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Ricorso inammissibile recidiva: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello che confermava l’aggravante della recidiva. La decisione si fonda sulla natura meramente reiterativa dei motivi d’appello, già correttamente valutati e respinti nel grado precedente. Questo caso di ricorso inammissibile per recidiva sottolinea l’importanza di presentare nuovi e specifici motivi di diritto in Cassazione, pena la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile per recidiva: quando l’appello è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7092/2024, ha fornito un’importante precisazione sui limiti del ricorso, dichiarando un ricorso inammissibile per recidiva in quanto meramente ripetitivo dei motivi già esaminati in appello. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge.

I fatti del caso: un appello contro la valutazione della recidiva

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale del gravame era la contestazione relativa alla recidiva, ovvero l’aggravante applicata in virtù dei suoi precedenti penali. L’appellante sosteneva che la Corte territoriale avesse errato nel valutare la sua storia criminale ai fini dell’aumento di pena. La questione è quindi giunta all’esame della Suprema Corte di Cassazione.

La valutazione sul ricorso inammissibile per recidiva

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha analizzato i motivi del ricorso, giungendo a una conclusione netta e rapida. I giudici hanno osservato che le argomentazioni presentate dall’imputato non erano nuove, ma si limitavano a riproporre le stesse censure già sollevate dinanzi alla Corte d’Appello. La Corte ha definito il ricorso come ‘reiterativo’, ossia una semplice ripetizione di questioni già decise.

L’analisi della Corte d’Appello ritenuta corretta

La Cassazione ha evidenziato che la sentenza di secondo grado aveva risposto in modo corretto e completo a tutti i punti sollevati dalla difesa. In particolare, i giudici d’appello avevano correttamente individuato la ‘valenza sintomatica’ dei numerosi precedenti penali dell’imputato, tra cui uno molto recente e specifico. Questa valutazione, secondo la Suprema Corte, era stata adeguatamente motivata e non presentava vizi di legittimità, rendendo di fatto inutile e pretestuosa la riproposizione della stessa questione in sede di legittimità.

Le motivazioni della decisione

La motivazione alla base della declaratoria di inammissibilità risiede nel principio di economia processuale e nella funzione stessa della Corte di Cassazione. Il ricorso per cassazione è concepito per denunciare errori di diritto (violazione di legge o vizi di motivazione) e non per ottenere una nuova valutazione dei fatti. Quando un ricorrente si limita a ripetere argomenti a cui il giudice del grado precedente ha già fornito una risposta logica e giuridicamente corretta, il ricorso perde la sua funzione e diventa un inutile dispendio di risorse giudiziarie. La Corte, pertanto, dichiara l’inammissibilità per manifesta infondatezza e reiterazione dei motivi.

Conclusioni: le conseguenze pratiche

Questa ordinanza serve da monito: presentare un ricorso in Cassazione richiede la formulazione di censure specifiche e nuove, che attacchino la logicità e la correttezza giuridica della decisione impugnata. La semplice riproposizione dei motivi d’appello è una strategia destinata al fallimento, che comporta conseguenze economiche negative per il ricorrente. In questo caso, oltre alla conferma della condanna, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per scoraggiare ricorsi dilatori o palesemente infondati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione (‘reiterativo’) di quelli già proposti e correttamente respinti dalla Corte d’Appello.

Qual era l’argomento centrale del ricorso?
L’argomento centrale era la contestazione della recidiva, ovvero dell’aggravante legata ai precedenti penali del ricorrente, che secondo la difesa era stata valutata erroneamente.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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