LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando ripetere non giova

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché l’imputato si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica alla sentenza impugnata. La decisione sottolinea che un ricorso, per essere valido, deve contenere nuovi e specifici motivi di contestazione e non una semplice reiterazione di difese precedenti, confermando la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Regola della Specificità

L’esito di un processo non dipende solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal modo in cui queste vengono presentate nelle sedi opportune. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale del diritto processuale: la presentazione di un ricorso inammissibile perché meramente ripetitivo delle doglianze già sollevate in appello non solo è inutile, ma comporta anche conseguenze economiche. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere perché la specificità dei motivi è un requisito non negoziabile nel giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. L’unico motivo di contestazione riguardava la mancata applicazione dell’attenuante del danno di particolare tenuità, prevista dall’articolo 62, numero 4, del codice penale. L’imputato sosteneva che il valore del bene oggetto del reato fosse talmente esiguo da giustificare una riduzione della pena. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva già respinto questa argomentazione, motivando che il valore non era affatto irrisorio e che bisognava considerare anche gli ulteriori effetti dannosi della condotta.

Il Ricorso Inammissibile e la Decisione della Corte

Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, il ricorso ha avuto vita breve. I giudici supremi lo hanno dichiarato inammissibile, rilevando come le argomentazioni proposte non fossero altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già esaminate e puntualmente disattese nel grado precedente. La Corte ha chiarito che un ricorso per cassazione deve assolvere a una funzione critica specifica nei confronti della sentenza impugnata. Non basta ripetere le proprie ragioni, ma è necessario spiegare perché la decisione del giudice precedente sia errata in punto di diritto. In assenza di questa critica argomentata, il motivo di ricorso è considerato non specifico, ma solo apparente, e come tale non può essere accolto.

Le Motivazioni della Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi consolidati. Il collegio ha evidenziato che il motivo presentato era “fondato su argomentazioni che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelle già dedotte in appello”. Questo approccio difensivo è stato giudicato inefficace, in quanto omette di svolgere la funzione tipica del ricorso di legittimità: una critica argomentata e mirata contro le specifiche ragioni esposte nella sentenza impugnata.

La Mancanza di Specificità del Motivo di Ricorso

Un punto centrale della motivazione è il concetto di “motivo non specifico ma soltanto apparente”. La Corte, citando numerosi precedenti giurisprudenziali, ha ribadito che per superare il vaglio di ammissibilità, il ricorrente deve confrontarsi con la motivazione della sentenza d’appello, evidenziandone le presunte lacune, le contraddizioni o gli errori di diritto. Limitarsi a riproporre la stessa tesi difensiva, ignorando le risposte già fornite dal giudice del merito, svuota il ricorso della sua funzione essenziale e lo rende, di fatto, un atto processuale inutile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame offre una lezione pratica di grande importanza per chi opera nel diritto. La redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi critica e approfondita della sentenza che si intende impugnare, non una semplice riproposizione di argomenti pregressi. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. Questa pronuncia riafferma, dunque, la necessità di un approccio tecnico e rigoroso nell’esercizio del diritto di impugnazione, pena l’inevitabile rigetto e ulteriori oneri economici.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se non presenta motivi specifici di critica alla sentenza impugnata, ma si limita a ripetere le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio, risultando così un motivo solo apparente e non una critica argomentata.

Qual era l’argomento principale del ricorso respinto?
L’argomento principale era la richiesta di applicazione dell’attenuante per danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), che era già stata negata dalla Corte d’Appello sulla base del fatto che il valore del bene non era irrisorio e che vi erano ulteriori effetti dannosi derivanti dalla condotta.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati