulla Questione Procedurale: il Ritardo nella Comunicazione

In merito al primo motivo, la Corte ha chiarito che, secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, nel giudizio d’appello ‘cartolare’ (celebrato tramite scambio di atti scritti), il deposito tardivo delle conclusioni del procuratore non è causa di nullità. Tale ritardo, al massimo, esime il giudice dal prenderle in considerazione. Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato due aspetti cruciali:
* Il deposito del Procuratore Generale era stato comunque tempestivo.
* La difesa non ha specificato quale fosse il pregiudizio concreto e reale subito a causa della ricezione ritardata di due giorni, limitandosi a denunciare una generica ‘compromissione del diritto di difesa’. Anzi, la difesa aveva avuto tutto il tempo per depositare le proprie conclusioni scritte, cosa che ha effettivamente fatto.

Sulla Valutazione delle Prove: i Limiti del Giudizio di Legittimità

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il suo ruolo non è quello di un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono rivalutare i fatti e le prove. Il compito della Suprema Corte è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione sulla testimonianza della persona offesa, ritenuta ‘pienamente credibile’ e sufficiente a provare l’uso del coltello, anche in considerazione della frase minatoria pronunciata (‘o mi dai i soldi o ti ammazzo come un maiale’). Contestare questa valutazione, contrapponendole la dichiarazione di un altro teste, significa chiedere alla Cassazione una nuova e diversa lettura del compendio probatorio, attività che le è preclusa.

Le motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si fondano sulla netta distinzione tra vizi procedurali invalidanti e mere irregolarità, e tra giudizio di merito e di legittimità. Per la Corte, un vizio procedurale può portare all’annullamento solo se la legge lo prevede espressamente come causa di nullità e se viene dimostrato un effettivo pregiudizio per la parte che lo eccepisce. Similmente, i motivi di ricorso basati sulla rivalutazione delle prove sono intrinsecamente inammissibili perché tentano di trasformare la Cassazione in un giudice di fatto, snaturandone la funzione di garante della corretta interpretazione della legge.

Le conclusioni

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Conferma che, per avere successo in Cassazione, i motivi di ricorso devono essere rigorosamente giuridici, evidenziando errori di diritto o vizi logici macroscopici nella motivazione, e non possono limitarsi a proporre una ricostruzione dei fatti alternativa a quella dei giudici di merito. La dichiarazione di inammissibilità comporta, inoltre, conseguenze onerose per il ricorrente: la condanna diventa definitiva e scatta l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie ammonta a 3.000 euro.

Un ritardo nella comunicazione via PEC delle conclusioni del pubblico ministero rende nullo il processo d’appello?
No, secondo la sentenza, nel giudizio d’appello ‘cartolare’ il deposito tardivo delle conclusioni del procuratore generale non è causa di nullità. La difesa deve inoltre dimostrare un pregiudizio concreto e specifico al diritto di difesa, non essendo sufficiente una lamentela generica.

È possibile contestare la credibilità di un testimone in un ricorso per Cassazione?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o valutare diversamente la credibilità dei testimoni. Il suo compito è verificare la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata, non sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità rende la sentenza di condanna definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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