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Ricorso inammissibile ricettazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. La decisione si fonda sul fatto che i motivi del ricorso erano una semplice ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. La Corte ha confermato la valutazione del merito, ritenendo corretta sia la prova della responsabilità per il reato di ricettazione, sia il rigetto della richiesta di riqualificare il fatto in un illecito minore, data la gravità e il contesto criminale.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Ricettazione: la Cassazione Conferma la Condanna

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di ricorso inammissibile per ricettazione, delineando principi fondamentali sulla specificità dei motivi di impugnazione. La decisione evidenzia come la semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti in appello non sia sufficiente a mettere in discussione una sentenza di condanna, portando a conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione, come previsto dall’articolo 648 del Codice Penale. La sentenza di condanna, emessa dalla Corte d’Appello, è stata impugnata dall’imputato, che ha presentato ricorso per Cassazione basato su quattro motivi principali.

L’imputato contestava la violazione di legge riguardo all’affermazione della sua responsabilità, la valutazione delle consulenze tecniche sull’autenticità dei beni oggetto del reato e, infine, la mancata riqualificazione del fatto in un illecito amministrativo di minor gravità o in un’ipotesi attenuata di ricettazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione: il ricorso inammissibile per ricettazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi presentati e li ha ritenuti tutti inammissibili. La ragione principale risiede nel fatto che il ricorso si limitava a una ‘pedissequa reiterazione’ delle argomentazioni già presentate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Secondo i giudici, i motivi erano solo apparenti e non specifici, poiché omettevano di formulare una critica argomentata e mirata contro la sentenza impugnata.

La Genericità dei Motivi del Ricorso

La Corte ha sottolineato che un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve assolvere alla funzione tipica di critica vincolata, confrontandosi in modo specifico con le ragioni della decisione appellata. Nel caso di specie, il primo motivo, relativo alla responsabilità soggettiva per la ricettazione, era stato già ampiamente trattato e disatteso dalla Corte di merito, che aveva fornito una motivazione solida a pagina 8 della sua sentenza.

La Valutazione delle Prove e la Riqualificazione del Reato

Anche il secondo motivo, riguardante l’attendibilità delle consulenze tecniche, è stato respinto. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse motivato in modo adeguato e coerente, basandosi sui dati probatori disponibili.

Infine, i giudici hanno confermato la correttezza della decisione di non riqualificare il reato. La Corte di merito aveva escluso l’ipotesi di un semplice illecito amministrativo a causa della ‘maggior gravità e del maggior disvalore del fatto’, inserito in un contesto criminale di notevole spessore. Allo stesso modo, è stata negata l’ipotesi attenuata di ricettazione, considerando il valore dei beni e i numerosi precedenti penali del ricorrente, che indicavano una significativa capacità a delinquere.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato l’inammissibilità del ricorso sulla base della sua manifesta infondatezza e genericità. I motivi presentati non hanno introdotto nuovi elementi o critiche pertinenti in grado di scalfire la logicità e la coerenza della sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva già risposto in modo esauriente a tutte le doglianze poi riproposte in sede di legittimità. L’assenza di una critica specifica e argomentata ha reso il ricorso uno strumento meramente dilatorio, privo dei requisiti minimi per un esame nel merito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Tale decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio cruciale del processo penale: un’impugnazione deve essere specifica e puntuale, non una mera ripetizione di difese già valutate, pena la sua inammissibilità e l’imposizione di sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice e pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente respinti dalla Corte di merito. Mancavano di specificità e non formulavano una critica argomentata contro la sentenza impugnata.

Quali erano le principali richieste del ricorrente?
Il ricorrente chiedeva l’annullamento della condanna per ricettazione, contestando la valutazione delle prove sulla sua responsabilità e sull’autenticità dei beni. In subordine, chiedeva la riqualificazione del fatto in un illecito amministrativo meno grave o nell’ipotesi attenuata del reato di ricettazione.

Qual è stata la conseguenza economica per il ricorrente a seguito della decisione?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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