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Ricorso inammissibile: querela non si applica

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un gruppo di individui condannati per minacce e danneggiamento aggravato. La Corte stabilisce che l’inammissibilità, dovuta a motivi di fatto e non di diritto, preclude l’applicazione di una nuova legge che ha introdotto la procedibilità a querela per il reato di danneggiamento, confermando la condanna e le sanzioni pecuniarie.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e l’Impatto sulla Procedibilità a Querela

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 34637/2024) offre un’importante lezione sugli effetti di un ricorso inammissibile nel processo penale. Il caso riguardava un gruppo di persone condannate per minaccia e danneggiamento aggravato, il cui tentativo di contestare la sentenza di appello si è scontrato con un principio procedurale fondamentale, con conseguenze significative anche rispetto a una modifica legislativa favorevole intervenuta nel frattempo. Analizziamo come la Corte ha affrontato la questione e perché la corretta impostazione di un ricorso sia cruciale.

I Fatti del Processo e le Condanne

Il percorso giudiziario ha avuto inizio con una condanna emessa dal Tribunale di Bologna, successivamente parzialmente riformata dalla Corte di Appello. Gli imputati erano stati ritenuti responsabili di aver partecipato a una vera e propria “spedizione punitiva”, durante la quale erano state proferite minacce e danneggiato un locale commerciale.

I giudici di merito avevano confermato la responsabilità di tutti i partecipanti a titolo di concorso nel reato, valorizzando la natura intimidatoria delle azioni e la loro esecuzione coesa. Per il reato di danneggiamento, era stata riconosciuta l’aggravante dell’esposizione del bene alla pubblica fede, poiché il cancello esterno del locale era accessibile a chiunque.

I Motivi del Ricorso Inammissibile Presentato in Cassazione

La difesa ha presentato un unico motivo di ricorso in Cassazione, contestando la sentenza d’appello per vizio di motivazione. In sostanza, si sosteneva che i giudici non avessero valutato correttamente né la reale portata intimidatoria delle minacce né la sussistenza dell’aggravante del danneggiamento.

Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato l’intera impostazione, dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione è che le argomentazioni della difesa non sollevavano questioni di legittimità (cioè di corretta applicazione della legge), ma miravano a una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove. Questo tipo di riesame è precluso nel giudizio di Cassazione, che ha il compito di verificare la correttezza giuridica della decisione, non di ricostruire l’accaduto. La Corte ha inoltre sottolineato la presenza di una “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito che avevano raggiunto le stesse conclusioni, rendendo ancora più solido l’impianto accusatorio.

L’Effetto Preclusivo sulla Nuova Legge di Procedibilità a Querela

Il punto più interessante della sentenza riguarda l’impatto del ricorso inammissibile su una modifica normativa intervenuta durante il processo. Con il D.Lgs. n. 31/2024, il reato di danneggiamento aggravato dall’esposizione alla pubblica fede è diventato procedibile a querela della persona offesa. In assenza di una querela, il reato non può essere perseguito.

Ci si potrebbe aspettare che questa norma più favorevole venisse applicata retroattivamente. Tuttavia, la Cassazione, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha stabilito il contrario. L’inammissibilità del ricorso impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale dinanzi alla Corte. Di conseguenza, il procedimento non può considerarsi “pendente” ai fini dell’applicazione di nuove norme procedurali più favorevoli. La declaratoria di inammissibilità ha quindi “cristallizzato” la situazione, impedendo agli imputati di beneficiare della nuova legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la propria decisione su un principio cardine del diritto processuale. Il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità, non un terzo grado di merito. I ricorrenti hanno tentato di ottenere una “rivalutazione alternativa delle fonti probatorie”, un’operazione estranea ai poteri della Suprema Corte. Il ricorso è stato inoltre definito “aspecifico”, poiché non si confrontava efficacemente con le puntuali argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello.

In merito alla sopravvenuta procedibilità a querela, la Corte ha spiegato che un’ipotesi di abolitio criminis (cancellazione del reato) può prevalere sull’inammissibilità, ma una modifica del solo regime di procedibilità no. Poiché il ricorso era viziato all’origine, non ha mai instaurato un valido giudizio di impugnazione. Pertanto, qualsiasi evento successivo, come un cambiamento legislativo sulla procedibilità, diventa irrilevante.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali. In primo luogo, il ricorso per Cassazione deve essere rigorosamente fondato su vizi di legittimità, evitando di trasformarsi in un appello mascherato sui fatti. In secondo luogo, e con implicazioni pratiche notevoli, un ricorso inammissibile crea un effetto preclusivo che può impedire all’imputato di beneficiare di normative più favorevoli sopravvenute. La decisione finale è stata quindi la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma che un’impugnazione mal impostata non solo è inefficace, ma può anche risultare controproducente.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare vizi di legittimità (errori nell’applicazione della legge), tentava di ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado e non alla Corte di Cassazione.

Una nuova legge più favorevole sulla procedibilità può essere applicata se il ricorso in Cassazione è inammissibile?
No. La Corte ha stabilito che l’inammissibilità del ricorso impedisce la valida instaurazione del rapporto processuale. Di conseguenza, il procedimento non è considerato “pendente” e non può beneficiare di nuove norme più favorevoli relative al solo regime di procedibilità, come l’introduzione della querela di parte.

Cosa significa che due sentenze costituiscono una “doppia conforme”?
Significa che la sentenza di primo grado e quella d’appello giungono alla stessa conclusione sulla responsabilità dell’imputato, basandosi sui medesimi criteri di valutazione delle prove. Questo crea un corpo decisionale unico e particolarmente solido, rendendo più difficile contestarlo con successo in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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