Ricorso inammissibile: La Cassazione sulla Rapina con Narcotico
Quando un ricorso in Cassazione è considerato generico? Una recente ordinanza offre spunti cruciali, dichiarando un ricorso inammissibile in un caso di rapina aggravata dall’uso di una sostanza narcotizzante. Questa decisione ribadisce principi fondamentali sulla valutazione delle prove e sulla distinzione tra rapina tentata e consumata, specialmente quando le forze dell’ordine osservano l’azione criminale.
I Fatti del Caso
Il caso riguarda un individuo accusato di aver derubato una persona dopo averle offerto una bevanda in cui era stata disciolta una sostanza, identificata come un noto farmaco ansiolitico, per indurla in uno stato di sonnolenza. La vittima, poco dopo aver assunto la bevanda, ha perso conoscenza, permettendo all’imputato di sottrarle del denaro. L’intera sequenza di eventi si è svolta sotto l’osservazione di agenti di polizia, che sono intervenuti subito dopo l’impossessamento del denaro.
La Corte d’Appello aveva già confermato la condanna, basando la propria decisione sulle dichiarazioni della persona offesa e degli agenti operanti, oltre che sugli effetti immediati e palesi causati dalla sostanza somministrata. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando due punti principali: la carenza di prova riguardo alla somministrazione della sostanza e l’errata qualificazione del reato come rapina consumata anziché tentata.
L’analisi della Corte sul ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, giudicandoli entrambi generici e manifestamente infondati. Questa valutazione ha portato a una dichiarazione di ricorso inammissibile.
La Prova della Somministrazione del Narcotico
Il primo motivo di ricorso lamentava la mancanza di prove sufficienti a dimostrare che l’imputato avesse effettivamente somministrato il farmaco alla vittima per derubarla. La Corte ha respinto questa argomentazione, sottolineando che il ricorrente non si era confrontato adeguatamente con la motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti valorizzato un quadro probatorio solido, composto da:
*   Le dichiarazioni degli agenti che hanno assistito alla scena.
*   La testimonianza della persona offesa.
*   Gli effetti evidenti e immediati (sonnolenza e perdita di conoscenza) manifestatisi sulla vittima subito dopo aver bevuto la bevanda offertale dall’imputato.
Secondo i giudici, questi elementi erano più che sufficienti per dimostrare la condotta criminosa.
La Qualificazione della Rapina come Consumata
Il secondo motivo contestava la qualificazione giuridica del fatto come rapina consumata. La difesa sosteneva che, essendo l’azione avvenuta sotto la costante osservazione degli agenti, pronti a intervenire, il reato dovesse considerarsi solo tentato. Anche questa censura è stata ritenuta generica. La Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione esaustiva e corretta, applicando i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. Il reato di rapina si considera consumato nel momento in cui avviene l’impossessamento della cosa mobile altrui, anche se per un breve lasso di tempo. Poiché l’intervento degli agenti è avvenuto dopo che l’imputato si era impossessato del denaro, la rapina si era già perfezionata.
Le Motivazioni della Corte
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati non criticavano in modo specifico e puntuale le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limitavano a riproporre questioni già esaminate e respinte in modo logico e coerente dalla Corte d’Appello. La genericità del ricorso si manifesta quando non si confronta con la ‘ratio decidendi’ (la ragione della decisione) del provvedimento precedente, ma si limita a una critica astratta o a una diversa ricostruzione dei fatti. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la decisione di merito fosse ben motivata e in linea con i principi affermati dalla giurisprudenza di legittimità, rendendo il ricorso privo di fondamento.
Conclusioni
La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza rafforza due principi chiave: in primo luogo, un ricorso per essere ammissibile deve confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza che contesta; in secondo luogo, la rapina si considera consumata con il semplice impossessamento del bene, anche se momentaneo e sotto il controllo visivo delle forze dell’ordine, se queste intervengono solo successivamente a tale momento.
 
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi sono considerati generici, ovvero non si confrontano in modo specifico e critico con le motivazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre questioni già decise o a presentare una diversa lettura dei fatti.
Perché la rapina è stata considerata consumata e non tentata?
La rapina è stata considerata consumata perché l’imputato si era già impossessato del denaro della vittima. L’intervento degli agenti di polizia, pur avendo osservato l’intera scena, è avvenuto solo dopo il momento dell’impossessamento, che secondo la giurisprudenza è sufficiente a perfezionare il reato.
Quali prove sono state considerate sufficienti per dimostrare la colpevolezza?
Le prove ritenute decisive sono state le dichiarazioni concordanti degli agenti di polizia operanti e della persona offesa, unite agli effetti evidenti e immediati (sonnolenza e perdita di conoscenza) causati dalla somministrazione della sostanza nella bevanda.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10649 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7   Num. 10649  Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 18/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 31/05/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, che lamenta la carenza di prova in ordine alla somministrazione di Rivotril alla persona offesa per indurla in condizioni di sonnolenza e derubarla, è generico e manifestamente infondato in quanto non si confronta con la motivazione della Corte di merito, che ha valorizzato le dichiarazioni degli agenti operanti e della persona offesa e gli effetti evidenti e immediati cagionati dalla somministrazione della sostanza nella bevanda offerta alla persona offesa e da lui assunta poco prima di perdere conoscenza;
la seconda censura con cui si contesta la qualificazione della rapina come consumata e non tentata, essendosi svolta sotto la costante osservazione degli agenti che sono intervenuti solo dopo l’impossessamento del denaro, è generica poiché non si confronta con la esaustiva motivazione resa sul punto dalla Corte che ha fatto corretta applicazione dei principi affermati in tema dalla giurisprudenza di legittimità;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 18 febbraio 2025.