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Ricorso inammissibile: reati online e condotta aggravata

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. Il caso riguarda un reato la cui condotta è stata considerata aggravata perché interamente svoltasi online e a distanza. La Suprema Corte ha distinto tale comportamento dal mero inadempimento, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. È stata inoltre respinta la richiesta di liquidazione delle spese della parte civile per carenza di argomentazioni.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Reati Online: la Cassazione Fa il Punto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha confermato la tendenza a valutare con particolare rigore i reati commessi attraverso canali telematici. La pronuncia in esame ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sulla distinzione tra semplice inadempimento e condotta penalmente rilevante, specialmente quando questa si svolge interamente a distanza. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello. La condanna riguardava un illecito la cui dinamica si era sviluppata completamente online. L’imputato, attraverso il suo difensore, ha tentato di contestare la valutazione dei giudici di merito, ma il suo tentativo di ottenere una riforma della sentenza si è scontrato con una pronuncia di inammissibilità da parte della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione comporta tre conseguenze dirette per il ricorrente:

1. La condanna emessa dalla Corte d’Appello diventa definitiva.
2. Il ricorrente è stato condannato al pagamento di tutte le spese processuali sostenute.
3. È stato inoltre condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Un aspetto interessante della pronuncia riguarda la posizione della parte civile. Quest’ultima aveva chiesto la liquidazione delle proprie spese legali, ma la Corte ha respinto la richiesta. La ragione risiede nel fatto che la memoria presentata si era limitata a chiedere la conferma della sentenza d’appello, senza sviluppare alcuna argomentazione a sostegno. La Cassazione ha richiamato un proprio precedente (sent. n. 36535/2021) per sottolineare che una partecipazione così passiva non giustifica il rimborso delle spese legali.

Le motivazioni dietro al ricorso inammissibile

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni che hanno portato a qualificare il ricorso come inammissibile. La Corte ha ritenuto che i motivi presentati non fossero idonei a scalfire il ragionamento della Corte d’Appello. In particolare, i giudici di legittimità hanno evidenziato due punti cruciali:

* La natura della condotta: La Corte ha sottolineato come la condotta posta in essere dall’imputato fosse ben distinta sia dal mero inadempimento contrattuale (che ha rilevanza solo civile) sia dalla semplice insolvenza fraudolenta. Il comportamento dell’imputato presentava elementi di artificio e raggiro tali da integrare una fattispecie di reato.
* L’aggravante della modalità a distanza: Un elemento decisivo è stato il fatto che l’intera contrattazione si fosse svolta online. Questa modalità è stata considerata una circostanza aggravante, poiché la distanza e l’uso di mezzi telematici possono facilitare l’inganno e rendere la vittima più vulnerabile.

Conclusioni

L’ordinanza offre spunti di riflessione importanti. In primo luogo, ribadisce che la presentazione di un ricorso in Cassazione richiede argomentazioni specifiche e pertinenti, capaci di evidenziare vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata; in caso contrario, la conseguenza è una dichiarazione di ricorso inammissibile con addebito di spese e sanzioni. In secondo luogo, consolida un orientamento giurisprudenziale sempre più attento alle specificità dei reati commessi online, riconoscendo che la modalità telematica può costituire un’aggravante. Infine, la decisione sulla parte civile serve da monito: per ottenere il rimborso delle spese è necessaria una partecipazione attiva e argomentata al processo, non una mera adesione passiva alle conclusioni già raggiunte da altri.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le motivazioni presentate non erano idonee a contestare validamente la sentenza d’appello, la quale aveva correttamente qualificato la condotta dell’imputato come penalmente rilevante e aggravata.

Quale elemento ha aggravato la condotta dell’imputato?
La natura aggravata della condotta è derivata dal fatto che l’intera transazione si è svolta online e a distanza. Secondo la Corte, questa modalità facilita l’esecuzione del reato e merita una valutazione più severa.

Perché la parte civile non ha ottenuto il pagamento delle spese legali?
La richiesta di liquidazione delle spese della parte civile è stata respinta perché la sua difesa si è limitata a chiedere la conferma della sentenza precedente, senza fornire alcuno sforzo argomentativo autonomo a sostegno delle proprie ragioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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