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Ricorso inammissibile: quando non si valuta l’art. 129

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato contro una sentenza di appello che aveva ratificato un accordo sulla pena per tentata estorsione. Il motivo, basato sulla mancata valutazione di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., è stato respinto con procedura semplificata. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Controllo sull’Art. 129 c.p.p.

L’ordinanza in esame offre uno spunto cruciale sul tema del ricorso inammissibile in Cassazione, specialmente quando l’appello si è concluso con un accordo sulla pena. La Suprema Corte ribadisce i limiti entro cui è possibile contestare una sentenza frutto di un ‘concordato’ tra le parti, sanzionando con l’inammissibilità i motivi che esulano da tale perimetro.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Parma, che condannava un imputato per il reato di tentata estorsione, previsto dagli articoli 56 e 628 del codice penale. Successivamente, la Corte di appello di Bologna, in parziale riforma della prima decisione, rideterminava la pena in accoglimento di un ‘concordato’ (o patteggiamento in appello) intercorso tra l’imputato e la pubblica accusa, confermando nel resto la sentenza di primo grado.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo di doglianza.

Il Ricorso Inammissibile e la Violazione dell’Art. 129 c.p.p.

Il ricorrente lamentava che la Corte di appello avesse omesso di valutare la sussistenza delle condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale. Tale norma impone al giudice di prosciogliere l’imputato in ogni fase del processo se risulta evidente che il fatto non sussiste, che l’imputato non lo ha commesso, che il fatto non costituisce reato o che il reato è estinto (ad esempio, per prescrizione).

Secondo la difesa, il giudice d’appello, prima di ratificare l’accordo sulla pena, avrebbe dovuto compiere questa verifica preliminare, inclusa la possibile maturazione della prescrizione. La mancata valutazione di questi aspetti costituiva, a suo avviso, un vizio della sentenza meritevole di censura in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, con una procedura snella e senza udienza (de plano), ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione, sebbene sintetica, si fonda su principi consolidati del nostro ordinamento. Quando le parti raggiungono un accordo sulla pena in appello, esse rinunciano a contestare la valutazione dei fatti e la colpevolezza, concentrando il patto esclusivamente sulla misura della sanzione.

Di conseguenza, i motivi di ricorso in Cassazione contro una sentenza di questo tipo sono estremamente limitati. Non è possibile, in linea generale, rimettere in discussione l’esistenza di cause di proscioglimento che attengono al merito della vicenda, come quelle previste dall’art. 129 c.p.p., a meno che la loro evidenza non emergesse ictu oculi (a prima vista) dagli atti processuali, senza necessità di alcuna indagine ulteriore.

La Suprema Corte, nel dichiarare l’inammissibilità, ha implicitamente ritenuto che il motivo sollevato non rientrasse tra quelli consentiti e fosse manifestamente infondato, attivando la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen.

Le Conclusioni

L’esito del giudizio è una diretta conseguenza dell’inammissibilità del ricorso. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria ha lo scopo di scoraggiare la proposizione di ricorsi dilatori o palesemente infondati, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

In conclusione, la pronuncia conferma che l’accesso alla Corte di Cassazione dopo un concordato in appello è un percorso stretto, che non consente di riaprire una discussione sul merito della colpevolezza, se non in casi eccezionali e di palese evidenza di una causa di proscioglimento, che in questo caso non è stata ravvisata.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo quanto stabilito nell’ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. dopo un accordo sulla pena in appello?
L’ordinanza implica che tale contestazione è molto difficile. Il ricorso basato su questo motivo è stato dichiarato inammissibile, suggerendo che, una volta accettato un accordo sulla pena, si rinuncia implicitamente a sollevare questioni di merito come l’esistenza di cause di proscioglimento, a meno che non siano di assoluta evidenza.

Può la Corte di Cassazione decidere un ricorso senza tenere un’udienza?
Sì, il provvedimento menziona esplicitamente di aver seguito una ‘procedura de plano’, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen., che consente alla Corte di definire il procedimento senza le formalità di un’udienza quando il ricorso è ritenuto inammissibile o manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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