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Ricorso inammissibile: Reddito e arresti domiciliari

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un soggetto condannato per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Il ricorrente aveva omesso di comunicare il suo stato di arresti domiciliari e un successivo rapporto di lavoro. La Corte ha ritenuto il ricorso generico e volto a una non consentita rivalutazione dei fatti, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Il Caso del Reddito di Cittadinanza tra Omissioni e Arresti Domiciliari

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sulla corretta compilazione delle domande per le prestazioni sociali e sulle conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione. La Suprema Corte si è pronunciata sul caso di un cittadino condannato per aver fornito informazioni false e omesso comunicazioni rilevanti al fine di ottenere il reddito di cittadinanza, confermando la decisione dei giudici di merito.

I Fatti del Caso: Reddito di Cittadinanza e Omissioni Rilevanti

Un soggetto, già condannato per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La sua condanna derivava dalla presentazione di una domanda per il reddito di cittadinanza in cui aveva omesso due circostanze fondamentali. In primo luogo, aveva indicato una residenza diversa da quella effettiva per nascondere il suo stato di detenzione agli arresti domiciliari presso l’abitazione dei genitori. In secondo luogo, non aveva comunicato l’inizio di un’attività lavorativa autorizzata dal giudice, né il relativo reddito percepito per diversi mesi.

Nel suo ricorso, l’imputato lamentava una presunta errata applicazione della legge penale e vizi nella motivazione della sentenza d’appello, sostenendo di aver agito senza la consapevolezza di commettere un illecito.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si ferma a un livello precedente, ovvero alla verifica della corretta formulazione del ricorso stesso. Secondo i giudici, il ricorso era del tutto privo di riferimenti specifici alla sentenza impugnata, limitandosi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello. In sostanza, l’imputato chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione delle prove, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità.

Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma di € 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati del diritto processuale penale. Le motivazioni possono essere così sintetizzate.

Genericità e Ripetitività del Ricorso

Il primo motivo di inammissibilità risiede nella natura del ricorso. I giudici hanno evidenziato come le doglianze fossero generiche e astratte, una mera riproduzione di censure già esaminate e rigettate. Un ricorso in Cassazione deve indicare con precisione le violazioni di legge o i vizi logici della sentenza impugnata, non può limitarsi a contestare la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito. La difesa, secondo la Corte, ha proposto asserzioni incomplete e generiche, inidonee a scalfire la logicità della sentenza d’appello.

La Sussistenza dell’Elemento Soggettivo

La Corte ha confermato la correttezza della motivazione della Corte d’Appello riguardo all’elemento soggettivo del reato. L’imputato era pienamente consapevole delle sue omissioni. La scelta di indicare una residenza fittizia era finalizzata a occultare la misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre la mancata comunicazione del reddito da lavoro e della sopravvenuta assunzione dimostrava la volontà di percepire indebitamente il beneficio. Entrambe le condotte sono state ritenute pacificamente intenzionali e non frutto di un errore.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche di un Ricorso Inammissibile

Questa pronuncia ribadisce due concetti chiave. Il primo riguarda l’obbligo di diligenza e trasparenza nella richiesta di benefici pubblici: ogni informazione rilevante, come lo stato di detenzione o la percezione di redditi, deve essere comunicata tempestivamente. Le omissioni volontarie integrano una fattispecie di reato. Il secondo concetto è di natura processuale: un ricorso in Cassazione non può essere un ‘terzo grado di giudizio’ sui fatti. Se non vengono denunciati specifici errori di diritto, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come previsto dall’art. 616 c.p.p.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico, privo di riferimenti specifici alla sentenza impugnata e finalizzato a ottenere una nuova valutazione delle prove, attività non consentita in sede di Cassazione.

Quali informazioni ha omesso il richiedente nella domanda per il reddito di cittadinanza?
Il richiedente ha omesso di comunicare due informazioni cruciali: il suo stato di detenzione agli arresti domiciliari presso l’abitazione dei genitori e la percezione di un reddito da lavoro derivante da un’assunzione avvenuta dopo la presentazione della domanda.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della condanna, l’obbligo di pagare le spese del procedimento e il versamento di una somma, in questo caso fissata in € 3.000,00, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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