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Ricorso inammissibile: quando non scatta la prescrizione

Due persone, condannate per una violazione in materia di sicurezza, presentano ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, l’intervenuta prescrizione del reato. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile poiché i motivi di appello riguardavano una valutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, stabilisce che l’inammissibilità del ricorso impedisce la declaratoria della prescrizione, anche se maturata dopo la sentenza impugnata, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile e Prescrizione: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia processuale: un ricorso inammissibile non consente di far valere la prescrizione del reato maturata dopo la sentenza impugnata. Questa decisione offre spunti importanti sulla strategia difensiva e sui limiti dell’appello alla Suprema Corte. Il caso riguarda due persone condannate per la violazione di norme di sicurezza relative alla detenzione di gas, le quali avevano sperato che il tempo necessario per il giudizio in Cassazione potesse portare all’estinzione del reato.

I Fatti del Caso e la Condanna Iniziale

La vicenda ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Viterbo nei confronti di due donne, imputate per la violazione dell’art. 20, comma 1, del d.lgs. 139/2006, una norma legata alla prevenzione incendi. Il reato era stato accertato il 15 gennaio 2019. Le imputate, eredi di un immobile dove erano presenti serbatoi di gas, venivano ritenute responsabili della violazione.

Contro la sentenza di condanna, le due donne hanno proposto ricorso per cassazione, basando la loro difesa su tre motivi principali.

L’Analisi dei Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti distinti:

1. Intervenuta prescrizione: Si sosteneva che il termine massimo di prescrizione per il reato contestato fosse già scaduto.
2. Violazione di legge: Si contestava l’affermazione di responsabilità nel merito.
3. Vizio di motivazione: Si criticava il ragionamento seguito dal giudice di primo grado per giungere alla condanna.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha adottato un approccio rigoroso nell’analizzare la validità di tali doglianze.

La Decisione della Corte: La Prevalenza del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando la strategia difensiva pezzo per pezzo. Per quanto riguarda il secondo e il terzo motivo, i giudici hanno chiarito che essi non erano ammissibili in sede di legittimità. Le ricorrenti, infatti, non lamentavano una violazione di legge, ma chiedevano una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività preclusa alla Cassazione e riservata esclusivamente ai giudici di merito.

La Corte ha sottolineato come la sentenza impugnata fosse basata su una motivazione logica e completa, che aveva già confutato la tesi difensiva secondo cui i serbatoi fossero inutilizzati, evidenziando la presenza, seppur minima, di gas al momento del controllo.

Le Motivazioni

Il punto cruciale della decisione riguarda il rapporto tra l’inammissibilità del ricorso e la prescrizione. La Corte ha prima verificato che, al momento della sentenza del Tribunale (25/05/2022), il reato non era ancora prescritto, poiché il termine sarebbe scaduto solo il 15/01/2023. Successivamente, ha richiamato un consolidato principio enunciato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 32 del 2000): l’inammissibilità del ricorso per cassazione, dovuta a manifesta infondatezza dei motivi, preclude la possibilità di dichiarare eventuali cause di non punibilità sopravvenute, come la prescrizione. In pratica, un ricorso palesemente infondato non instaura un valido rapporto processuale d’impugnazione. Di conseguenza, la Corte non può rilevare l’estinzione del reato maturata nelle more del giudizio di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche significative. Stabilisce che non è possibile presentare un ricorso palesemente infondato al solo scopo di ‘guadagnare tempo’ e far maturare i termini della prescrizione. Se i motivi di appello non rientrano tra quelli consentiti dalla legge per il giudizio di Cassazione, il ricorso viene dichiarato inammissibile e la condanna diventa definitiva. Per le ricorrenti, ciò si è tradotto non solo nella conferma della condanna, ma anche nell’obbligo di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando, tra le altre ragioni, i motivi proposti non riguardano violazioni di legge ma mirano a una nuova valutazione dei fatti già esaminati dal giudice di merito, oppure quando i motivi sono manifestamente infondati.

Se il reato si prescrive dopo la sentenza impugnata, la Cassazione dichiara l’estinzione?
Non sempre. Secondo questa ordinanza, se il ricorso è dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi, questa condizione impedisce alla Corte di dichiarare la prescrizione del reato, anche se i termini sono maturati durante il tempo necessario per la decisione.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Oltre alla conferma della condanna, la declaratoria di inammissibilità comporta, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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