LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: recidiva e pericolosità sociale

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per traffico di stupefacenti. L’appello contestava l’aggravante della recidiva e l’ordine di espulsione. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, confermando la logicità della decisione impugnata basata sulla persistenza criminale e sulla pericolosità sociale del soggetto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna per Droga e Recidiva

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, specialmente in contesti di reati legati agli stupefacenti aggravati da recidiva. La decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso che non siano una semplice riproposizione delle argomentazioni già valutate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le ragioni che hanno portato alla conferma della condanna.

I Fatti del Processo

Il percorso giudiziario ha inizio con una condanna emessa dal Tribunale di Prato nel 2022. L’imputato viene riconosciuto colpevole del reato di traffico di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, e condannato a una pena di due anni, otto mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di 23.000 euro e al pagamento delle spese processuali.

La sentenza viene successivamente confermata nel 2024 dalla Corte di Appello di Firenze. Nonostante la conferma, l’imputato, tramite il suo difensore, decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, sperando in una riforma della decisione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su tre principali censure:

1. Violazione di legge sull’aggravante della recidiva: Si contestava la conferma dell’aggravante della recidiva specifica infraquinquennale (art. 99 c.p.), sostenendo che non fosse stata applicata correttamente.
2. Vizio di motivazione sulla pena: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse motivato in modo adeguato l’entità della pena inflitta.
3. Vizio di motivazione sull’espulsione: Si criticava la decisione di disporre l’espulsione dell’imputato dal territorio nazionale a pena espiata, come previsto dall’art. 86 del d.P.R. 309/1990.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La ragione fondamentale risiede nel fatto che i motivi proposti non erano idonei per un giudizio di legittimità. Essi, infatti, si limitavano a reiterare le stesse critiche già espresse nell’atto d’appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione logica e congrua fornita dalla Corte territoriale.

In altre parole, l’imputato non ha evidenziato vizi di legge o di logica nella sentenza d’appello, ma ha semplicemente ripresentato le sue doglianze, che erano già state esaminate e respinte.

Analisi sulla Recidiva e la Pericolosità Sociale

Pur dichiarando l’inammissibilità, la Cassazione ha implicitamente confermato la correttezza del ragionamento della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva giustificato adeguatamente sia il trattamento sanzionatorio che la misura dell’espulsione.

Sulla recidiva: La Corte d’Appello aveva sottolineato come l’imputato, già condannato per reati simili nel 2014, avesse commesso nuovi reati di traffico di stupefacenti nel 2017 e nel 2018. Questo comportamento dimostrava una chiara “mancanza di resipiscenza”, ovvero l’incapacità di ravvedersi, giustificando pienamente il riconoscimento dell’aggravante.
Sull’espulsione: La misura espulsiva era stata motivata sulla base della “spiccata pericolosità sociale” del soggetto. Tale pericolosità era desumibile dal suo modus vivendi e dall’assenza di un’attività lavorativa lecita. Questi elementi indicavano che lo spaccio era la sua unica fonte di sostentamento, un fattore che la legge considera rilevante per disporre l’allontanamento dal territorio nazionale.

Conclusioni: Le Implicazioni della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Per ottenere un esame nel merito, è necessario formulare censure specifiche contro la sentenza impugnata, evidenziandone i vizi logici o le violazioni di legge. Una mera riproposizione dei motivi d’appello conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Inoltre, il caso conferma come la valutazione della personalità dell’imputato, la sua storia criminale e la sua condotta di vita siano elementi centrali per determinare non solo la pena, ma anche l’applicazione di misure accessorie come l’espulsione, soprattutto in materia di stupefacenti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice reiterazione delle critiche già sollevate e respinte nel giudizio d’appello, senza confrontarsi adeguatamente con la motivazione logica e congrua della Corte territoriale.

Come è stata giustificata l’aggravante della recidiva?
La Corte ha ritenuto giustificata l’aggravante della recidiva poiché l’imputato, già condannato per traffico di stupefacenti nel 2014, aveva commesso reati analoghi nel 2017 e nel 2018, dimostrando una chiara mancanza di ravvedimento.

Quali elementi sono stati decisivi per ordinare l’espulsione dal territorio nazionale?
L’ordine di espulsione è stato basato sulla spiccata pericolosità sociale dell’imputato, desunta dal suo stile di vita (modus vivendi) e dall’assenza di un’attività lavorativa lecita, indicando che lo spaccio di droga era la sua unica fonte di sostentamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati