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Ricorso inammissibile: resistenza e precedenti penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si fonda sulla natura reiterativa dei motivi, che tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, e sulla corretta valutazione da parte del giudice di merito della gravità della condotta e dei precedenti penali dell’imputato, che ostacolavano la concessione di attenuanti. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Resistenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7064/2024, ha recentemente affrontato un caso di resistenza a pubblico ufficiale, concludendo con una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questa decisione sottolinea i limiti del giudizio di legittimità e ribadisce l’importanza della corretta formulazione dei motivi di ricorso, che non possono risolversi in una mera riproposizione di argomenti già vagliati nei gradi di merito o in una richiesta di nuova valutazione dei fatti.

I Fatti e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, confermata dalla Corte d’Appello di Bologna. L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, articolando la sua difesa su tre punti principali:

1. Responsabilità Penale: Contestazione della ricostruzione dei fatti e della sussistenza della sua responsabilità per il reato ascrittogli.
2. Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto: Richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., che prevede la non punibilità per fatti di minima offensività, esclusa invece dai giudici di merito.
3. Trattamento Sanzionatorio: Lamentela per la mancata concessione delle attenuanti generiche e per l’eccessività della pena inflitta.

La Decisione della Corte: Un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su precise ragioni procedurali e di merito che meritano un’analisi approfondita.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello

I giudici hanno osservato che i primi due motivi di ricorso erano sostanzialmente una ripetizione di quanto già esposto e rigettato in appello. La Corte d’Appello aveva, infatti, fornito una risposta logica e corretta, individuando chiaramente la ‘consapevole, violenta e minacciosa opposizione’ del ricorrente all’operato degli agenti. Presentare gli stessi argomenti in Cassazione senza sollevare specifiche questioni di violazione di legge si traduce in un tentativo inefficace di ottenere una nuova valutazione nel merito.

L’Insindacabilità delle Valutazioni di Fatto

Per quanto riguarda la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. e la critica al trattamento sanzionatorio, la Cassazione ha ribadito un principio cardine: il suo giudizio è di legittimità, non di fatto. Le censure dell’imputato si configuravano come una ‘generica censura in fatto’, ovvero un tentativo di rimettere in discussione l’apprezzamento discrezionale del giudice di merito. Quest’ultimo aveva correttamente basato la sua decisione sulla ‘obiettiva gravità dei fatti’ e sulla ‘ostatività dei precedenti penali anche specifici’ del ricorrente, esercitando in modo legittimo i propri poteri.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Cassazione non può riesaminare le prove e decidere se l’imputato ‘ha fatto bene o male’. Il suo compito è verificare se il giudice precedente ha applicato correttamente la legge e ha motivato la sua decisione in modo logico e non contraddittorio.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello avesse adeguatamente giustificato sia la condanna sia la severità della pena. La valutazione della gravità della condotta e dell’incidenza negativa dei precedenti penali rientra pienamente nel potere discrezionale del giudice di merito, e la sua decisione, se ben motivata come in questo caso, è insindacabile in sede di legittimità. Pertanto, il ricorso, essendo fondato su argomenti fattuali e reiterativi, non superava il vaglio di ammissibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito: un ricorso in Cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti di motivazione) e non può essere un ‘terzo grado’ di giudizio sui fatti. La decisione conferma che la gravità oggettiva di un reato e la presenza di precedenti penali sono elementi determinanti che il giudice di merito può e deve considerare per negare benefici come l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. o la concessione delle attenuanti generiche. La conseguenza per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello e costituivano un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Perché non è stata riconosciuta la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di merito di escludere tale beneficio fosse basata su una ragione incensurabile, ovvero l’obiettiva gravità della condotta, la cui valutazione spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

Quali elementi hanno inciso sulla mancata concessione delle attenuanti generiche?
La mancata concessione delle attenuanti generiche è stata giustificata dalla valutazione del giudice di merito, che ha considerato l’obiettiva gravità dei fatti e la presenza di precedenti penali specifici a carico del ricorrente, ritenuti ostativi a un trattamento sanzionatorio più mite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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