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Ricorso inammissibile: quando non si può contestare

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato. La decisione si fonda su due principi cardine: non è possibile sollevare in Cassazione questioni non proposte in appello, come la richiesta di un’attenuante; inoltre, la semplice ripetizione di motivi già respinti nel grado precedente rende il ricorso generico e quindi inammissibile. La Suprema Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Requisiti di Specificità

Quando si impugna una sentenza, non basta avere ragione: è fondamentale sapere come far valere le proprie ragioni. Un ricorso inammissibile è l’esito che ogni avvocato teme, poiché impedisce al giudice di esaminare il caso nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sui requisiti di ammissibilità di un ricorso, sottolineando due errori fatali da evitare: l’introduzione di motivi nuovi e la mera ripetizione di argomenti già respinti.

I Fatti del Caso: Dall’Appello alla Cassazione

Il caso riguarda un cittadino condannato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). Dopo la conferma della condanna in appello, l’imputato decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

Il primo motivo lamentava la mancata applicazione di una circostanza attenuante, quella della ‘lieve entità’, anche alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale. Il secondo motivo, invece, criticava la motivazione della sentenza d’appello riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.

Tuttavia, la Suprema Corte ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente, dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

La Decisione della Suprema Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato l’impugnazione senza entrare nel vivo delle questioni sollevate. La decisione si basa su principi procedurali consolidati che fungono da filtro per garantire che solo i ricorsi meritevoli di approfondimento giungano all’esame di legittimità. Il ricorrente è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il ricorso inammissibile è stato confermato

L’ordinanza spiega chiaramente le ragioni dietro la declaratoria di inammissibilità, offrendo spunti di riflessione cruciali per la pratica legale.

Il Principio “No Deducibilità in Appello, No Ricorso in Cassazione”

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha osservato che la questione relativa all’attenuante della lieve entità non era mai stata sollevata nel giudizio di appello. La giurisprudenza è ferma nel ritenere che non si possa presentare in Cassazione un motivo di ricorso che poteva e doveva essere proposto nel grado precedente. Anche il potere del giudice di applicare d’ufficio le attenuanti non può essere invocato per la prima volta in sede di legittimità se l’imputato non ha formulato una richiesta specifica, supportata da elementi di fatto, nelle fasi di merito. In sostanza, ogni fase del processo ha le sue preclusioni: ciò che non viene contestato in appello non può essere recuperato in Cassazione.

La Critica alla Reiterazione dei Motivi

Il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile per una ragione diversa ma altrettanto importante: la sua genericità. La Corte ha rilevato che le argomentazioni presentate non erano altro che una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già esposte e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Un motivo di ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse censure, ma deve contenere una critica argomentata e specifica proprio contro la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte lacune, contraddizioni o illogicità. Un ricorso che si limita a ripetere è considerato ‘apparente’ e non assolve alla sua funzione critica, risultando quindi inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce due lezioni fondamentali. In primo luogo, la strategia difensiva deve essere costruita sin dal primo grado di giudizio, articolando tutte le possibili doglianze nel giudizio d’appello, che rappresenta l’ultima sede per una revisione completa del merito. In secondo luogo, il ricorso per cassazione è un rimedio straordinario che richiede un’elevata specificità: non è una terza istanza di giudizio, ma un controllo sulla legittimità della decisione. La semplice riproposizione di argomenti già vagliati è destinata a fallire, trasformandosi in un ricorso inammissibile con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non discusso in appello?
No, secondo l’ordinanza, una questione che poteva essere proposta in appello non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità. Il mancato sollevamento nel grado precedente preclude la sua discussione in Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘pedissequa reiterazione’?
Significa che il motivo si limita a ripetere esattamente le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio di appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata. Tale motivo è considerato generico e quindi inammissibile.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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