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Ricorso inammissibile: quando si paga la Cassa Ammende

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21767/2025, dichiara un ricorso inammissibile poiché il reato non era ancora prescritto al momento della sentenza d’appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le conseguenze negative di un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione chiarisce presupposti e conseguenze

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sulle conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione, specialmente quando basato su motivi manifestamente infondati come una prescrizione non ancora maturata. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: presentare un ricorso senza validi presupposti legali non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche significative sanzioni economiche a carico del proponente.

Il caso: un appello basato su una prescrizione non maturata

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catania. Il ricorrente, nato a Catania nel 1987, contestava la decisione di secondo grado, probabilmente eccependo, tra i vari motivi, l’intervenuta prescrizione del reato per cui era stato condannato. La difesa sosteneva che il tempo necessario per estinguere il reato fosse ormai trascorso al momento della pronuncia d’appello.

La decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con una decisione netta e concisa, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa statuizione non entra nel merito delle argomentazioni, ma si ferma a una valutazione preliminare sulla validità stessa dell’impugnazione. La Corte ha rapidamente liquidato la questione, evidenziando l’errore di fondo su cui si basava l’intero ricorso.

L’analisi sulla prescrizione del reato

Il punto cruciale della decisione risiede nell’analisi della prescrizione. I giudici hanno accertato che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, il reato non si era affatto prescritto. Il termine ultraventennale necessario per l’estinzione del reato non era ancora maturato al momento della pronuncia del provvedimento impugnato. Questa constatazione ha reso il motivo di ricorso palesemente infondato, determinando l’inevitabile dichiarazione di inammissibilità.

Le conseguenze economiche per il ricorrente

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due importanti conseguenze economiche per il ricorrente. In primo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, e in aggiunta, è stato condannato a versare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista dalla legge proprio per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono lineari e si basano su un presupposto giuridico incontestabile. Un ricorso per cassazione deve fondarsi su motivi specifici e validi, non su asserzioni errate o facilmente smentibili. Sostenere l’avvenuta prescrizione quando i calcoli temporali dimostrano il contrario costituisce un vizio che mina alla base la stessa ammissibilità dell’impugnazione. La Corte, citando precedenti giurisprudenziali conformi, ha implicitamente ribadito che non vi è spazio per un esame di merito quando i motivi di ricorso sono manifestamente infondati. La condanna alla Cassa delle ammende funge da deterrente, sanzionando l’abuso dello strumento processuale che causa un inutile dispendio di risorse giudiziarie.

Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito: l’accesso alla giustizia, e in particolare al giudizio di legittimità, è un diritto che deve essere esercitato con responsabilità. Prima di presentare un ricorso, è fondamentale un’attenta e scrupolosa analisi dei presupposti di fatto e di diritto, specialmente per questioni tecniche come il calcolo dei termini di prescrizione. Un errore di valutazione non solo preclude ogni possibilità di successo, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche rilevanti, come la condanna alle spese e il versamento di una sanzione alla Cassa delle ammende. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa competente che possa valutare correttamente le probabilità di accoglimento di un’impugnazione.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava su un presupposto errato, ovvero che il reato fosse prescritto, mentre la Corte ha accertato che il termine di prescrizione ultraventennale non era ancora maturato al momento della sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, al versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione ha esaminato il merito della vicenda?
No, la Corte non ha esaminato il merito. La dichiarazione di inammissibilità è una decisione preliminare che impedisce alla Corte di valutare la fondatezza delle accuse, in quanto il ricorso stesso mancava dei requisiti minimi per essere discusso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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