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Ricorso inammissibile: quando non si può contestare

Un soggetto, condannato per reati legati agli stupefacenti, ha impugnato la sentenza d’appello lamentando la mancata concessione delle attenuanti generiche e l’eccessività della pena. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che tali valutazioni rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito e non possono essere riesaminate in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica, cosa non riscontrata nel caso di specie.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione sui Limiti del Giudizio

Quando una sentenza di condanna viene impugnata, si apre un nuovo capitolo processuale. Tuttavia, non tutti i ricorsi arrivano a un esame nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, spiegando i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il caso riguarda un individuo condannato per reati in materia di stupefacenti che si è rivolto alla Suprema Corte per contestare la severità della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

I Fatti del Caso

L’imputato, dopo una condanna in primo grado, vedeva la sua pena rideterminata dalla Corte di Appello di Napoli in tre anni e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di 6.000,00 euro. Insoddisfatto, proponeva ricorso per cassazione attraverso il suo difensore, sollevando un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione. Nello specifico, si lamentava del fatto che i giudici non avessero concesso le circostanze attenuanti generiche e che la pena inflitta fosse eccessiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha troncato sul nascere le doglianze dell’imputato, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito è assicurare la corretta applicazione della legge, non stabilire se una pena sia “giusta” o se le attenuanti andassero concesse. Di conseguenza, l’appellante è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni sul ricorso inammissibile

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, che si articolano su due punti principali.

La Questione delle Attenuanti Generiche

In primo luogo, riguardo al diniego delle attenuanti generiche (previste dall’art. 62-bis c.p.), la Cassazione ha osservato che la motivazione della Corte di Appello era completa, logica e coerente con le risultanze processuali. Il giudice di secondo grado aveva fornito ragioni giuridicamente valide per negare il beneficio. Poiché la valutazione sull’opportunità di concedere tali attenuanti è una prerogativa del giudice di merito, la Cassazione non può intervenire se la decisione è sorretta da un ragionamento esente da vizi logici. In sostanza, non basta essere in disaccordo con la scelta del giudice; è necessario dimostrare che il suo ragionamento è stato errato dal punto di vista logico-giuridico, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

La Determinazione della Pena

In secondo luogo, per quanto riguarda l’entità del trattamento sanzionatorio, la Corte ha ribadito un orientamento consolidato. Un obbligo di motivazione specifica e dettagliata sulla quantificazione della pena sorge solo quando questa si avvicina al massimo edittale o lo supera in modo significativo. Al contrario, quando la pena, come in questo caso, si attesta su valori medi o prossimi al minimo, la scelta del giudice, basata sui criteri dell’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere del reo), è considerata insindacabile in sede di legittimità. La decisione del giudice di merito è frutto di un potere discrezionale che la Cassazione non può invadere.

Conclusioni

Questa ordinanza è un importante promemoria dei limiti del giudizio di cassazione. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è un mero tecnicismo, ma la riaffermazione del ruolo della Suprema Corte come giudice della legge, non dei fatti. Per gli operatori del diritto, insegna che i motivi di ricorso devono essere attentamente calibrati su questioni di pura legittimità (violazioni di legge o vizi logici manifesti della motivazione), evitando di trasformare l’appello in un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito della causa, destinato inevitabilmente al fallimento.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Perché i motivi presentati riguardavano valutazioni di merito, come la concessione delle attenuanti generiche e la quantificazione della pena, che sono di esclusiva competenza dei giudici dei gradi precedenti. Il ricorso non ha evidenziato vizi di legittimità o illogicità nella motivazione della sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito è totalmente assente, palesemente illogica o contraddittoria. Non è sufficiente semplicemente non essere d’accordo con la decisione, ma bisogna dimostrare un vero e proprio errore nel ragionamento giuridico seguito dal giudice.

Quando un giudice deve motivare in modo dettagliato la quantità della pena inflitta?
Secondo la giurisprudenza costante, una motivazione dettagliata è richiesta solo quando la pena si colloca in una misura vicina al massimo previsto dalla legge o comunque superiore alla media. Per pene medie o vicine al minimo edittale, è sufficiente un richiamo generico ai criteri legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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